
È stato un lungo weekend di sport (lunedì compreso): volley, motociclismo, Formula 1, pallacanestro, atletica, tennis, calcio. Un’ottima occasione per tornare a parlare di telecronache, consapevole che questa nota apparirà come una mia ossessione.
Diamo per scontati alcuni punti, ormai largamente discussi. Il primo è che la parola continua a essere soverchiante rispetto all’immagine, come se il modello della radiocronaca fosse ancora dominante. Il secondo è la paura del silenzio che attanaglia i telecronisti, motivo per cui devono continuamente parlare, come dovessero farsi coraggio, con una ricchezza di dettagli, di minuzie inutili e una profusione di elementi decorativi che saturano lo spazio e il tempo. Il terzo è la propensione a «gufare», prima che la partita sia finita, con riferimenti alla «nuova» posizione in classifica.
Cosa ci resta da dire? Che finché il telecronista non avrà capito il valore delle immagini, del rumore ambientale, del silenzio (il suo) non ci sarà vera telecronaca? Che il silenzio è una rinuncia che si trasforma in conquista e che gli permetterebbe, tra l’altro, di disfarsi di molti ingombranti luoghi comuni? Già detto, predica inutile.
La tendenza che va diffondendosi in tutti gli sport – questa la novità! – è che ovunque la persona del telecronista si sovrappone all’evento che sta raccontando, vuol farlo suo. Ho sentito i telecronisti del volley parlare di sé, dei propri sentimenti; ho sentito quelli della Formula 1 impazzire per un sorpasso, come fosse un caso eccezionale; ho sentito quelli della pallacanestro raccontare aneddoti personali… Quando viene annunciata una partita, dovrebbe apparire questa scritta: «Juventus-Inter interpretata da Fabio Caressa e Beppe Bergomi o da Alberto Rimedio e Lele Adani». Ripeto: interpretata.
Infatti, l’interpretazione non è nient’altro che l’attribuzione di un significato a qualcosa di complesso, sia esso un testo, un’opera d’arte, un’azione di gioco. In tv, non vedo una partita di calcio, ma un incontro «rappresentato» da un cronista e da un commentatore e non c’è mai nulla di oggettivo e di spassionato in quel che dicono. Tutti a caccia di un David per la miglior interpretazione.
9 settembre 2025
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