
Una macchina del tempo che trasporta i visitatori dalla metà del Settecento fino agli anni Novanta del secolo scorso, attraverso collezioni storiche formate solo da reperti originali (circa seimila quelli esposti). Il Must (Museo di Storiografia naturalistica) dell’Università di Parma con il suo nuovo percorso espositivo, reso possibile grazie alla riqualificazione del Museo di Storia naturale dell’ateneo finanziata dal Pnrr del ministero della Cultura, mette al centro il suo patrimonio e i personaggi che hanno dato vita alle diverse collezioni, ripercorrendo, anche tramite installazioni multimediali, il racconto naturalistico nel corso dei secoli.
Sette le vetrine tematiche che accolgono i visitatori: dalle estinzioni alla biodiversità, dalle spedizioni geografiche all’evoluzione, fino a una sezione di paleontologia, che contiene, tra gli altri, uno scheletro praticamente completo di una balenottera antica di circa otto metri. Il Must ha come faro in questo nuovo percorso la volontà di coinvolgere il pubblico, e questo si realizza in particolar modo al piano superiore dell’edificio. Selezionando reperti dalle antiche collezioni del museo, sono state realizzate delle Wunderkammer, costruite ad hoc, che non seguono una classificazione sistemica ma hanno lo scopo di stupire. Proprio come quelle «stanze delle meraviglie» che i nobili dal Cinquecento in poi realizzavano per contenere al loro interno esemplari esotici e per rappresentare tutto l’universo conosciuto, facendole diventare a loro volta dei piccoli musei, la prima Wunderkammer espone coccodrilli, tartarughe, conchiglie giganti, strane creature, spugne, scheletri e crani, che ricoprono tutto il perimetro della stanza fino al soffitto a botte.
Proseguendo nell’itinerario cominciano le storie dei personaggi raccontati attraverso quadri animati. Si passa dalle maschere dei criminali del medico Lorenzo Tenchini, realizzate seguendo le teorie di Cesare Lombroso, alle ampolle peduncolate in vetro di padre Jean Baptiste Fourcault, avvolte dal mistero per secoli: «A breve uscirà uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Parma che svela il loro segreto — spiega il direttore scientifico del Must, Davide Persico —. Per molto tempo ci si è chiesti come fosse stato possibile inserire animali tassidermizzati all’interno di questi vasi di vetro, visto il collo troppo stretto. La ricerca descriverà nel dettaglio gli accorgimenti, simili al modellismo, e le raffinatissime tecniche di tassidermia che hanno permesso la loro creazione. Una novità che viene anticipata proprio negli stessi giorni dell’inaugurazione del nuovo museo».
Tra gli altri protagonisti del nuovo museo riqualificato anche il salotto di Maria Luigia d’Asburgo, raccontato in un’installazione multimediale, fino agli studioli di Pellegrino Strobel e Angelo Andres e agli spazi dedicati ai lavori di collezione di Emilio Piola, del magistrato Temistocle Ferrante e di Vittorio Bottego: «La parte etnografica delle collezioni africane è stata coinvolta in un’opera di “decolonizzazione dolce” — aggiunge Persico —, i reperti sono stati riclassificati e rivisti in maniera obiettiva secondo l’uso che facevano dei vari oggetti le civiltà del luogo, senza quindi l’interpretazione occidentale o europea. Lo stesso vale per la collezione di Bottego, che rappresenta una fotografia fantastica della biodiversità dell’Eritrea ai tempi precoloniali. Sulla figura di Bottego è stato realizzato anche un documentario, slegato dalla narrazione romanzata del suo personaggio propagandato che racconta le azioni di guerra e le attività di raccolta dei reperti». Un tripudio di farfalle coloratissime saluterà il visitatore nell’altra Wunderkammer, questa volta però futuristica, che vuole idealmente collegare, in un percorso circolare, la storia del passato al futuro. In un cubo ispirato al monolite di Stanley Kubrick nel suo 2001: Odissea nello spazio, una stanza ipermoderna contiene, per la prima volta, l’intera collezione di don Ezio Boarini, con migliaia di esemplari di lepidotteri e coleotteri locali ed esotici. Il nuovo museo vuole essere più aperto alla cittadinanza e ai turisti che arrivano a Parma, aspetto che ha comportato anche un ripensamento degli spazi, aperti anche il sabato, e ora privi di barriere per le persone con disabilità. Gli ipovedenti avranno a disposizione delle mappe tattili e audioguide particolareggiate, oltre a supporti esplicativi digitali che permetteranno la fruizione di video in lingua Lis, la lingua dei segni. Per il rettore dell’Università di Parma, Paolo Martelli, il Must è «uno spazio vivo che si propone come polo culturale a 360 gradi e che mira a diventare punto di riferimento importante per la città e per il territorio, e non solo».
L’inaugurazione prevede un festival di tre giorni: giovedì 30 ottobre, su invito, ci sarà il taglio ufficiale del nastro, preceduto dai saluti istituzionali, da un’introduzione di Persico insieme all’architetta Maria Amarante, che ha curato l’allestimento, e da una lectio magistralis, intitolata Uomini da quando?, del genetista Guido Barbujani dell’Università di Ferrara. Venerdì 31 sarà la giornata educativa e di divulgazione e infine sabato 1° novembre le porte del Must si aprono al pubblico generalista, con ingresso gratuito e visite guidate su prenotazione.
Nel nuovo museo un’attenzione importante è stata riservata anche alla divulgazione dei principi di biodiversità e tutela ambientale: «Potrebbe sembrare assurdo che un museo con materiale tassidermizzato possa concentrarsi anche sulla tutela della biodiversità, visti i molti esemplari che sono stati abbattuti oppure raccolti per essere portati nel museo — precisa Persico —. In realtà, le collezioni sono antiche e hanno una valenza storica importantissima. Ad esempio, quella di Alberto del Prato, che raccoglie i vertebrati del Parmense, è stata realizzata nella metà dell’Ottocento e rappresenta un quadro straordinario che possiamo confrontare con la biodiversità presente ai giorni nostri. Sono confronti fondamentali perché mettono in evidenza le cause delle estinzioni di alcune specie, magari anche per l’azione dell’uomo». Si unisce così il patrimonio di oggi con quello di ieri, un modo per imparare dagli errori e non commetterli più.
1 novembre 2025 (modifica il 1 novembre 2025 | 16:10)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
1 novembre 2025 (modifica il 1 novembre 2025 | 16:10)
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