
WYRYKI (Polonia orientale)
Arrivando di fronte all’abitazione colpita dal drone russo mercoledì mattina, dopo avere viaggiato per 12 ore direttamente dall’Ucraina martoriata da oltre tre anni e mezzo di bombardamenti, la reazione spontanea è di tirare il fiato, quasi un sollievo. «Tutto qui?», ti viene da pensare. «Tanto rumore per una casa contadina scoperchiata, senza morti o feriti?».
Ieri pomeriggio sul tardi i resti del tetto distrutto e le macerie riversate nel cortile erano illuminati dai faretti delle televisioni polacche e internazionali, che cercavano di intervistare i pochi abitanti (68 in tutto) del minuscolo villaggio contadino. I proprietari, una coppia di anziani pensionati, erano all’ospedale per controlli. «Sono provati dall’emozione e dal dolore», diceva un vicino.
Ma poi sono le parole di Majen, 62enne preside della scuola locale a ridare senso e significato alla scena. «Sono terrorizzata. La guerra voluta da Vladimir Putin contro l’Ucraina è arrivata anche da noi. E non si fermerà, anzi è soltanto l’inizio. Qui siamo in Europa: il dittatore russo vuole prendersi tutto. I nostri villaggi nell’est della Polonia torneranno al centro di grandi battaglie, proprio come nel passato. Capisce cosa simboleggia l’attacco contro questa piccola casa di Wyryki? La Russia ha perso ogni inibizione e sta sfidando noi europei», dice quasi piangendo.
Ha il volto segnato da una smorfia di preoccupazione. La incontriamo mentre sta rientrando nella sua abitazione, che si trova a una ventina di metri da quella colpita. Mostra le finestre rotte, i calcinacci a terra. Gli uomini dell’esercito da ieri mattina hanno rimosso gran parte dei detriti, il giardino che porta alla piccola stalla di legno è stato parzialmente ripulito. Altre case attorno sono buie, come se gli abitanti avessero deciso di partire all’improvviso. «Io sono molto grata ai contingenti europei della Nato, che sono intervenuti per cercare di fermare i droni russi a fianco delle nostre unità militari. Trovo che sia importantissimo mostrarci forti e uniti. Perché altrimenti Putin farà cose ancora più gravi. Ma, lo ripeto, mi sembra di essere sull’orlo di un vulcano: il peggio deve ancora venire», aggiunge.
Così Wyryki diventa un luogo simbolo. Non è certo la prima volta, dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, che il territorio polacco viene colpito dai droni o missili russi. Ma i danni alla casa dei due anziani sono stati accompagnati per la prima volta dall’intervento armato degli alleati della Nato: la sfida con Mosca si fa aperta e diretta.
E il salto di qualità nelle dinamiche del conflitto è facile da cogliere nel viaggio in auto da Kiev. Si lascia la capitale ucraina sfiorando i luoghi delle battaglie del marzo aprile 2022. Si vedono le trincee e i cavalli di frisia tra i boschi di Borodjanka, dove i russi cercano di accerchiare la capitale. Poi la strada corre parallela alla Bielorussia, dove più si avvicina al confine sono visibili le postazioni radar e i bunker con le artiglierie. Per contro il passaggio delle frontiera con la Polonia è quasi sguarnito; qui i doganieri ucraini sono soprattutto preoccupati di bloccare gli uomini in età di leva che cercano di scappare all’estero. I soldati però parlano volentieri, non è difficile farsi raccontare la loro guerra seduti nei caffè lungo la strada.
Tutto cambia entrati in Polonia. Le bandiere della Ue segnano il confine e sono visibili all’entrata dei villaggi. Ma i soldati polacchi hanno la consegna del silenzio assoluto, come del anche resto i rappresentanti della Nato. Per raggiungere Wyryki passiamo dal pugno di case di Wola Uhuruska, qui il 149esimo battaglione logistico ha appena impiantato un campo di caravan per i soldati addetti a fare funzionare i radar e i sistemi di intercettazione contro missili e droni. Tutto è pulito, ordinato, disposto come da manuale. Cartelli gialli segnalano l’assoluto divieto di fare foto. «Qui i giornalisti non possono entrare», ci spiega inflessibile una sentinella. Poco lontano si trova il luogo del campo di sterminio nazista di Sobibor: tra il maggio 1942 e ottobre 1943 vi vennero uccisi tra 170.000 e 250.000 ebrei. Le memorie tragiche del passato pesano su questo angolo d’Europa.
11 settembre 2025
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