
Tornata a Cavareno dopo i Mondiali di Tokyo, Nadia Battocletti ha trovato ad attenderla delle «medaglie» speciali: una montagna di lettere, disegni e messaggi arrivati da ogni angolo d’Italia. C’erano quelli dei grandi, scritti con una calligrafia elegante, e quelli dei bambini, con la grafia incerta e i colori che uscivano dai bordi. Parole concrete e eterne. Nadia ha così iniziato a leggerle una per una, ad iniziare da un foglio piegato a metà.
«Un giorno spero di correre come te»
Una bambina, Martina, aveva disegnato lei che correva, con i capelli al vento e un cuore gigante sopra la testa. «Sei la più forte, un giorno spero di correre come te», recitava la didascalia. Nadia ha sorriso, pensando a quante bambine, in quel momento, stavano sognando di diventare come lei, spingendo forte sulle loro piccole gambe. Un’altra lettera, era, invece, da un anziano di un paese vicino della Val di Non. Raccontava di come l’aveva seguita alla televisione, con il fiato sospeso, e di come la sua vittoria gli avesse fatto rivivere l’entusiasmo della gioventù. «Hai dimostrato che anche da una valle piccola si può arrivare in cima al mondo», aveva scritto.
Lettere e regali: tanti segni d’affetto
Ogni messaggio era un pezzo del suo cammino, un frammento di quella comunità che le aveva dato forza, anche a migliaia di chilometri di distanza. Il suo successo non era solo suo, ma di ogni persona che ha creduto in lei. Un’altra bambina le aveva scritto di come qualche anno fa l’avesse vista correre in televisione e che poi una volta incontrata le avesse chiesto una foto insieme e che ora per ringraziarla, le spediva insieme al suo biglietto anche un braccialetto fatto da lei. Il tempo nel frattempo si era fermato nella camera di casa Battocletti, immortalato anche da una immagine postata su Instagram con un cuore e la frase: «Con il cuore pieno», con Nadia ancora lì, circondata da quel tesoro di parole. Non si sentiva più l’atleta tornata dai Mondiali, ma semplicemente, la ragazza di Cavareno, con un cuore che batteva forte, non più per la corsa, ma per la felicità di chi l’aveva sostenuta. La vera gara non era stata a Tokyo, ma nel cuore di tutti quelli che avevano corso con lei.
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26 settembre 2025
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