
«Folle e distruttiva»: Elon Musk di nuovo all’offensiva sul terreno politico della legge di bilancio. Afferma che quella che Donald Trump vuole vedere in vigore entro il 4 luglio è una manovra economica che costerà milioni di posti di lavoro, farà grande danno agli Stati Uniti e si rivelerà un suicidio politico per il partito repubblicano. Qualche settimana fa l’imprenditore, di pessimo umore dopo la sua turbolenta uscita dal governo, aveva attaccato a testa bassa il presidente definendo la legge di bilancio da lui mandata al Congresso e approvata in prima lettura dalla Camera, un «disgustoso abominio» e accusando Trump di essere coinvolto nel caso del pedofilo Jeffrey Epstein, morto suicida in carcere sei anni fa. Dopo la reazione furiosa (e minacciosa) di Trump, però, Musk aveva fatto marcia indietro riconoscendo di aver fatto dichiarazioni eccessive. Di fatto delle scuse alle quali era seguito un lungo silenzio, almeno sulle questioni politiche.
Ma evidentemente, anche lui umorale come Trump, anche lui incontenibile diffusore di raffiche di post spesso notturni, ha cambiato di nuovo rotta: forse è pentito della sua moderazione o considera eccessive solo le accuse di pedofilia. Fatto sta che è ripartito lancia in resta. Apparentemente con due obiettivi, se c’è una logica nelle sue sortite: da un lato mettere in difficoltà Trump e dimostrare di avere una certa presa su alcuni suoi deputati e senatori che spinge alla ribellione. Per ora con pochi risultati, visto il sia pur stentato voto del Senato di sabato sera. Dall’altro ricompattare il fronte degli imprenditori trumpiani della Silicon Valley che ha continuato a collaborare col governo anche dopo l’uscita di scena di Musk, che era stato il loro capocordata: prova a farlo notando che quello di Trump è un bilancio buono per i produttori di combustibili fossili, non certo per le imprese digitali.
E, infatti, nei suoi post Musk mette sotto accusa una legge che, dice, sovvenziona «le industrie del passato, danneggiando quelle del futuro». E cita una nuova sovvenzione a favore dei produttori di carbone per la siderurgia. A differenza di quanto accaduto qualche settimana fa, per ora Trump non ha reagito con durezza: nell’intervista alla Fox ha minimizzato definendo Musk un bravo ragazzo un po’ fissato con l’auto elettrica e deluso per non aver avuto incentivi per Tesla, col quale lui parla poco ma che, da imprenditore, farà grandi cose.
In effetti sulla nuova impennata contro Trump potrebbero aver pesato anche le sue difficoltà imprenditoriali. Più che una tardiva richiesta di sussidi, la sua sortita potrebbe servire anche a distogliere l’attenzione dalle difficoltà della Tesla. Nonché dall’esodo di suoi alti dirigenti: che si tratti di licenziamenti o di top manager che se ne sono andati stufi delle bizze e delle assenze di un capo che, travolto dalle sue ambizioni politiche, ha perso gran parte del suo carisma di genio visionario industriale ed è ormai detestato dagli ambientalisti che compravano le sue vetture.
Dopo Jenna Ferrua, capo delle risorse umane, e Milan Kovac, responsabile dello sviluppo del robot umanoide Optimus, ha fatto rumore l’uscita di Omead Afshar: probabilmente un licenziamento, anche se questo manager, molto vicino al gran capo, era stato definito dal Wall Street Journal «l’uomo delle soluzioni» al quale Musk si rivolgeva nei momenti difficili. Evidentemente per lui, responsabile dei mercati Tesla del Nord America e dell’Europa, i problemi sono diventati troppo grossi per essere risolti. Ancora sei giorni fa Afshar esultava e ringraziava Trump «per averci spronato» dopo l’avvio della sperimentazione dei primi robotaxi di Tesla ad Austin, in Texas. Due giorni dopo era fuori. Oggi, 30 giugno, si chiude un secondo trimestre nel quale un’azienda che sembrava destinata a una crescita continua, forse esponenziale, registrerà un calo delle vendite globali del 10%.
Cinque mesi consecutivi di flessioni e nessuna possibilità di recupero a breve: nessun lancio imminente di nuovi modelli per contrastare quelli, sempre più competitivi, dei cinesi. Mentre i robotaxi — il vero futuro, secondo Musk — sembrano un futuro remoto. E un terreno sul quale Waymo di Google è molto più avanti dell’azienda di Elon.
29 giugno 2025 ( modifica il 29 giugno 2025 | 23:04)
© RIPRODUZIONE RISERVATA