
Quando si verificano eventi climatici estremi, in particolare alluvioni e inondazioni, non ci vanno di mezzo solo le persone e le loro abitazioni ma anche gli animali, soprattutto quelli allevati a scopo alimentare. Che non sempre possono essere messi in salvo per tempo e finiscono quindi col soccombere. I numeri sono impressionanti: prendendo in considerazione 11 dei casi più rilevanti degli ultimi anni, si stima che almeno 15 milioni di capi abbiano perso la vita intrappolati nelle stalle e nei recinti invasi dall’acqua o dal fango o travolti da macerie e detriti per i crolli causati da tifoni e uragani. Con un costo globale di circa 120 miliardi di euro (143 mld di dollari).
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I fenomeni meteorologici estremi sono però una causa del riscaldamento globale e dell’inquinamento atmosferico. E gli allevamenti intensivi sono tra i principali responsabili delle emissioni in atmosfera dei cosiddetti gas serra. Di conseguenza , proprio gli animali si ritrovano ad essere al tempo stesso – e assolutamente loro malgrado – sia vittime sia causa delle calamità .  È quanto viene evidenziato nel report «Climate Doom Loop», che evoca il «circolo vizioso» che imbriglia animali, allevatori e produzione, diffuso oggi dall’associazione ambientalista internazionale Compassion in world farming.
Tra gli undici casi studio presi in considerazione c’è anche quello che ha riguardato l’Emilia Romagna nel maggio 2023 quando forti e insolite precipitazioni hanno riversato a terra l’equivalente di sei mesi di pioggia causando l’esondazione di 23 fiumi. A seguito di quell’evento morirono 17 persone, altre 36 mila furono evacuate. Ci furono 700 strade chiuse e danni complessivi stimati in circa 9 miliardi di euro. Durante le alluvioni sono state sommerse più di 5 mila aziende agricole coinvolgendo circa 250 mila tra bovini, ovini, caprini e suini oltre a 400 allevamenti avicoli e 45 mila alveari.Â
Tra i disastri climatici documentati nel report, spiccano le inondazioni in Brasile dello scorso anno, in cui persero la vita 1,2 milioni di polli, 14 mila bovini da carne e 14 mila suini; il tifone che sempre nel 2024 ha causato in Vietnam la morte di 5,75 milioni di polli, di 44.556 bovini e di un numero imprecisato ma nell’ordine delle migliaia di suini; l’uragano Helene che negli Stati Uniti ha fatto morire 5 milioni di polli; l’ondata di calore nel Regno Unito del 2022 che ha portato a quasi 20 mila polli morti per stress.Â
Secondo la Fao, l’agenzia Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, gli eventi climatici estremi sono quadruplicati in frequenza dagli anni Settanta a oggi. Per questo Ciwf sollecita interventi a livello di governi per ridurre l’impatto dell’allevamento, con sostegni agli agricoltori per una transizione dal modello intensivo a pratiche più rispettose della natura e del clima.Â
«A livello globale i sistemi alimentari sono responsabile di un terzo delle emissioni totali di gas serra – si sottolinea del documento -. Ciwf ha dimostrato che il settore zootecnico, dominato dall’allevamento intensivo, coinvolge 95 miliardi di animali terrestri e produce più emissioni dirette di Ghg di tutti gli aerei, treni e automobili del mondo messi insieme». Se la domanda globale di carne continuerà secondo l’attuale ritmo, viene poi evidenziato, il settore potrebbe contribuire ad aumentare il riscaldamento globale di quasi 1 grado centigrado entro il 2100, rendendo impossibile rispettare gli accordi di Parigi sul clima.Â
Di qui la richiesta di politiche che incentivino davvero una transizione verso modelli di produzione del cibo più basati sulle risorse vegetali, che impattano meno sulle emissioni e risultano più salutari per le persone. Non solo: è noto che gran parte delle coltivazioni servano alla produzione di cibo non destinato direttamente all’alimentazione umana ma a quella degli animali allevati. Secondo il rapporto una riduzione del consumo di carne potrebbe da un lato ridurre le emissioni di gas serra degli allevamenti e dall’altro aumentare il numero di persone che potrebbero essere sfamate grazie all’adozione di pratiche agricole rigenerative.Â
25 giugno 2025
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