
Michele Emiliano, come voterà al referendum sulla riforma Nordio?
«Voterò no per il modo e per il significato punitivo della magistratura che il governo sta attribuendo alla riforma. Una specie di vendetta postuma nei confronti di quei magistrati che più di venti anni fa indagarono in modo molto intenso nei confronti di esponenti politici del centrodestra».
È contrario alla separazione delle carriere?
«La separazione delle carriere esiste già e ha consentito di creare di fatto una specializzazione tra le due funzioni senza però sottrarre il pm alla cultura della verità e della giustizia. Per come viene invece concepita dalla riforma la figura del pm si trasforma in quella di un accusatore di professione che misura il suo successo non dalla capacità di accertare i fatti, acquisendo prove a favore o contro l’imputato, ma dal numero di condanne che riuscirà a ottenere. Una americanizzazione postuma del ruolo. Sottoponendo il giudice alla pressione psicologica di poter essere a sua volta oggetto delle indagini dei procuratori, che quindi prima o poi ne combineranno qualcuna, si aprirà la strada alla sotto posizione al Guardasigilli».
I difetti di questa legge?
«Ridurre la componente togata dei due Csm a un gruppo di magistrati sorteggiati senza rappresentanza e senza meriti distrugge l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario che sarà l’unica categoria professionale a essere considerata per legge incapace di selezionare il proprio organismo professionale. La componente politica invece avrà ancora ampi margini di selezione da parte del parlamento e dei partiti. E questo sbilancia la struttura dell’organo a favore dei politici».
La riforma rappresenta un rischio per la democrazia?
«Il rischio per la democrazia è rappresentato dall’isolamento del pm dal corpo della magistratura. Il suo impoverimento professionale inciderà sulla qualità e sull’equilibrio spingendo i pm verso la figura di super poliziotto che farà corpo unico con la polizia giudiziaria perdendo la separazione funzionale e di mentalità dalla polizia giudiziaria».
L’Anm ha costituito i comitati per il No…
«Sono dell’idea che i magistrati debbano evitare di scendere in campo direttamente come soggetti politici sia pure attraverso la loro associazione per non dare ragione a coloro che li vedono già come un soggetto politico. Il loro isolamento però va supplito dalla politica e dalla società civile che deve far sentire vicinanza e desiderio di far conoscere ai cittadini il reale sentimento e le ragioni dei magistrati».
La campagna referendaria sarà politicizzata?
«La campagna referendaria è una battaglia politica e bisogna affrontare questo rischio che vale per tutti. Anche il governo, esagerando il significato punitivo della riforma, sta chiamando al voto tutti i suoi avversari. Bisogna che il ragionamento sia politico, ma sempre improntato alla tecnica giuridica e al rispetto reciproco per far esprimere liberamente i cittadini senza sovraccaricare ideologicamente il significato del voto referendario. Sono certo che tanti uomini e donne di destra hanno paura di questa riforma esattamente come ne ho paura io. Perché poi al governo in futuro potrebbe esserci qualcuno che non ti piace e lasciargli la possibilità di utilizzare le Procure nella battaglia politica non è auspicabile per nessuno».
Se la riforma viene bocciata dalle urne Meloni si deve dimettere?
«Assolutamente no. Basta con i capi dei governi che fanno loro stessi, dei referendum confermativi delle modifiche costituzionali, dei plebisciti pro o contro la loro attività di governo».
Se invece la riforma passa non ci saranno contraccolpi per la segreteria Schlein?
«Ci mancherebbe. Il Pd farà il suo dovere per difendere la Costituzione e l’autonomia e l’indipendenza della magistratura assieme a tutto il fronte progressista. Questa inutile vendetta verso i magistrati di Mani pulite, ormai andati tutti in pensione, non ha senso e serve solo a spaccare ulteriormente la nostra comunità nazionale».
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4 novembre 2025 ( modifica il 4 novembre 2025 | 21:27)
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