
DALLA NOSTRA INVIATA
Washington – Michael Wolff, autore di bestseller sulla presidenza Trump, conosceva Jeffrey Epstein, registrò le loro conversazioni, e ne scrisse nel libro del 2021 Too Famous. Fu cacciato da X per aver condiviso alcuni di quegli audio prima delle elezioni del 2024. Sua moglie, la giornalista Victoria Wolff, gli ha suggerito quindi di spostarsi su Instagram, dove ha superato i 100mila follower e sta pubblicando ogni giorno video sul caso Epstein girati in angoli diversi della loro casa a Amagansett (New York). Dopo che Trump l’altro ieri ha detto di aver rotto con Epstein perché gli aveva «rubato» giovani ragazze che lavoravano a Mar-a-Lago, Wolff l’ha definito per nulla plausibile e ha rievocato la versione che gli fu raccontata dal finanziere: che Trump gli aveva «rubato» una proprietà in Florida facendo un’offerta superiore e l’aveva a breve rivenduta a più del doppio, cosa che Wolff definisce «campanello d’allarme per riciclaggio di denaro».
Come ha conosciuto Epstein?
«Con un gruppo di gente ricca cercò di acquistare il New York Magazine nel 2004-2005, ero il principale giornalista della rivista, l’ho conosciuto allora. Finì in prigione nel 2007 o 2008 e non l’ho visto per un po’. Poi nel 2014 mi ha contattato chiedendo se volevo scrivere di lui e io dissi “Probabilmente no”. E lui: “Come vuoi, ma sentiti libero di venire a parlarmi. Magari trovi interessanti me e le persone che vengono a casa mia». E le trovai piuttosto avvincenti. Poi nel 2015 Trump è sceso in corsa per la presidenza e ho scoperto che Epstein era stato suo amico per oltre un decennio e sapeva ogni genere di cose su di lui. Poi Steve Bannon è entrato in scena: è diventato amico di Epstein, e all’improvviso questi due uomini che considero il numero uno e due per profondità della loro comprensione di Trump erano insieme e io ero parte delle discussioni».
Ha conosciuto Ghislaine?
«Indipendentemente da Epstein, nei circoli di New York. Ma Ghislaine era fuori dalla cerchia ristretta di Epstein dopo che iniziarono i suoi problemi legali intorno al 2005. Quindi uno dei paradossi del fatto che è in carcere è che da lungo tempo non aveva a che fare con Epstein».
Lei ha detto che i colloqui del viceministro della Giustizia Todd Blanche con Ghislaine sono l’inizio di un insabbiamento. Perché?
«Quando il Wall Street Journal ha pubblicato la lettera per il 50° compleanno di Epstein, alla Casa Bianca hanno pensato che sia arrivata dalla famiglia Maxwell. L’hanno visto come un avvertimento, una minaccia che Ghislaine possa avere informazioni che implicherebbero ulteriormente Trump con Epstein e che, condannata a 20 anni carcere, voglia negoziare per essere indotta a non rilasciare tali informazioni. Mandare Blanche, il numero due alla Giustizia, a parlare con una persona condannata per traffico sessuale è inusuale, straordinario. Presumo che sia andato a vedere se ha qualcosa di davvero compromettente. Se lei sta negoziando avrà messo alcune se non tutte le sue carte sul tavolo, facendo capire che a meno di un accordo le renderà pubbliche».
Potrebbe inventare? È stata accusata di falsa testimonianza in passato.
«Ovviamente, ma non penso siano particolarmente preoccupati da semplici cose che può dire, ma da eventuali prove su cui non possono mentire».
Lei dice che quando Marla Maples rimase incinta, Trump disperato si rivolse a Epstein, ipotizzando persino di buttarla giù dalle scale. Ha raccontato che Melania e Donald ebbero il primo rapporto sessuale sull’aereo di Epstein. Tutte cose che le disse Epstein?
«Sì, esatto».
Lei dice anche che Epstein le mostrò delle polaroid che teneva in cassaforte di Trump con in braccio ragazze in topless «di età incerta». Secondo lei qual è la cosa più compromettente che Trump può temere che venga fuori?
«Non so se c’è qualcosa di specifico, ma Trump ha avuto un rapporto strettissimo con quello che molti considerano il peggiore individuo sulla faccia della terra: sembra un notevole problema politico. Epstein mi ha descritto la relazione con Trump: rapporti con le donne, affari, una fidanzata che condivisero per un anno nel 1992-93. Erano ricchi playboy, “bad boys”, interessati alle donne e ai soldi, ossessionati dalle modelle».
Perché le raccontò queste cose?
«Perché no? Detestava Trump a quel punto. Ma quando uscì il mio libro Assedio nel giugno 2019, nel quale racconto della loro rottura, Epstein mi chiamò da Parigi, per dirmi che forse aveva detto troppo e al suo ritorno poche settimane dopo fu arrestato. Mi ha perseguitato l’idea che, se c’era una ragione per cui l’amministrazione Trump voleva zittire Epstein, possa essere questa. Oppure come dicevano Epstein e i suoi avvocati, il procuratore del distretto Sud di New York voleva solo cercare di ottenere informazioni dannose su Trump e per questo è stato arrestato? Non so la risposta».
30 luglio 2025
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