
Una capatina in Val di Non, il tempo di inaugurare la funivia delle mele e ricordare che il Trentino «non è periferia», poi la sera a Padova per spingere il candidato «del centrodestra» in Veneto, Alberto Stefani. Qui un altro comizio e magari qualche telefonata per gestire la querelle tra Galeazzo Bignami e il Quirinale. Insomma, la giornata di martedì per Giorgia Meloni è stata piena. Al suo fianco, almeno per la tappa in provincia, il fidato ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. In prima fila, uno stuolo di assessori: Achille Spinelli, Giulia Zanotelli, poi Mario Tonina e Simone Marchiori. E, ovviamente, la meloniana Francesca Gerosa. Una presenza discreta la loro, così come discreta è stata l’assenza del padrone di casa, Maurizio Fugatti, impegnato a celebrare a Bruxelles i 30 anni dell’Euregio.
Verso il voto
Senza girarci intorno, siamo in campagna elettorale. Nel fine settimana andranno al voto tre regioni: Veneto, Puglia e Campania. E ogni momento è buono per ottenere visibilità, soprattutto quando si muove Meloni in persona. Si va verso la riconferma del centrodestra in Veneto e del centrosinistra/campo largo nelle altre due regioni. Ma ad attirare l’attenzione — anche in ottica di un Trentino post-Fugatti — restano gli equilibri interni alle coalizioni. Per questo bisogna fare un passo indietro e guardare gli andamenti complessivi, ora che siamo alla fine di un autunno di tante chiamate alle urne. E gli andamenti dicono questo: nel 2020 la Lega nelle Marche stava al 22,4%, FdI al 18,7%. Quest’anno, la Lega è al 7,3% e FdI al 27,4%. Nella Toscana di Roberto Vannacci, la Lega è passata dal 21,7% al 4% e FdI dal 13,5% al 26,7%. In Calabria comunque FdI con l’11,6% sta sopra gli alleati (9,4%) ed è cresciuta più velocemente. Si dirà: al sud il Carroccio per le autonomie del Nord fa fatica. Tuttavia, FdI ha superato la Lega pure nell’«autonomissima» Valle d’Aosta (10% circa contro 8,3%). Insomma, è chiaro che la Lega perde un po’ ovunque.
L’evento per la funivie delle mele
A FdI non rimane che battere cassa: i meloniani non hanno nessun presidente al Nord. E con il terzo mandato cestinato dalla Consulta, Attilio Fontana in Lombardia, Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia e Maurizio Fugatti in Trentino dovranno cedere il passo. Certo, l’obiettivo grosso per FdI sono le prime due regioni, ma la Provincia a qualcuno dovrà pur essere affidata. E potrebbe tornare comoda ai meloniani se la Lega la spuntasse in Friuli Venezia Giulia. Per questo motivo i «maligni» leggono l’evento della funivia delle mele – un’inaugurazione che avrebbe potuto tranquillamente avere il solo Lollobrigida come rappresentante dell’esecutivo – come il primo passo per rafforzare il consenso intorno alla presidente del Consiglio in vista del 2028. E la messa in secondo piano di Fugatti e della Lega si è notata. «Penso che abbiamo davanti a noi ancora tre anni di governo e che dobbiamo continuare a lavorare per il bene dei trentini, è questo che ci chiedono», commenta in proposito il segretario provinciale del Carroccio, Diego Binelli. E spiega: «La presenza di esponenti del governo nazionale nel nostro Trentino, per me è sempre positiva perché dimostra attenzione ai territori e rafforza nel suo complesso il centrodestra autonomista, con buona pace dei “maligni”».
«Se martedì c’è stato un tentativo di mettere in ombra la Lega? No. Credo che la forza sia sempre quella della squadra. Abbiamo sempre condiviso il valore delle coalizioni, quando sono rispettose del ruolo di ciascuno», dichiara invece il coordinatore regionale meloniano, Alessandro Urzì. E chiarisce: «Martedì c’è stata una manifestazione con il presidente del Consiglio. Il ruolo di Fratelli d’Italia è evidente nel governo. Ed è evidente che la proiezione sarà anche locale nelle prossime Provinciali».
Infine oltre a Fugatti martedì si è registrata un’altra assenza illustre. «Pare che il protocollo di questa visita ufficiale delle alte cariche dello Stato, affidato per la parte locale alla regia della Provincia, abbia ignorato proprio quelle istituzioni dell’autonomia speciale — ed in particolar modo il consiglio provinciale — che hanno concorso al sostegno finanziario di una così brillante impresa», ha chiosato Alessio Manica (Pd). In sostanza, «una mancanza di rispetto».
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20 novembre 2025
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