Home / Economia / Mediobanca, la difesa da Monte Paschi: il muro di Nagel e la scelta (inattesa) dei soci storici

Mediobanca, la difesa da Monte Paschi: il muro di Nagel e la scelta (inattesa) dei soci storici

//?#

La banca guidata da Alberto Nagel si è già ripetutamente espressa con toni fortemente negativi nei confronti dell’offerta pubblica lanciata il 24 gennaio scorso da Luigi Lovaglio. Con ogni probabilità lo farà ancora, evidenziando il proprio punto di vista che non individua nel progetto di Mps una ratio industriale, anche e soprattutto alla luce dell’aggiornamento del piano d’impresa di Mediobanca, che una decina di giorni fa, con orizzonte 2028, ha indicato in un aumento del 30 per cento del dividendo ai soci uno dei punti fermi del progetto stand alone.

La soglia minima

Inoltre, le indicazioni emerse da Siena, che ha evidenziato una soglia minima di riuscita dell’operazione al 35 per cento, praticamente raggiunta una settimana prima dell’inizio degli scambi essendo questa la somma delle quote di tre tra i maggiori azionisti di Mediobanca favorevoli all’operazione, alimentano le critiche al piano, soprattutto nella prospettiva di recuperare i consistenti vantaggi fiscali derivanti dall’operazione (le famose Dta) che andrebbero diluite in un arco di tempo più ampio.

Movimenti

A Milano la preoccupazione è palpabile. Soprattutto dopo quanto accaduto nelle ultime due settimane. Il rinvio dell’assemblea inizialmente convocata il 16 giugno ha evidenziato alcune possibili crepe nel muro difensivo eretto da Nagel. Probabilmente la preventiva conta dei voti, considerando anche gli annunciati astenuti, ha evidenziato schieramenti diversi da quelli prospettati nelle settimane precedenti l’assise. E ora bisognerà vedere come reagiranno tutte quelle istituzioni finanziarie che avevano già apportato il loro voto e che si sono trovate davanti a una realtà diversa da quella attesa.

I grandi soci

Come inedita e inattesa è apparsa la reazione di alcuni grandi soci nelle giornate successive. Hanno venduto le loro quote in Mediobanca il gruppo industriale Monge, Finfer, la Vittoria assicurazioni della famiglia Acutis e soprattutto il gruppo Gavio e Banca Mediolanum, quest’ultimo socio ultraventennale di Piazzetta Cuccia, con cui in passato creò anche la joint-venture Banca Esperia. Queste operazioni hanno portato il peso del patto di consultazione tra i soci di Mediobanca a svalutarsi fino al 7,07 per cento del capitale sociale. Quanto abbiano pesato su queste decisioni le valutazioni sull’offerta di Mps e quanto abbia invece inciso la presenza sul fronte opposto del governo italiano che, attraverso il Mef, è il primo azionista del Monte dei Paschi, non è dato sapere. Certo, l’anomalia è evidente. Il governo entra in gioco in una operazione che punta a ridisegnare il mercato finanziario nazionale e questo induce a pensieri paralleli. Alcuni dei gruppi citati infatti, tra cui va aggiunta Edizione della famiglia Benetton, socia di Mediobanca, che probabilmente si sarebbe astenuta all’assemblea del 16 giugno, lavorano con concessioni governative. È questa, secondo una interpretazione vicina a Mediobanca, la spiegazione della corrente di vendite sul titolo di Piazzetta Cuccia. D’altro canto, lo aveva ben sintetizzato Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, alla fine di maggio: i governi vincono sempre. Ed è per questo che dovrebbero stare lontano dai mercati.

Interessi incrociati

La partita è infatti già condizionata da una serie di rilevanti interessi incrociati. Tanto che il futuro di Mediobanca è legato a quel 16 per cento che separa la quota di partenza di alcuni soci – presenti anche nel capitale del Monte – e il 51 per cento del capitale che consentirebbe a Luigi Lovaglio di archiviare una vittoria incontestabile, anche se il traguardo pieno si raggiungerebbe solo al 66,7 per cento del capitale.
Da lunedì prossimo, 14 luglio, la battaglia entrerà nel vivo: 8 settimane fino all’8 settembre, comprendendo anche l’agosto italiano. Di certo, un banchiere esperto come Alberto Nagel, che guida Piazzetta Cuccia da quasi una ventina d’anni, cercherà ogni possibile difesa per la «sua» Mediobanca. I colpi di scena non mancheranno. Alcuni potrebbero arrivare anche dal fronte giudiziario. A Milano puntano il dito sulla vendita dell’ultima quota di azioni Mps da parte dello Stato italiano. Avvenne a novembre e premiò solo alcuni tra i possibili acquirenti. Una vendita propedeutica, secondo alcuni, su cui indaga la Procura. Ma quali saranno i possibili effetti ai fini dell’ops che sta per aprirsi viene difficile da immaginare. Anche perché l’operazione Mps-Mediobanca venne presentata già nel 2022 da Lovaglio al ministero dell’Economia.

Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.


Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.

12 luglio 2025

12 luglio 2025

Fonte Originale