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Mediobanca, il divorzio di Doris dopo 25 anni: salotto buono della finanza, chi ci è rimasto?

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È stata una corsa al titolo Mediobanca, con una domanda cinque volte superiore all’offerta di azioni – pari al 3,5% del capitale di Piazzetta Cuccia – messe sul mercato da Banca Mediolanum e da Mediolanum Vita. In poche ore i 29,1 milioni di titoli venduti dal gruppo della famiglia Doris sono stati sottoscritti in larga parte da fondi hedge che hanno approfittato dello sconto, pari al 4,5% rispetto alle quotazioni di lunedì sera, per riequilibare i valori di carico del titolo Mediobanca. È questa la prima lettura sul mercato dopo il  collocamento accelerato rivolto a istituzionali e affidato a Morgan Stanley, a un prezzo di 18,85 euro per azione. Il gruppo Mediolanum ha incassato 548,4 milioni. L’operazione è quindi stata un’opportunità tra gli istituzionali in un momento in cui i venditori sono pochi perché gli azionisti si preparano a schierarsi pro o contro l’Ops lanciata su Mediobanca da Mps. Intanto, all’indomani del collocamento il titolo Mediobanca scende sopra il 2%, in linea con lo sconto a cui avvengono sempre gli “accelerated bookbuilding”.

Chi è uscito e chi resta

La quota del 3,5% era vincolata all’accordo di consultazione di Mediobanca che fin qui ha aggregato l’11,8%, un perimetro che include anche il gruppo Gavio che ha alleggerito le posizioni. In questi ultimi mesi l’accordo ha registrato altre due cessioni di azioni di Mediobanca – anche se con pesi molto più leggeri – vale a dire quelle dei Pittini e degli Acutis (attraverso Vittoria Assicurazioni). Ora il peso di quel patto sembra alleggerirsi e collocarsi attorno al 9%. Sembrano rimanere fedeli all’istituto milanese tutti gli altri azionisti del patto. Nomi come Monge, Aspesi, il gruppo metallurgico Ferrero, il gruppo Lucchini, la Valsabbina investimenti, tutti imprenditori che lavorano fianco a fianco della banca e l’hanno sempre supportata.

Il ruolo dei grandi fondi

I grandi fondi istituzionali storicamente vicini a Piazzetta Cuccia dovrebbero confermare di essere allineati con il ceo: da Blackrock a Vanguard. È una compagine che valeva attorno al 40% del capitale Mediobanca, retail incluso. Il turbine di vendite e acquisti che ha caratterizzato questi mesi potrebbe aver rivisto questi pesi. Protagonisti di molti acquisti sono stati infatti investitori come le casse di previdenza che assieme totalizzerebbero attorno al 5%. Secondo le valutazioni degli analisti, l’arrivo di altri istituzionali nella compagine di Mediobanca potrebbe giocare a favore di Mediobanca nel cui capitale i grandi fondi hanno sempre svolto il ruolo di sostegno del management e dei suoi piani. Qui a muoversi sono stati soprattutto i fondi speculativi che fanno arbitraggio tra i titoli.

La plusvalenza

Mediolanum aveva acquistato un iniziale 2% nel 2000. poi arrotondato al 3,5%, cui si è aggiunto anche lo 0,91% attraverso la holding familiare Finprogr, che potrà essere ceduto con altre modalità.
Il disimpegno era nell’aria — il titolo Mediobanca segna + 40,2% da gennaio — ed è arrivato a ridosso dell’avvio dell’Ops del Monte. Rispetto a 25 anni fa il gruppo che fa capo alla famiglia Doris (Fininvest è al 30%) è cresciuto molto e la quota in Mediobanca è stata classificata dal 2020 come non strategica. La cessione potrebbe dipendere anche dal fatto che, vendendo tutti i 29,1 milioni di azioni, Mediolanum ha evitato una scelta di campo in un momento in cui il confronto tra Mediobanca e Mps si scalda. Sandro Panizza, indicato due anni fa dalla lista Delfin, non è più presidente del comitato Parti correlate di Mediobanca. Al suo posto, il cda ha deliberato di integrare la posizione con Vittorio Pignatti Morano, nominato presidente.

Il disimpegno

Il disimpegno dei Doris  era nell’aria — il titolo Mediobanca segna + 40,2% da gennaio — ed è arrivato a ridosso dell’avvio dell’Ops del Monte. Rispetto a 25 anni fa il gruppo che fa capo alla famiglia Doris (Fininvest è al 30%) è cresciuto molto e la quota in Mediobanca è stata classificata dal 2020 come non strategica. La cessione potrebbe dipendere anche dal fatto che, vendendo tutti i 29,1 milioni di azioni, Mediolanum evita una scelta di campo in un momento in cui il confronto tra Mediobanca e Mps si scalda.Sicuramente la plusvalenza per i Doris è elevata, visto che il gruppo aveva iniziato a investire quando Mediobanca in Borsa valeva la metà del valore che oggi esprime in Borsa (16 miliardi).

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1 luglio 2025

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