
Si sorride della modernità con Max Pisu in scena, venerdì (7 novembre 2025) alle 21, al Teatro Verdi di Bonate Sopra con «Guarda che stelle». Il nuovo spettacolo dell’artista di Legnano inaugura la stagione teatrale promossa dall’amministrazione comunale e gestita dal Teatro de Gli incamminati con la direzione artistica di deSidera Teatro e Utim. Nel suo one man show Pisu racconta, in chiave comica, lo smarrimento di fronte alle tecnologie che cambiano la nostra vita e ci mettono a dura prova.
Pisu, perché il titolo «Guarda che stelle»?
«Quando ero un ragazzino facevo parte di un gruppo simile ai boyscout. Come loro ci orientavamo guardando la stella polare. Oggi siamo accecati dalle luci del telefonino, che è la bussola che ci orienta nel trovare il lavoro, l’amore, nell’organizzare un viaggio. Non volgiamo più lo sguardo in alto. Proviamo un po’ di rimpianto per il passato, ma dobbiamo anche accettare la modernità. E, se ci perdessimo, sapremmo sempre come guardare le stelle».
Lei usa l’intelligenza artificiale?
«No, io no. Non sono neppure da social e mi perdo nelle chat di famiglia. I miei figli mi prendono in giro perché mi sorprendo quando danno del tu ad Alexa chiedendo di accendere la luce. Cos’è tutta questa confidenza?».
Nel 1991 crea il personaggio di Tarcisio, l’ingenuo ragazzo dell’oratorio che, sette anni dopo, a «Zelig», le farà conquistare la popolarità.
«Tarcisio è rimasto al Motorola con l’apertura a conchiglia».
Che lavori faceva durante la gavetta?
«Dal 1991 al 1998 ho fatto il rappresentante e il magazziniere: di giorno lavoravo, la sera mi esibivo nei cabaret. Quando è nato il mio primo figlio, nel ’98, ho lasciato il lavoro, sicuro, da magazziniere, altrimenti non avrei mai avuto tempo per lui. Me lo sono potuto permettere anche perché il cachet era buono».
Lei ha dichiarato che doveva fare un film con Tarcisio prodotto dalla Rodeo Drive, ma il suo agente volle passare la produzione a Medusa.
«Il progetto con Medusa andò in fumo perché cambiarono i dirigenti e decisero di fermare i film comici. E io mi misi contro la società che mi aveva scoperto e che poi avrebbe lavorato con Ale e Franz o Ficarra e Picone. Ho perso un treno importante e ci sono rimasto male. Sono inciampi che capitano durante il percorso».
Cosa pensa dei comici di oggi che nascono su TikTok?
«La gavetta loro non l’hanno fatta. Sui social manca il confronto con il pubblico che ti fa capire se una battuta funziona o no e che è molto più importante dei like. Forse anche per questo, a riempire le piazze, chiamano noi comici della vecchia guardia che ci siamo allenati nei cabaret. Ma, qualcuno bravo tra questi giovani sicuramente ci sarà».
Suo figlio Matteo è diplomato all’Accademia dei Filodrammatici di Milano.
«Non l’ho mai spinto in questa scelta che mi ha sia preoccupato sia fatto felice. So come funziona questo mondo e le difficoltà per chi non ha avuto la fortuna di avere passaggi tv importanti. Ma lui ha voglia, talento e ha studiato. Sa che non si diventa famosi senza saper far niente. Così ci si scioglie come cubetti di ghiaccio al sole».
Il debutto insieme?
«Avverrà il 14 novembre al Cinema Teatro di Garbagnate Milanese in “Sinceramente bugiardi”, commedia di Marco Rampoldi con Roberta Petrozzi e Valeria Lo Verso; poi, a gennaio, saremo in cartellone al Teatro Leonardo di Milano. Io interpreto l’amante, attempato, della sua fidanzata».
Un altro debutto (sul campo) è stato con Alex Del Piero.
«Il nostro rapporto era nato nel 2000 durante “Guida al campionato”. Da juventino, lo seguivo in ritiro. Qualche anno dopo mi volle nella squadra di Amici di Del Piero per una partita del cuore contro la nazionale cantanti».
Come andò?
«Finì con un pareggio, però ho segnato. Ed è quello che mi ha fatto contento».
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4 novembre 2025
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