
Roma –
Difficile immaginare il futuro di Kiev, Odessa o Mariupol mentre, giorno e notte, i missili russi buttano giù palazzi e spezzano vite. Eppure bisogna farlo, per dare a Mosca un’immagine di compattezza dell’Europa e agli ucraini una speranza. Ne sono convinti Giorgia Meloni, Antonio Tajani e l’intero governo, che molto hanno investito sulla
Ukraine recovery conference 2025
, la conferenza sulla ricostruzione che si chiuderà oggi a Roma. E ne è convinto Sergio Mattarella. «Oggi è cruciale che Kiev avverta che non è sola», è per il capo dello Stato il messaggio più importante di una conferenza alla quale crede «convintamente».
Il coraggio di un popolo
Accolto da Meloni e Tajani, il presidente della Repubblica rende onore «al coraggio e alla determinazione» di un popolo che da tre anni resiste «a una guerra di aggressione ingiustificabile», avverte che «cinismo e indifferenza» non possono guidare le relazioni tra gli Stati e condanna «la volontà di sopraffazione da parte di potenze più armate, per imporre il proprio dominio agli altri popoli». Come già nel discorso di Marsiglia, che a febbraio aveva fatto esplodere l’ira di Mosca, Mattarella è durissimo. Sanziona Putin per le «politiche antagonistiche e di aggressione, che esprimono la parte sbagliata della storia», sprona a non arrendersi alla ferocia, a una «deriva» che alimenta la «frenesia di smantellare ogni limite» posto dopo la Seconda guerra mondiale. E ammonisce: una pace «ingiusta e apparente», che fosse il frutto amaro di una «resa alla sopraffazione del più forte», avrebbe vita breve.
L’abbraccio Meloni-Zelensky
Alla Nuvola dell’Eur la premier abbraccia Volodymyr Zelensky e la moglie Olena e rivendica la continuità del sostegno dell’Occidente, che per lei ha aperto «un percorso negoziale verso la pace». Kiev è pronta al cessate il fuoco, mentre «nessuna disponibilità è arrivata da parte russa» e altro non si può fare che «rafforzare la pressione» a colpi di sanzioni. La leader di FdI ringrazia Trump per «gli sforzi» e si dice certa che Putin stia aumentando il fuoco perché non vuole la pace. È soddisfatta per «l’incredibile partecipazione», prova che «c’è interesse concreto a scommettere su un futuro di prosperità dell’Ucraina».
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Miracolo economico
Miliardi e armi sono i temi al centro dei lavori, con Zelensky che chiede più soldi «per produrre droni». Per Meloni, che alla fine di un cammino «pieno di insidie» vede all’orizzonte un «miracolo economico», le industrie della difesa italiane e ucraine devono continuare a cooperare. E quando la guerra sarà finita, azzarda la premier, «guarderemo all’Ucraina con l’ammirazione e il rispetto» che desta la statua del puglie a riposo, di cui il ministro Giuli ha donato una riproduzione ai leader. Zelensky è felice per i 200 accordi da 10 miliardi pronti per la firma, conta sull’Italia per «una ripresa su larga scala» e gronda gratitudine: «Meloni è un primo ministro davvero forte».
Chi c’è
Quindici i capi di Stato e di governo, cento le delegazioni arrivate dall’estero. Il cancelliere Friedrich Merz annuncia che la Germania acquisterà dagli Usa sistemi di difesa aerea Patriot per l’Ucraina. Il polacco Donald Tusk non vede «ripresa senza vittoria». Il presidente del Consiglio Ue Antonio Costa ricorda che la Russia «dovrà pagare per la ricostruzione». Ci sono il premier spagnolo Sánchez, il greco Mitsotakis, il maltese Abela, l’albanese Rama, il finlandese Petteri Orpo e il presidente ceco Pavel. Ursula von der Leyen annuncia «il Fondo Ue di partecipazione azionaria per la ricostruzione, il più grande a livello mondiale». Meloni chiede coraggio alle imprese, da Leonardo a Fincantieri, Ferrovie, Eni, Enel e Snam: «Non abbiate paura. La ricostruzione non è un azzardo, ma un investimento in una nazione che ha dimostrato più resilienza di ogni altra». L’Unione, che ha già speso 165 miliardi in tre anni, ne ha sbloccati altri 10 in investimenti e sosterrà Kiev «fino al 2028 e oltre». Bruxelles accelera anche sull’adesione all’Europa, per la quale molto si è speso Mattarella: «L’Ucraina può contare su un sostegno corale alla sua scelta europea». Zelensky evoca un nuovo Piano Marshall: «La ricostruzione è aperta solo agli amici». E anche per Giorgetti chi ha fatto affari con la Russia non avrà, della grande torta infornata alla Nuvola, nemmeno una briciola.
10 luglio 2025 ( modifica il 11 luglio 2025 | 00:41)
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