
Dopo le vicende sportive ed extra sportive che lo hanno visto protagonista, con la retrocessione del suo Brescia in Serie C dopo la penalizzazione per aver usato crediti fiscali inesistenti (acquisiti dal Gruppo Alfieri, il diretto interessato sostiene di essere stato truffato) e la mancata iscrizione del coub al campionato, Massimo Cellino torna a parlare. All’Unione Sarda si è confessato sui suoi anni al Cagliari, di cui è stato presidente per 22 anni, ma soprattutto ha raccontato le ultime vicissitudini.
«Il calcio? Figc ha devastato il sistema, distrugge chi la ostacola»
«Il calcio le manca dopo i fatti di Brescia?», gli chiedono, e lui risponde: «Mi manca il Cagliari perché ha rappresentato la giovinezza, gli anni più belli e duri della mia vita ma solo bei ricordi. Ora non c’è più il calcio che conosciamo, per il quale siamo andati a vedere le nostre squadre agli stadi. Il sistema è scoppiato e chi gestisce la Federazione ha devastato il calcio. E chi li ostacola viene sopraffatto e distrutto. A me piace giocare nei tavoli dove non si bara».
«A Brescia c’è il maligno perché bestemmiano»
Poi, uno dei suoi primi affondi: «Ho costruito una cappella nel centro sportivo del Brescia – ha detto – ma diciamo che l’ho pagata cara. Mi hanno spiegato che il maligno si accanisce con chi fa qualcosa di importante per la Chiesa. Io l’ho costruita perché avevo fatto un voto all’Immacolata, in caso di promozione in Serie A. E se vado a Brescia, la prima cosa che faccio è andare a pregare in quella cappella. Anche se il maligno si è accanito in una città dove la bestemmia è troppo diffusa, una cosa che non ho mai tollerato».
Il tentato rapimento a 22 anni: «Mio padre mi mandò in Australia»
Quindi, un flashback sul suo passato. «A 22 anni mi sono trasferito in Australia perché tentarono di sequestrarmi in viale La Plaia, il 23 febbraio 1978, mentre rientravo a casa dall’ufficio. C’erano tre persone armate, con i mitra spianati. Scappai, spararono sulla macchina: mio padre mi mandò in Australia trasferendo tutta la famiglia fuori dalla Sardegna, dove rimase solamente lui con mia mamma e Alberto, il mio fratello più giovane. Vivevano con i carabinieri in casa.
«Allegri ha una marcia in più, ma non ha mai imparato l’inglese»
E il Cagliari? «Lo comprai ma non sapevo nulla di calcio, lo vendetti a Tommaso Giulini perché è stato l’unico concreto, anche se proponeva un prezzo molto più basso di altri. Mi ha conquistato – racconta – con una bottiglia di whisky a Leeds, un Blue Label. Allegri? (fu lui a lanciarlo in Serie A alla guida del Cagliari, ndr): Ancora uno dei migliori al mondo, ma il suo limite è che è molto provinciale e non ha mai voluto imparare l’inglese e non si è mai voluto confrontare: ha una marcia in più, però ha scelto sempre la strada più facile».
Il Brescia: «Mai amore, trovai 12 milioni di debiti: posto malvagio»
Il Brescia? «Non era amore, prenderlo è stato il mio errore più grande. Io l’ho preso nel 2017 perché sono stato allettato all’inizio. Ero convinto – spiega – ci fosse una società molto più organizzata: arrivato dall’Inghilterra, pensavo che in Italia avrei speso un giorno al mese rispetto al Leeds. Invece mi sono reso conto che c’erano molti più debiti di quelli che mi avevano dichiarato: c’erano 12 milioni di debiti Iva e me li hanno chiesti il giorno dopo che sono arrivato. Sono riuscito a salire in Serie A, poi è arrivato il Covid: c’è stata tanta cattiveria, tanta malvagità, non riesco a capirlo. Il posto è malvagio. Se una società in 115 anni ne fatti dieci di Serie A (in realtà sono 33, ndr),. non è colpa di Cellino. C’è il maligno là dentro e il compleanno del Brescia è il 17 luglio: se l’avessi saputo, non l’avrei mai comprato (la nuova società, l’Union Brescia, che ora gioca in Serie C con Giuseppe Pasini presidente, ha invece scelto proprio questa data per presentarsi alla città, ndr).
«Retrocesso io perché la Sampdoria ha 200 milioni di debiti»
Poi, un’ultima parentesi sulla stretta attualità: «Io vittima per quello che è successo? Non mi sento tale, io sono vittima di una serie di circostanze negative con una Sampdoria che non deve retrocedere perché ha 200 milioni di debiti e garanzie con delle banche e con la Federazione che l’ha iscritta impropriamente l’anno precedente. La mia è disgrazia, è stata la coda del diavolo. Un commercialista bresciano mi aveva venduto i titoli con la quietanza dell’Ufficio delle Entrate, con la supervisione federale della Covisoc: un giorno prima dell’iscrizione (erano due settimane, in realtà, ndr) mi dicono che è tutto falso e che devo tirare fuori 8 milioni in 24 ore per iscrivermi in Serie C. Non ce li avevo: se l’avessi saputo li avrei procurati, ma è quello che volevano loro. E se avessi avuto tre punti in più non sarei comunque retrocesso anche con la penalizzazione».
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11 settembre 2025 ( modifica il 11 settembre 2025 | 10:02)
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