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Mark Carney, chi è l’«uomo in grigio» che ha vinto le elezioni in Canada (e ora darà battaglia a Trump)

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Mark Carney, il neofita della politica canadese, eletto per la prima volta alla Camera dei Comuni e confermato primo ministro dopo poco più di un mese di campagna forsennata, deve tutto il suo successo a Donald Trump e all’hockey. Il presidente americano, con i suoi attacchi continui, gli ha messo su un piatto d’argento le frasi giuste per galvanizzare gli elettori – «Non saremo mai il 51° stato degli Usa», la più citata nei suoi comizi – mentre lo sport più amato dai canadesi gli ha fornito lo slogan ad effetto per conquistare definitivamente i loro cuori: “Elbows up”, gomiti alzati, termine che nell’hockey descrive un modo efficace per proteggersi da un avversario. 

Carney è la quintessenza dell’uomo in grigio, lontano anni luce dal glamour che fece trionfare Trudeau nel 2015. Eppure l’economista serio e noioso è riuscito a convincere i canadesi che solo lui ( forse) potrà domare il capriccioso Trump. Presenza costante in campagna elettorale, la moglie Diana Fox Carney, sposata nel 1965. Anche lei economista, è riuscita a dare un po’ di colore ai suoi comizi, presentandolo come «un uomo calmo, serio, ma pronto a raccogliere ogni sfida». 

Carney non si era mai prima d’ora candidato per una carica elettiva ma non si può certo dire un debuttante del mondo politico. I liberali lo corteggiano da oltre un decennio. È stato uno dei più ascoltati consiglieri dell’ex premier Justin Trudeau nella fase post-Covid. E nessuno infine si è stupito quando l’ex capo della Banca centrale si è fatto avanti dopo le dimissioni di Trudeau dello scorso gennaio e poi, alle plenarie di marzo, ha sbaragliato gli altri candidati, ex ministri e politici di lungo corso. 

Nato a Fort Smith, nei Territori del Nord-Ovest, Carley è cresciuto a Edmonton, in Alberta. I suoi genitori erano entrambi insegnanti. Da bambino, ha giocato a hockey come portiere per la squadra di Laurier Heights. 

Il suo curriculum scolastico è di tutto rispetto: laurea in economia all’Università di Harvard, master e un dottorato all’Università di Oxford. Poi il salto nel mondo del lavoro: per 13 anni a Goldman Sachs, tra Londra, Tokyo, New York e Toronto, fino alla nomina a governatore della Banca centrale canadese, nel 2008, proprio l’anno in cui scoppia la Grande Recessione mondiale. Il Canada, anche grazie alla sua guida, è uno dei Paesi che ne esce meglio.

Nel 2013 viene scelto come governatore della Banca d’Inghilterra, primo straniero nella storia dell’istituzione, e affronta la Brexit. Lascia l’incarico nel 2020. L’anno prima era stato scelto dalle Nazioni Unite come Inviato speciale per l’azione per il clima. Quindi è tornato al privato, ai vertici di alcune grandi corporation e della società di investimento Brookfield Asset Management, colosso con importanti investimenti in Cina.

29 aprile 2025

29 aprile 2025

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