
Guerre vere, guerre commerciali, guerre politiche. Se l’intrattenimento nella tv estiva langue, l’informazione non lascia tregua. «La tragedia di Gaza, la violenza della guerra in Ucraina e i dazi di Trump rendono complicato stabilire una gerarchia di notizie perché sono tutte di primo livello», spiega Marianna Aprile che tutte le sere dopo il tg conduce su La7 In Onda con Luca Telese (martedì e giovedì le puntate si allungano in prima serata). «Il nostro è un talk non urlato, non troppo polarizzato, semmai molto discorsivo, gli ospiti spesso fanno interventi lunghi rispetto a quelli abituali nei talk, perché il nostro è un confronto che prova a mettere insieme tutti i tasselli di un ragionamento in modo che lo spettatore possa farsi un’opinione chiara». «Non mi piace la televisione puramente confermativa — aggiunge Telese —. Il sale di un talk è avere opinioni diverse da valutare: da noi non ci sono risse ma piuttosto dialoghi duri. Credo esistano molte posizioni diverse oltre allo stereotipo bipolare destra-sinistra. Io penso che il nostro primo compito sia documentare tutte queste sfaccettature che abitano anche all’interno di uno stesso schieramento. Mi rifiuto di accettare una versione semplificata della realtà».
Se La7 è stata terza rete in prime time nella scorsa stagione, In Onda conferma il trend nella fascia di access prime time con una media del 6,8% di share, superiore di quasi due punti al competitor di Rete4 (4 di sera).
Molti rappresentanti del governo o comunque di centrodestra però non sono così disponibili al contraddittorio. «Purtroppo è una decisione che subiamo — riflette Aprile —. Berlusconi che va da Santoro oggi è un’utopia. C’è la tendenza a frequentare contesti amichevoli in cui sai che non avrai mai davvero una domanda critica». Telese conferma: «Il punto è che la destra in questo momento sta puntando tutto su una comunicazione identitaria: vuole confrontarsi con qualcuno che gli dica quanto è bravo. La7 invece è una rete che non nasconde obiezioni, domande e contro-domande».
Diversi ma complementari, la chimica televisiva tra i due funziona: «Marianna è una persona che segue la religione del lavoro fino al martirio, una che spacca il capello in quattro, ma quando voglio farla arrabbiare le dico che è una radical chic! Siamo due postmoderni ma siamo anche all’opposto: io sono un romantico e Marianna è una calvinista». Lei quali corde tocca per «colpirlo»? «Luca è un piagnone. Se uno lo segue sui social pensa a un panzer, a uno schiacciasassi perché ha sempre un tono molto assertivo, di sfida. In realtà in un amen si liquefa: è un geyser, ogni sua esplosione dura tre secondi. E poi devo tenerlo a bada, fosse per lui le puntate non finirebbero mai: se non lo stoppassi, arriveremmo alla mattina del giorno dopo fino a Omnibus con gli ospiti prigionieri». Chiude Telese: «La verità è che Marianna è una sorta di amazzone, io ormai mi dichiaro una vittima del matriarcato, mi sento veramente espressione di una civiltà al tramonto, il patriarcato sconfitto. Quando mi dice di non alzare la voce, abbassa tantissimo il suo tono, così il mio sembra ancora più marcato. Un atteggiamento che Woody Allen ha riassunto in una battuta fulminante: non sopporto la gente che mi tratta dal basso in alto».
7 agosto 2025
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