
Marco Tullio Giordana ha diretto Adriana Asti, morta a Roma a 94 anni, in ben quattro film. Il primo, nel 1995, fu Pasolini, un delitto italiano.
Cosa ricorda?
«Ci tenevo molto ad averla. Era amica di Pasolini, l’interprete di Accattone! Confesso di averne subito il fascino al punto di rinunciare praticamente a dirigerla. Mi bastava averla davanti alla macchina da presa. Non abbiamo mai fatto una prova, se non per sincronizzarsi con gli altri attori. Tanto sapeva benissimo cosa fare».
Entrambi milanesi.
«Le comuni radici e la civetteria di parlare ogni tanto in dialetto ci hanno legato in maniera indistruttibile».
In La meglio gioventù, è la capostipite della famiglia Carati.
«Una madre magnifica, sul set i giovani attori la guardavano come a un oracolo».
Adriana Asti diceva che l’età è solo un’idea e il tempo non esiste.
«Ma esistono tante cose vissute, concludeva. Quando le chiesero qual era il suo desiderio più grande, rispose: andarmene senza dar dolore a nessuno. Invece la sua uscita di scena spezza il cuore a un’infinità di persone, prima di tutto agli spettatori che l’hanno ammirata nella sua lunghissima carriera».
Dei vostri film…
«La cosa che più ci siamo divertiti a fare insieme fu, a teatro, la Preghiera di Carlo Porta per il Festival di Spoleto del 2019, dove interpretò un’esilarante marchesa donna Fabia Fabron de Fabian che prega il buon Dio trattandolo da maggiordomo».
Se ne andò prima suo marito Giorgio Ferrara, che aveva meno anni di lei.
«Chiunque le abbia voluto bene non può provare dolore per il suo strappo e al tempo stesso sollievo, pensando a quando detestava essere sopravvissuta al suo Giorgio, mancato due anni fa, un sodalizio artistico e amoroso cominciato durante la tournée americana dell’Orlando Furioso con Luca Ronconi, nel 1970».
Adriana e il cinema.
«Fingendo di non saper recitare ha lavorato con i grandi del ‘900. Credo che non abbia mai rifiutato un copione, non per bulimia ma per curiosità verso le persone e le situazioni a rischio. Se c’era una persona senza snobismi, era lei».
Come la sua amica Franca Valeri, aveva un’intelligenza plasmata dalle letture, dagli incontri e dall’istinto.
«Aborriva la prevedibilità e la noia, contro la quale aveva un rimedio infallibile. Quando le capitava di stufarsi in qualche occasione formale con gente pedante e barbosa, Adriana perdeva i sensi e si faceva portare via. Non è un modo di dire, era vero, gliel’ho visto fare. Un po’ mi consola il pensiero che anche stavolta dev’essere svenuta perché si stava annoiando a morte».
31 luglio 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
31 luglio 2025
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