
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, avrà diverse occasioni di confronto con i maggiori banchieri italiani questi giorni a Washington, dove i vertici della finanza mondiale si ritrovano per i lavori del Fondo Monetario Internazionale. Il contributo delle banche non è ancora definito, ma entro domani, quando il ministro tornerà a Roma per le ultime riunioni di maggioranza e di governo sulla legge di Bilancio, attesa in Parlamento e a Bruxelles entro il 20 ottobre, bisognerà trovare una soluzione possibilmente concordata con gli istituti di credito, che continuano a soffrire in Borsa. E sciogliere gli ultimi nodi della manovra, dalla rottamazione delle cartelle, all’età pensionabile, alla difesa dei salari.
Nel frattempo, ieri, dopo le voci circolate nei giorni scorsi e la conferma del Ministero dell’Economia nella nota seguita al consiglio dei ministri, sono stati avviati i contatti con le imprese assicurative, chiamate anche loro a dare una mano ai conti pubblici.
Le banche hanno già chiarito al governo che sono disposte a concedere al bilancio dello Stato solo dei nuovi anticipi di cassa, per esempio con il differimento dei crediti fiscali, come avvenuto nel ’24, senza intaccare il conto economico. Qualche margine, fino a un miliardo l’anno, teoricamente ci sarebbe. Il problema è che, a quanto pare, al governo servirebbero più risorse.
Tra le ipotesi circolate c’è anche quella di svincolare con una tassazione più favorevole, il 26% invece del previsto 40%, i 6,2 miliardi accantonati dalle banche a riserva nel 2024, quando il tentativo di tassare gli «extraprofitti» si trasformò in un incentivo forte, ma vincolato, alla loro patrimonializzazione. Alla distribuzione obbligatoria di quelle riserve anche con una tassazione inferiore, i banchieri si oppongono. Se fosse volontaria, invece, non garantirebbe allo Stato tutto il gettito necessario.
Forza Italia fa argine. «Il ministro Giorgetti ci ha assicurato che non ci saranno tasse sugli extraprofitti», ha detto anche ieri il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. La Lega non fa mistero, invece, di puntare a recuperare almeno 5 miliardi di euro nel triennio, e rientrano in gioco anche le assicurazioni, già chiamate al contributo con l’ultima legge di Bilancio. Con qualche effetto paradossale: il governo si attendeva un miliardo di gettito nel triennio, ma ne ha incassati 1,25 nel solo ’25. L’avanzo non è finito all’economia, ma alla riduzione del deficit, come tutte le maggiori entrate e le minori spese rispetto al previsto. E così sarebbe per l’altro miliardo e mezzo da versare nel prossimo triennio. Per cui la misura dovrebbe essere rimodulata per essere pienamente utilizzabile a copertura di altre spese, e potrebbe essere accompagnata da nuove incombenze per le compagnie.
Sulla rottamazione delle cartelle e l’Irpef l’accordo è più vicino. «È in arrivo la rottamazione definitiva di tutte le cartelle esattoriali emesse fino al 31 dicembre 2023. Vale per i cittadini che hanno fatto la dichiarazione dei redditi, quindi nessun furbetto, ma che per problemi esterni o personali non sono riusciti a pagare tutto», ha annunciato il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini. «Rate uguali, senza acconto iniziale, da pagare in nove anni e senza sanzioni che nel frattempo hanno moltiplicato l’importo dovuto», ha aggiunto. La riforma Irpef dovrebbe proseguire con la riduzione della seconda aliquota dal 35 al 33%, applicata agli stessi scaglioni di reddito, tra 28 e 50 mila euro.
Incertezze ci sono anche sul pacchetto lavoro. La detassazione degli aumenti retributivi contrattuali, con una flat tax del 10%, ipotizzata dal ministero del Lavoro e di cui si è parlato con insistenza nelle ultime ore, costerebbe molto e neanche piace ai sindacati, che puntavano agli incentivi sulla contrattazione aziendale, come ha chiarito la Cisl che ha indetto una mobilitazione in vista della manovra per un patto sociale inclusivo, comunque un pungolo al governo. Il pacchetto per le imprese, invece, sembra gradito a Confindustria, che apprezza il super ammortamento, anche a scapito dell’Ires premiale sperimentale, che non sarebbe confermata.
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15 ottobre 2025
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