Cantiere pensioni. Cosa aspettarci da qui al 2028 per i nostri orizzonti previdenziali? Nel biennio 2027-2028 è previsto in primis l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile. S’ipotizza anche di archiviare Quota 103. E il ricorso a nuove misure flessibili usando anche il Tfr depositato presso il conto tesoreria all’Inps.
Il sipario su Opzione donna?
Tra le altre ipotesi allo studio del legislatore anche la chiusura di Opzione donna. E un raccordo maggiore tra previdenza pubblica e complementare. L’agenda pensionistica del governo per il 2026 appare già nutrita di scelte da prendere, anche se mancano ancora quattro mesi al varo della manovra economica per il prossimo anno, registra il Sole 24 Ore.
L’adeguamento automatico all’aspettativa di vita
L’esecutivo, dunque, dovrà necessariamente prendere alcune decisioni importanti sul versante previdenziale, partendo da un punto fermo: il congelamento per un biennio dell’adeguamento automatico alla speranza di vita dei requisiti pensionistici, che è stato già evocato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Sale la soglia di vecchiaia
Dalle ultime indicazioni dell’Istat sull’andamento demografico è emerso che nel biennio 2027-2028 i requisiti per il pensionamento dovrebbero essere adeguati di tre mesi. La soglia di vecchiaia dovrebbe salire da 67 a 6 anni e 3 mesi e quella per l’anticipo con i soli contributi versati (a prescindere dall’età) da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e un mese per gli uomini e da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e un mese per le donne.
L’ipotesi scostamento di Bilancio
Il governo sembra però orientato a congelare questo aumento. Resta da capire se la sospensione riguarderà tutti i canali di pensionamento interessati o soltanto quello di vecchiaia. Che in ogni caso dovrebbe rimanere accessibile al compimento dei 67 anni. L’intervento dovrebbe scattare con la prossima manovra autunnale. Ma, nel caso in cui l’esecutivo nelle prossime settimane dovesse ricorrere a uno scostamento di bilancio per rafforzare il budget per la Difesa, non è da escludere che la misura possa essere leggermente anticipata con un decreto legge.
Quota 103 verso la cancellazione?
Quota 103 appare in bilico e nel 2026 potrebbe lasciare il posto a nuove misure di flessibilità pensionistica in uscita. Dal prossimo anno verrebbe chiuso il canale per uscire con almeno 62 anni d’età e 41 anni di versamenti, che era stato introdotto dall’esecutivo Meloni nel 2023 (al posto di Quota 102) e che era stato poi prorogato nel 2024 e nel 2025 vincolandolo però al calcolo contributivo dell’assegno.
L’uscita anticipata con i requisiti sulla base dei versamenti
Secondo il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, andrebbero potenziate altre soluzioni flessibili, come quella prevista dall’ultima legge di bilancio che consente ai lavoratori integralmente “contributivi” di uscire a anticipatamente, ma con il trattamento calcolato solo sulla base dei versamenti, a 64 anni d’età e 25 anni a patto che l’importo della pensione sia pari ad almeno tre volte l’assegno sociale.
Il raccordo con i fondi pensione
Per rispettare quest’ultimo paletto è previsto un “raccordo” con la rendita dei fondi pensione. La soglia d’importo necessario per accedere a questa prestazione pensionistica salirà poi a 3,2 volte l’assegno sociale nel 2030, quando anche il requisito dei contributi richiesti lieviterà a 30 anni. L’idea della Lega sembra essere quella di estendere questo meccanismo a tutti i lavoratori (anche ai cosiddetti “misti”) agevolandolo ulteriormente.
Usare il Tfr per accedere alla pensione con 64 anni
Rimane l’idea di usare il Tfr dell’Inps per accedere all’anticipo con 64 anni (o forse anche prima). Sarebbe utile utilizzare almeno una parte del Tfr versato nel conto di tesoreria dell’Inps dalle imprese. Si tratta del Tfr maturato che non viene destinato alla previdenza complementare dal lavoratore. Le liquidazioni resterebbero sempre all’Inps ma potrebbero essere utilizzate in primis dai giovani per raggiungere l’importo minimo richiesto (3 volte l’assegno sociale, che poi diventano 3,2 volte) per accedere al canale “contributivo” di uscita anticipata con 64 anni (che volendo, sulla base della quota di Tfr destinata a questo uso, potrebbero anche scendere).
L’opzione donna molto ridotta
Già in vista dell’ultima legge di bilancio i tecnici del governo avevano valutato l’ipotesi di bloccare Opzione donna, ricorda il Sole 24 Ore. Anche perché dopo le restrizioni introdotte negli ultimi anni si è molto ridotta l’adesione a questo tipo di anticipo, legato al calcolo contributivo dell’assegno e consentito solo ad alcune categorie di lavoratrici (caregiver, con almeno il 74% di invalidità civile o “licenziate”) in possesso di 35 anni di versamenti e 61 anni d’età (60 con un figlio, 59 con due o più figli). Nei primi tre mesi del 2025 l’Inps ha liquidato solo 592 pensioni con Opzione donna (erano state non più di 3.573 in tutto il 2024).
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2 agosto 2025 ( modifica il 2 agosto 2025 | 11:49)
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