Home / Politica / Mafia e politica, il piano dei Parisi per inquinare le elezioni di Bari: «Se il candidato vuole una mano poi ci diamo da fare»

Mafia e politica, il piano dei Parisi per inquinare le elezioni di Bari: «Se il candidato vuole una mano poi ci diamo da fare»

//?#

«Se il candidato se vuole una mano da noi, tu lo sai», «Lo so (…) quando so qualcosa ti chiamo». Parlavano così Michele Parisi, fratello (morto lo scorso giugno) del boss di Japigia Savinuccio, e Antonio Lopez, assessore alle Attività produttive del Comune di Modugno, in merito alle elezioni comunali di Bari del 2024. La conversazione, intercettata il 12 ottobre 2023, riguarda – per la guardia di finanza e la Dda – un accordo illecito che i due avrebbero stretto per far arrivare i voti della criminalità organizzata a un (allora imprecisato) candidato del centrodestra alle amministrative baresi.

Ieri, Lopez è finito in carcere insieme ad altri cinque con le accuse di scambio elettorale politico-mafioso, in un’inchiesta (condotta dal Gico del nucleo Pef e coordinata dal pm Fabio Buquicchio) a cui, agli indagati, sono contestati anche i reati di estorsione e porto illegale d’arma. In totale gli indagati sono 12, tra cui il sindaco di Modugno, Nicola Bonasia, non sottoposto a misura: «Chi mi conosce sa che non ho mai ceduto a pressioni o compromessi e che ho sempre anteposto l’interesse della comunità a qualsiasi altro. Affronterò questa vicenda con serenità, garantendo la massima collaborazione all’Autorità Giudiziaria, certo che la verità ristabilirà l’ordine dei fatti», ha scritto in una nota.

Il fratello del boss: «Ci diamo da fare sia in paese, sia a Bari»

In carcere, oltre Lopez, sono finiti anche Cristian Stragapede, Felice Giuliani, Vincenzo Costantino, Eugenio Damiano Giuliani e Raffaele Strafile.
Ma Lopez, che al momento di quella conversazione si trovava nella casa di Parisi a Japigia per installare un climatizzatore (è titolare di un’impresa termoidraulica), avrebbe anche chiesto una mano dal clan per le elezioni di Modugno. Disponibilità che, come emerge dagli atti, c’era da parte di Parisi: «Poi noi ci diamo da fare sia in paese, sia Bari».

Fulcro dell’inchiesta, che riguarda anche presunte estorsioni ai danni di imprenditori agricoli foggiani, è proprio l’ennesimo caso di elezioni inquinate dall’infiltrazione mafiosa. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, Lopez avrebbe chiesto l’appoggio del clan (attraverso Stragapede, affiliato di Mames Parisi, altro fratello di Savinuccio) per assicurarsi l’elezione al consiglio comunale di Modugno nel 2020. Lopez fu eletto con 195 preferenze e, per l’accusa, avrebbe versato al clan 25 euro a voto (con un prezzo di favore rispetto a quello di «mercato» di 50 euro). In cambio, a Stragapede fu garantito – per la finanza da Bonasia, su intermediazione di Lopez – un posto di lavoro, poi ottenuto. Il sostegno del clan sarebbe stato assicurato sia al primo turno, sia al ballottaggio.

Gli accordi illeciti per le europee

Non c’è però solo Modugno nell’orizzonte di Lopez: nel 2024 si sarebbe impegnato anche per le Europee, in modo da facilitare l’elezione al parlamento Ue dell’ignaro Alberico Gambino, ex sindaco di Pagani (Salerno) di FdI. A Parisi si sarebbe rivolto Felice Giuliani, chiedendo una mano per conto di un altro indagato, il salernitano Giuseppe Fattoruso, e al clan sarebbero andati circa 3mila euro. Le indagini hanno portato a escludere il coinvolgimento di Gambino: Fattoruso non avrebbe infatti mai contattato l’europarlamentare.

Lopez, tuttavia, nell’ultima tornata europea avrebbe parlato anche con Michele Picaro, eletto a Bruxelles con FdI e del tutto estraneo all’inchiesta: Picaro, si legge negli atti «nell’ambito delle fisiologiche dinamiche di campagna elettorale, aveva chiesto a Lopez di reperire un migliaio di voti» a Modugno. Un risultato che, se raggiunto, avrebbe permesso a Lopez di candidarsi con FdI alla Città metropolitana. «Sai come si escono mille voti?», chiede Lopez, intercettato, alla moglie. «Con i soldi? E certo!» è la risposta. «Allora 1500 voti a 50 euro, quanti sono?», «Vabbè, sono 50mila euro!». Dinamiche, queste, che non coinvolgono in alcun modo Picaro.

Gli accordi con Sandro Cataldo

Ci sono, infine, gli incontri tra Lopez e Sandro Cataldo, fondatore di «Sud al centro» coinvolto – con la moglie Anita Maurodinoia, ex assessora regionale – in un’altra inchiesta sui presunti voti comprati tra il 2020 e il 2021. I due si sarebbero incontrati in più di una occasione nella sede barese dell’università telematica Pegaso: «Sandrino i soldi li sta uscendo», dice Lopez, intercettato, in una telefonata del marzo 2024. Lopez e Parisi, per l’accusa, si stavano organizzando per sostenere la candidatura della figlia di Cataldo al consiglio comunale di Bari nel 2024. Il piano non riuscì: il 26 febbraio di quell’anno Parisi fu arrestato nell’ambito dell’inchiesta «Codice interno» (con altri 130, tra cui Giacomo Olivieri), il 4 aprile Cataldo finì ai domiciliari e la figlia, alla fine, non si candidò. «Meno male che ci siamo fermati», disse Lopez, ridendo, commentando l’arresto di Cataldo.


Vai a tutte le notizie di Bari

<!–

Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.–>

Iscriviti alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno Puglia

6 novembre 2025 ( modifica il 6 novembre 2025 | 09:08)

6 novembre 2025 ( modifica il 6 novembre 2025 | 09:08)

Fonte Originale