
Re Juan Carlos sarà il grande assente alle celebrazioni domani a Madrid, al Palazzo reale di Plaza de Oriente e al Congresso: 50 anni di democrazia per la Spagna, dopo il Franchismo. E a brillare nella reggia mai abitata dai Borbone tornati al potere dopo un dittatore, perché un vecchio monarchico Miguel Maura l’aveva sconsigliato («E’ funesto alla monarchia»), sarà invece la saggezza, la perseveranza nel suo ruolo per mezzo secolo, della regina emerita Sofia.
Felipe VI, salito al trono nel 2014 dopo l’abdicazione del padre Juan Carlos sull’onda degli scandali finanziari e sentimentali dell’ultima stagione del re che raccolse il testimone da Franco mezzo secolo fa, insignirà infatti la madre Sofia con il prestigioso Toisón de Oro per la sua «devozione al servizio della nazionale e della istituzione monarchica».
E con Sofia, re Felipe decorerà anche l’ex presidente del governo Felipe González, oltre a giuristi come Miquel Roca e Miguel Herrero assieme a Rodríguez de Miñón, i padri nobili della Costituzione della Spagna democratica di oggi.
Appena tornato da una storica visita in Cina – la Spagna di Pedro Sanchez non fa mistero di cercare nuovi sbocchi in estremo Oriente anche se l’Europa esita specie dopo le frizioni con la Cina per la questione dell’industria delle nuove auto elettriche sulla quale sta spingendo Pechino – re Felipe deve gestire adesso il giro di boa dei primi 50 anni dalla fine del Franchismo. E soprattutto dall’inizio del regno del padre Juan Carlos che nel 1975 riportò sul trono di Spagna la corona dei Borbone. Quella corona indossata dall’ultimo sovrano Alfonso XIII, prima della repubblica e della dittatura.
Celebrazione a Madrid, e prova per Felipe, perché se da un lato il padre Juan Carlos è stato l’indiscusso protagonista di quella stagione di mezzo secolo fa e della corsa economica con l’ingresso in Europa del Paese, è anche stato il protagonista di scandali che l’hanno costretto all’esilio volontario.
Proprio la formula dell’esilio volontario giustificherebbe – almeno agli occhi del mondo – la scelta di tenere lontano re Juan Carlos che ha appena pubblicato le sue memorie in Francia, il libro «Reconciliaciòn», dai grandi festeggiamenti di domani a Madrid. La sua volontà ormai cinque anni fa nell’estate del 2020 di lasciare il Paese per gli Emirati con l’impegno a non voler più prender parte a momenti ufficiali della vita del Paese, giustificherebbe la sua assenza in questo momento storico. Anche se in ultima analisi la scelta pare sia stata lasciata proprio a re Felipe che, come ha fatto in questi anni, ha prudentemente preferito separare nettamente l’istituzione dalla famiglia. E con la famiglia, dalle sue debolezze.
Ma, come ha fatto spesso anche re Carlo III a Londra con Harry e persino con il fratello Andrea in passato (prima di arrivare adesso alla cesura definitiva di ogni legame), re Felipe avrebbe invitato il padre sovrano emerito al pranzo di famiglia che sabato, dopo le celebrazioni ufficiali, riunirà i Borbone.
Re Juan Carlos è atteso infatti alla residenza reale di El Pardo, dove ad attenderlo troverà oltre a Felipe e Letizia, l’erede Leonor che sta facendo il servizio militare nell’aeronautica (dopo fanteria e marina), la sorella Sofia e le sorelle le Infante Elena e Cristina con i rispettivi figli. Ci sarà anche la sorella del re emerito, Margarita i Borbone con il marito Carlos Zurita.
Un pranzo di famiglia come quello che aveva permesso nel 2023 al re in esilio di tornare a casa e festeggiare i 18 anni della nipote ed erede al trono Leonor. Dopo la solenne investitura a Madrid dalla quale era stato assente. Istituzione e famiglia, due piani differenti per un anniversario che segna il cammino della nuova Spagna di Re Felipe VI.
«Pranzo privato a El Pardo, con l’intera Famiglia reale come non accadeva da oltre due anni, e ci saranno anche altri parenti stretti: sorelle, nipoti e cugini. Con la casa reale che desidera impedire la diffusione di immagini dell’incontro, che si intende strettamente privato», racconta da Madrid al Corriere lo scrittore e storico giornalista dell’agenzia di stampa Efe, Luis de Leòn Barga.
«La presenza di Juan Carlos a questo pranzo avviene nel mezzo della frenesia mediatica che circonda la pubblicazione delle sue memorie scritte ad Abu Dhabi con Laurence Debray, già pubblicato in Francia e in uscita in Spagna a dicembre, dove racconta la sua vita, ma sfiora appena gli episodi più controversi – continua Leòn Barga -. Proprio l’ansia per le possibili rivelazioni contenute nel libro ha ostacolato i preparativi ufficiali per l’anniversario, rafforzando la decisione di non invitarlo agli eventi istituzionali, tra cui il conferimento dell’Ordine del Toson d’Oro».
Juan Luis Cebrián, fondatore di El País che ha vissuto gli anni della cavalcata democratica della Spagna post Franchista, ha fatto visita a Juan Carlos negli Emirati. E parlando con El Mundo ha raccontato di un uomo che vive in solitudine, in un luogo anonimo e poco affascinante, una vita che lo riempie di «terribile tristezza». Citando lo storico Paul Preston, Cebriàn sostiene che la storia ricorderà Juan Carlos come il re che portò la democrazia in Spagna e la difese il 23 febbraio 1981, nonostante abbia commesso gravi errori. E questi errori non dovrebbero oscurare completamente i suoi meriti fondativi. Senza contare che «in un Paese in cui quasi nessuno si dimette, l’abdicazione del re nel 2014 è stata un gesto significativo».
Intanto il re emerito, da Abu Dhabi ha parlato per mezzo di Carlos Espinosa de los Monteros, che al Real Casino di Madrid, alla presenza della figlia del re, la Infanta Elena, giorni fa ha letto un messaggio del sovrano protagonista della transizione verso la democrazia, 50 anni fa. «Quiero mandaros un saludo con mi más sentido agradecimiento a todos los que estáis hoy aquí reunidos y a los que me disteis vuestro apoyo hace 50 años», ha scritto il re chiedendo poi per il figlio Felipe oggi «lo stesso appoggio assicuratomi 50 anni fa nella difficile transizione per convertire la Spagna in una democrazia parlamentare. Grazie, sarò sempre al vostro servizio», ha concluso, firmandosi Juan Carlos Rey.
Felipe VI è il re che da bambino, visse in diretta l’ora drammatica del tentato golpe nel 1981 quando il colonnello Tejero provò a scalzare con un colpo di stato Juan Carlos dal trono. Il padre Re lo tenne sveglio per tutta la lunga notte di tensione in cui parlò agli spagnoli dal piccolo schermo tv e scongiurò gli effetti del golpe. «Resta sveglio – gli disse re Juan Carlos – ti servirà da lezione quando toccherà a te regnare».
20 novembre 2025 ( modifica il 20 novembre 2025 | 15:38)
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