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Lupi, ricorso degli animalisti contro le Province di Bolzano e Trento. «Abbattimenti non giustificati, pensino a proteggere greggi e armenti»

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Si allarga il fronte delle associazioni che si oppongono alla decisione della Provincia di Bolzano di disporre l’uccisione di due lupi in Val Venosta, come conseguenza delle predazioni nei confronti di animali da reddito. Pro Natura e Green Impact hanno infatti presentato un atto di intervento per unirsi  al ricorso al Tar promosso dalle associazioni Leidaa, Oipa e Leal non solo contro la Provincia ma anche contro il Comune di Malles Venosta e l’Ispra che hanno avallato l’operazione. Un altro ricorso è in preparazione contro la provincia di Trento: a firmarlo saranno invece Enpa, Lav, Lndc e Wwf che contestano al presidente Maurizio Fugatti la firma di un decreto di uccisione di due lupi per alcune predazioni avvenute attorno a Malga Boldera. In entrambi i casi viene contestato il fatto che il via libera alle uccisioni arrivi nonostante non siano state messe in atto azioni per prevenire gli assalti al bestiame lasciato incontrollato. 

Le due Province sono sostanzialmente considerate inadempienti, per non avere adeguatamente promosso l’attuazione di alcune pratiche sperimentate che permettono di ridurre notevolmente il rischio di attacchi. Tra queste l’adozione di adeguate recinzioni elettrificate, ricovero notturno degli animali, presenza costante di personale di sorveglianza e utilizzo di idonei cani da guardiania. Tutti interventi che vengono raramente messi in atto, retaggio del periodo in cui i predatori erano quasi scomparsi e gli allevatori potevano permettersi di lasciare le loro pecore e le loro vacche allo stato semibrado sugli alpeggi, andando solo saltuariamente a controllare e a recuperare i capi che si fossero eventualmente allontanati. L’adozione delle misure di prevenzione comporta ovviamente costi maggiori per gli allevatori e per questo da sempre il mondo animalista sollecita un affiancamento delle istituzioni mediante l’erogazione di contributi. Fondi per la prevenzione, dunque, anziché interventi a posteriori con il risarcimento per gli animali perduti.  

Si incontrano spesso in montagna recinti di contenimento fatti di sottili strisce di bande elettrificate ma questi hanno solo la funzione di tenere raggruppate le greggi ed evitare che gli animali si allontanino. A questo scopo è sufficiente la leggera scossa a basso voltaggio che rilasciano, che scoraggia gli erbivori ma che non è tuttavia sufficiente a fermare uno o più predatori in cerca di prede. Servirebbero invece recinzioni più solide e potenziate con conduttori elettrici. E quanto ai cani, spesso si utilizzano specie più da conduzione che da guardiania, come per esempio i pastori maremmani-abruzzesi da sempre selezionati a questo scopo. «Ma se non si mettono in atto adeguate forme di protezione e si pretende di risolvere il problema eliminando i lupi – spiegano Pro Natura e Green Impact – è come se si lasciasse la porta di casa spalancata con oggetti in bella vista, per poi sparare ai ladri beneficiando del premio assicurativo».

I firmatari del ricorso contro il Trentino fanno notare che nello stesso decreto firmato da Fugatti si precisa che a Malga Boldera non erano presenti cani da guardiania, nonostante la stessa Ispra ne evidenzi l’importanza. E che il Corpo forestale aveva rilevato carenze nella manutenzione della recinzione elettrificata, coperta in alcuni punti da erba alta che scarica a terra parte dell’elettricità. Parlano quindi di «atto di forza» da parte della Provincia  che sceglie «la via più facile e violenta» anche se «sproporzionata e inefficace» e fanno notare che «uccidere due lupi a caso è una scelta irresponsabile e incostituzionale e il Consiglio di Stato lo ha più volte rilevato». Inoltre evidenziano come in Trentino a inizio anno quattro lupi erano stati uccisi con il veleno e che quindi «l’uccisione di ulteriori due esemplari violerebbe il limite massimo di 3-5 lupi che sarebbe possibile rimuovere secondo il protocollo Ispra per non incidere negativamente sullo stato di conservazione della popolazione».

Secondo Pro Natura e Green Impact, «il lupo è una risorsa e non un problema e il suo ritorno sulle Alpi va salutato positivamente prechè significa che possiamo ancora salvare la biodiversità». «Qualche rischio è inevitabile – aggiungono – ma la prevenzione, prevista dalle norme europee, funziona e riduce quasi a zero gli attacchi al bestiame». Con il ricorso si chiede che i giudici amministrativi si rivolgano alla Corte europea di giustizia per ottenere un parere interpretativo sulla conformità giuridica delle azioni della Provincia di Bolzano

Il lupo ucciso con autorizzazione provinciale nella notte tra il 12 e il 13 agosto è  stato il primo in Italia dopo 50 anni e secondo le associazioni apparteneva ad una popolazione locale che attualmente è minacciata di estinzione, anche se su tutto il territorio nazionale il numero dei lupi è arrivato a circa 3.500 esemplari. Inoltre viene fatto notare come al momento dell’uccisione in Italia non era ancora stato recepito ufficialmente il declassamento dello stato di protezione del lupo stabilito a livello Ue, passato da «rigorosamente protetto» a «protetto», con un cambio lessicale che corrisponde ad uno spostamento della specie nell’elenco di quelle sul cui controllo numerico le istituzioni locali possono agire con meno restrizioni. 

5 settembre 2025

5 settembre 2025

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