
Alla fine dal cilindro è sbucato nome di Luigi Lobuono. È stata una estate tormentata quella del centrodestra pugliese all’affannosa ricerca del candidato presidente da opporre ad Antonio Decaro, esponente del campo largo, in rampa di lancio da mesi, nonostante «alti e bassi», per la presidenza della Regione Puglia.
Uno alla volta, la destra pugliese ha gettato giù dalla torre i suoi cavalli di razza. I politici: Mauro D’Attis (Forza Italia), vicepresidente della commissione antimafia; Marcello Gemmato, sottosegretario alla Sanità, amico di vacanze delle estate pugliesi di Giorgia; Francesco Paolo Sisto, viceministro e «anima» della riforma della giustizia. E poi, un bel numero di deputati, tutti teoricamente pronti, come «soldati se il partito chiama». Ma in una estate politica più infuocata di quella climatica, uno alla volta i politici hanno declinato l’invito.
Così, in zona cesarini, dopo avere vangato in lungo e in largo la società civile, il sì alla candidatura da parte di Luigi Lobuono ha risolto alla coalizione un problema non da poco. Anzi, si potrebbe dire, che il centrodestra abbia pescato all’ultimo scavo il jolly in grado di giocarsi la partita: un civico vicino a Forza Italia.
Lobuono, 70enne, per storia personale, tradizione familiare, relazioni con la società civile barese e pugliese, ha posto il centrodestra nelle condizioni di essere in campo. Imprenditore, dinastia nel mondo dell’editoria (dalla Gazzetta del Mezzogiorno all’agenzia di distribuzione di quotidiani e periodici) e non solo, presente nei circoli cittadini che contano (è stato presidente del Barion), non è del tutto nuovo alla politica. Anzi, nel 2004 ottenne l’investitura per “correre” come sindaco di Bari quaranta giorni prima delle votazioni. Appariva favorito, poiché la città era stata governata da Simeone Di Cagno Abbrescia, e Raffaele Fitto imperava alla Regione. Lobuono fu sconfitto nettamente da Michele Emiliano, il magistrato che approdava allora alla politica, che inaugurò così con Vendola la stagione della “primavera pugliese”.
Ma prima di puntare allo scranno del capoluogo, Lobuono ha vissuto la stagione (dal 2001 al 2006) alla guida della Fiera del Levante. La Campionaria barese che per decenni è stata la vetrina della ripresa della politica dopo la pausa estiva, e fulcro del dibattito sul Mezzogiorno e il Mediterraneo. Un centro di visibilità e di potere, della Puglia che all’epoca si poneva in bella mostra. A livello nazionale ed internazionale. Appuntamento obbligato per il presidente del Consiglio di turno. Si ricorda la visita del presidente Berlusconi che rimproverò Lobuono per lo spazio angusto della vecchia sala Tridente. Di lì nacque il progetto della nuova sala.
Gigi, come lo chiamano gli amici, si è tuffato a capofitto nella campagna elettorale. Non è mancata un po’ di “ruggine” per l’assenza ventennale dall’agone politico.
A Emiliano che esaltava le vittorie della Ferrari ha replicato che pur essendo uno «sfegatato tifoso della Casa di Maranello, la Ferrari perde da 17 anni, ”meglio se Emiliano ci lasciava una McLaren». E quando parlando dello scenario “dantesco” causato dalla xylella – che ha distrutto milioni di alberi di ulivo – ha detto che «il Salento sembra Gaza».
Un paragone un po’ azzardato. Sulla scia di quanto fatto dal governo Meloni, propone l’istituzione di un assessorato del mare. Ha fatto gli oneri di casa alla kermesse con la premier, Salvini, Tajani e Lupi, venuti nel capoluogo per dare al popolo della destra lo slancio per sprint finale per una impresa che appare ardua. Un po’ rischioso l’incontro con i governatori del centrodestra venuti a dargli una mano, proprio il giorno in cui passava il via libera alle pre-intese con Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria sull’autonomia differenziata. Lobuono afferma che “può essere anche un fatto positivo per le regioni del Mezzogiorno che diventano virtuose”. Mentre il presidente calabrese Occhiuto, di Forza Italia, ha espresso “preoccupazioni”, chiedendo una convocazione del tavolo con le Regioni. Una mossa rischiosa: parlare di autonomia differenziata al Sud è come parlare del diavolo in una chiesa.
Carattere discreto, lo stesso Decaro lo ha definito un “galantuomo”. Più di qualcuno tra gli amici gli avrà detto: «Chi te lo fa fare?», ma non si è tirato indietro. Pur avvertendo qualche malumore nella coalizione.
Si dice che il suo sforzo (qualcuno lo chiama “sacrificio”) in caso di sconfitta sarà ripagato un anno dopo con la candidatura alle Politiche. Ma non vuol sentire questi discorsi. Ricorda che nel 2004 gli fu detto: «Solo tu puoi riuscirci» e accettò.
Ha studiato dai gesuiti, è positivamente testardo, e crede nel «miracolo».
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20 novembre 2025
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