
Giuseppe Violante lavora alla Maserati di Modena da 25 anni. Sposato e con una figlia iscritta all’Università, è in cassa integrazione a zero ore. Dall’inizio dell’anno ha lavorato, così come i suoi altri duecento colleghi in produzione, solo undici giorni effettivi. Da due anni, infatti, Maserati conosce la peggiore crisi della sua storia.Dall’inizio del 2025 sono uscite dalle linee dello stabilimento 45 vetture, con una flessione della produzione del 71,9% rispetto allo stesso periodo 2024. Anche per questo molti operai cominciano a guardarsi intorno, ma Violante, delegato sindacale Fiom dal 2000, non abbandona certo la nave.
Com’è oggi la situazione a Modena?
«Da inizio 2024 la Maserati ha aperto una massiccia stagione di ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa i duecento operai in produzione su un totale di quasi 800 dipendenti. Dalla prossima settimana dovremmo essere richiamati in fabbrica. Sappiamo solo quando rientreremo, ma non sappiamo ancora per quanto tempo e quante vetture ci sono da realizzare».
Come si traduce nel salario la «cassa» a zero ore?
«In una perdita di circa 400 euro al mese. Lo stipendio scende, insomma, a 1.200 euro».
La sua è l’unica entrata in famiglia?
«No, anche mia moglie lavora. Ma è una precaria con partita Iva. E con l’affitto di 550 euro al mese, le bollette da pagare, i prezzi alle stelle e le tasse universitarie siamo praticamente “cappottati”».
Nessuna integrazione al reddito dall’azienda?
«No, l’abbiamo chiesta ma l’azienda ci ha sempre risposto di “no”».
Che ne è stato delle proposte di trasferta in Serbia giunte via Whatsapp?
«Gli articoli di stampa usciti hanno portato l’azienda a fare dietrofront. Non c’erano comunque le condizioni economiche adeguate e nessuno avrebbe accettato».
Maserati fa parte del gruppo Stellantis, anch’esso con la produzione a picco. Avete già incontrato il nuovo amministratore delegato, Antonio Filosa?
«No, ma ha visitato lo stabilimento dieci giorni fa. Ancora nessun confronto né con le segreterie nazionali né con le delegazioni sindacali aziendali».
È un brutto segnale?
«No, il suo predecessore Carlos Tavares ci incontrava ma poi le decisioni non erano quelle che auspicavamo».
Se dovesse incontrare Filosa, tra l’altro nativo di Castellamare di Stabia proprio come lei, cosa gli direbbe?
«Di abbassare almeno gli stipendi dei manager: la crisi non la possono pagare solo i lavoratori».
Qualche giorno fa è stata presentata in anteprima mondiale la supersportiva Mc20Pura e a breve si cominceranno ad assemblare a Modena la GranTurismo e la GranCabrio, finora prodotte a Mirafiori…
«Bene per la Mc20Pura, ma non è un nuovo modello: è una rivisitazione della Mc20 già esistente. Quanto al trasferimento di GranTurismo e GranPremio, speriamo che sia l’inizio dell’aumento delle ore lavorate»
Nessun modello full-electric in vista?
«Per ora l’elettrificazione è accantonata».
Stellantis ha appena rinnovato il contratto specifico di lavoro. Almeno questa è una boccata di ossigeno?
«Se sei a zero ore, quegli aumenti sono ininfluenti».
Il tavolo di trattativa è ancora separato?
«Solo sul contratto nazionale. Per tutto il resto, qui a Modena il confronto è unitario».
Il mercato automotive del lusso è l’unico in salute. Perché Lamborghini e Ferrari, che di fatto appartiene alla galassia Stellantis, vanno bene e Maserati no?
«Si tratta di un’anomalia, infatti. In Maserati mancano senz’altro gli investimenti per recuperare quote di mercato. Però il marchio, che ha una storia di oltre 110 anni, non ha lo stesso target di Lamborghini e Ferrari, che si rivolgono soprattutto agli amanti della velocità. Il mercato Maserati è invece quello delle berline di lusso, come possono essere Mercedes e Bmw».
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13 luglio 2025
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