
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA – Superata via Montenapoleone: la londinese Bond Street ha appena strappato all’epicentro milanese della moda il titolo di strada più costosa del mondo (in termini di affitto di spazi commerciali). Ormai per accaparrarsi un posto nella via più esclusiva della capitale britannica bisogna sganciare 2.231 dollari per piede quadrato (che misura circa un decimo del metro quadro), a fronte dei 2.179 richiesti nel capoluogo meneghino. Relegata al terzo posto c’è la Quinta Strada di New York, ferma a 2 mila dollari al piede quadro.
A Bond Street le boutique del lusso fanno a cazzotti per assicurarsi una finestra sul mondo, soprattutto in quei 50 metri sfolgoranti tra Clifford Street e Burlington Gardens, dove hanno sede nomi come Givenchy, Chopard e Cartier. In questi giorni, con Londra già tutta luci e addobbi natalizi, per passeggiare in quei paraggi la sera bisogna quasi portare gli occhiali da sole, per non restare abbagliati dal luccichio delle vetrine.
Ma questo è solo l’ultimo segnale di una corsa folle dei prezzi che ha trasformato Londra in una città surreale a misura di nababbi. Il dato più recente sul mercato immobiliare vede il prezzo pagato per l’acquisto della prima casa attestarsi a mezzo milione di sterline, ossia quasi 600 mila euro: una cifra che taglia fuori dal mattone le nuove generazioni, relegate a una vita in affitto. Pure quello, però, è un salasso: anche i bilocali in semi periferia hanno sfondato il muro delle duemila sterline al mese e così i ragazzi devono rassegnarsi alla condivisione all’esterno della cintura urbana.
Ma è soprattutto la vita quotidiana che dissangua la carta di credito. Mesi fa i giornali inglesi dibattevano del caffè a 5 sterline (circa 6 euro), una soglia psicologica che ha contrassegnato la metamorfosi di questa città. Ora l’espressione corrente è «bill shock», la choc da conto al ristorante, quando anche per una cena in una catena medio bassa ci si trova di fronte a una spesa a tre cifre.
Lo svago è diventato a rischio infarto. E non solo per i teatri, dove ormai un biglietto può costare anche 400 euro, ma anche per una serata ordinaria. Esempio tratto dalla vita reale: cinema in due (e già qui sono 25 euro a biglietto), aperitivo al club (senza stuzzichini di sorta), cena di coppia (ok, da Nobu, ma ordinando due cosucce e bevendo solo acqua), bicchiere della staffa al club e taxi per tornare a casa. Spesa complessiva per la seratina: 350 euro! Roba da fare un mutuo, se uno volesse concedersela su base regolare.
Eppure qui è tutto pieno, nei ristoranti più gettonati la lista d’attesa è anche di mesi, al suddetto Nobu per la cena si fanno i doppi turni, al brunch a The Park, il nuovo locale di Jeremy King, il ristoratore delle celebrities, dove la tagliata costa 60 euro e le linguine oltre 40, c’è la ressa ogni fine settimana. Al nuovo ristorante di Gordon Ramsay, sulla lista dei vini quelle che sembrano le annate (1990, 2010) sono invece i prezzi delle bottiglie. Ma per chi può permetterselo, Londra è il Paese dei balocchi.
L’altro lato della medaglia vede invece i giovani, come si è detto, sempre più marginalizzati, ma anche una classe media tagliata fuori e costretta a spostarsi in periferia, se non in campagna. È la dubaizzazione di Londra, con i quartieri del centro come Kensington e Knightsbridge che assomigliano ormai a una succursale degli Emirati (anche per la clientela che circola) o magari a un divertimentificio di lusso stile Las Vegas. A confronto Milano, dove pure ci si lamenta, appare decisamente come un posto a buon mercato.
20 novembre 2025 ( modifica il 20 novembre 2025 | 10:42)
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