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L’omaggio a Pavarotti, la serata-evento (condotta da Michelle Hunziker) dove regna il Kitsch

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Da quando Gianmarco Mazzi è sottosegretario alla Cultura con delega agli spettacoli, l’Arena di Verona è sempre in tv. Questione di coincidenze. Questa volta, l’anfiteatro romano ospitava «Pavarotti 90», un grande tributo a Luciano Pavarotti, nel 90° anniversario della sua nascita e a vent’anni dalla sua scomparsa (Canale 5).
Condotto da Michelle Hunziker e ideato da Nicoletta Mantovani, lo show ha riattraversato i sentieri de «I Tre Tenori» e di «Pavarotti & Friends», «percorsi di contaminazione», come li ha definiti la conduttrice. Non una parola su Pavarotti tenore, non ne ho le competenze. Ricordo solo che Alberto Arbasino continuava a domandarsi: «E se la Scala avesse atteso qualche decennio di riflessione per affidare il ruolo di protagonista a Pavarotti?». 

Ci saremmo risparmiati la contaminazione, il kitsch? Il kitsch, ma esiste ancora? Si è sempre raccomandata prudenza, perché del Kitsch tutti parlano ma nessuno sa bene che cosa sia, e non per colpa di chi non sa, ma delle infinite analisi e definizioni che sono state date di questo concetto. Così ci siamo accontentati del Kitsch come rappresentazione di un’estetica basata su oggetti e immagini percepiti come banali, sentimentali e di scarso valore artistico, spesso creati per soddisfare i gusti commerciali di massa piuttosto che per esprimere un’idea autentica.

Questa potrebbe essere la definizione perfetta del programma dell’Arena: Carreras e Domingo che straziano «My Way», Laura Pausini, Biagio Antonacci e Luciano Ligabue ancora sconvolti dalle attenzioni del «Maestro», Il Volo e poi il faccione di Pavarotti, gigantesco ologramma che invade la scena per incutere quel timore che solo i fantasmi sanno ispirare. E poi il Kitsch appartiene ormai a pieno titolo alla cultura Pop, dopo che Abraham Moles ha sostenuto nel libro fortunato che la corrente artistica della Pop Art ha sostanzialmente riabilitato il fenomeno del Kitsch.

Non resta che ammirare la sagacia di Nicoletta Mantovani. Sapendo che Pavarotti difficilmente entrerà nel pantheon dell’Arte, gli ha costruito un mausoleo in quello del Pop, secondo un’aurea profezia: prima che saremo dimenticati, saremo trasformati in kitsch (cit.).

6 novembre 2025 ( modifica il 6 novembre 2025 | 16:00)

6 novembre 2025 ( modifica il 6 novembre 2025 | 16:00)

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