
Lucio, Elena e Blu. Padre, madre e un bambino di 9 anni «dal nome unisex» che porta i capelli lunghissimi, gioca con le bambole e si veste da sirenetta per lo spettacolo scolastico con una piccola anteprima al compleanno di Marta, psicologa, che è poi l’ex moglie di Lucio, conduttore radiofonico sulla cinquantina, star di un’emittente sul punto di essere ceduta. L’antiquaria-restauratrice Elena è una mamma amorevole ma insicura. I due, Lucio ed Elena, si dicono refrattari ai cliché. Discutono, ascoltano, tentano (distrattamente) di imparare. Generazione open: ribelli, irrisolti e conformisti. Nessuna preclusione (a parole) al gender fluid. Ma convenzioni e cliché sono un ostacolo altissimo. Elena è comprensiva e sensibile, ma dipende da Lucio: lascia a lui le decisioni finali, gli chiede conforto, ha paura di sbagliare, è in chiaro deficit di autostima.
Lui spesso non sa che pesci pigliare, soprattutto di fronte a quel ragazzino dolce e coraggioso che vive una fase di crescita e trasformazione. Si dice progressista. Ma al dunque rivela dentro di sé una ruggine di patriarcato che viene da lontano. Con Unicorni, film di apertura del Giffoni Film Festival, Michela Andreozzi affronta – dopo Nove lune e mezza, Brave ragazze e Genitori Vs Influencer – il tema della «varianza», cioè «l’assumere comportamenti non in linea con il genere di nascita». La famiglia, la necessità di trovare un’identità, la gabbia dei pregiudizi: temi che s’intrecciano con il nodo capitale, la relazione complessa tra genitori e figli. Blu: «Papà, perché non mi posso vestire da sirenetta?». Lucio: «Perché sei un maschio!». Blu con dolcezza: «E allora non voglio più essere un maschio!». Cercare di proteggere Blu significa condannarlo all’infelicità?
L’analisi del film non riguarda tanto la precoce transizione di Blu, quanto la capacità di accettare il cambiamento da parte dei genitori e di rimettere in discussione convinzioni profonde. La terapia di gruppo a cui Elena e Lucio si affidano, ponendo a confronto esperienze diverse, invece che appesantire il film, come spesso succede, lo fa volare dal punto di vista concettuale allargandone la dimensione a storia esemplare. Andreozzi dirige con delicatezza, evidenziando un forte desiderio di indagare e capire. Il piccolo Scardini è un fenomeno di autenticità, Lodovini e Pesce danno al film un riuscito disegno di genitorialità con l’acqua alla gola.
UNICORNI di Michela Andreozzi
(Italia-Spagna, 2025, durata 105’, Vision Distribution)
con Valentina Lodovini, Edoardo Pesce, Donatella Finocchiaro, Daniele Scardini, Thony, Lino Musella
Giudizio: 3+ su 5
Nelle sale