
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI Un rapporto confidenziale del ministero dell’Interno consultato da Le Monde spiega nel dettaglio l’enorme peso del traffico di droga e in particolare di cocaina in Francia, che le autorità definiscono ormai «lo tsunami bianco» considerato «una minaccia esistenziale per il nostro Paese».
Secondo la nota riservata, è probabile che oltre 200 mila persone siano coinvolte in Francia nella rete di distribuzione al dettaglio, oltre a 5000 capibanda e a un centinaio di grandi importatori dal Sudamerica.
Si parla della nascita di una «controcultura dei trafficanti» che non esitano a mettersi in scena, come è accaduto con la clamorosa «conferenza stampa» della DZ Mafia del 6 ottobre 2024: in quell’occasione alcuni narcotrafficanti si fecero riprendere con i volti coperti e il nome dell’organizzazione bene in vista per prendere le distanze da due omicidi che avevano scosso l’opinione pubblica di Marsiglia, l’uccisione «con una modalità di inedita barbarie» di un ragazzino di 15 anni e di un padre di famiglia autista di Uber. Gli uomini della DZ Mafia, una delle tante organizzazioni criminali che imperversano sul territorio francese, spiegarono con la voce contraffatta di non essere gli autori di quelle azioni ma di avere «abbastanza uomini, veicoli e armi per agire, se fossimo obbligati».
Il fatto che i narcotrafficanti abbiano ormai tendenza a venire allo scoperto si vede anche da quanto accaduto di recente nel quartiere difficile degli Escanaux, a Bagnols-sur-Cèze, poco lontano da Avignone (molto diverso dall’immagine tutta sole e lavanda della Provenza). Per farsi perdonare i fastidi legati al traffico di droga nel condominio, i trafficanti hanno messo un volantino nella cassetta delle lettere di ogni abitante del palazzo offrendo in cambio di fare la spesa, riparazioni casalinghe o di occuparsi del materiale scolastico dei ragazzi. Un metodo classico importato dal Sudamerica per dare alle organizzazioni criminali anche una dimensione sociale che le faccia diventare indispensabili nella vita quotidiana spesso difficile per molti francesi.
La Francia è diventata il Paese europeo con la più repentina penetrazione del narcotraffico per molte ragioni. Accanto a una domanda importante (3,7 milioni di francesi hanno sperimentato la cocaina almeno una volta nella vita, e 1,1 milioni sono considerati consumatori perché la usano almeno una volta l’anno), ci sono i 5500 chilometri di coste, il più grande aeroporto d’Europa (Roissy-Charles De Gaulle) e una posizione geografica centrale che fanno del Paese una destinazione primaria e anche una piattaforma di smistamento.
Il rapporto «Stato della minaccia legata al traffico di stupefacenti», redatto dall’Ufficio antidroga (Ofast) del ministero dell’Interno e rivelato da Le Monde indica il boom della produzione mondiale di cocaina con 4000 tonnellate prodotte nel 2024. La Colombia nel 2023 ne ha prodotte da sola 2700, con un incremento del 53% rispetto al 2022, e il Perù 900 tonnellate. Il prezzo al consumo in Francia è calato, da 70 euro al grammo nel 2010 a 58 nel 2024, e i metodi di trasporto sono aumentati: i trafficanti si fanno sempre più ingegnosi, dalle finte pance in silicone da donna incinta ai vestiti impregnati di cocaina allo stato liquido al più complesso ma efficace sistema della dissimulazione chimica: la cocaina viene sciolta in un solvente, mescolata a prodotti comuni come shampoo o creme, e poi gli ultimi anelli della catena la estraggono di nuovo nei laboratori.
Spesso i trafficanti usano come prime tappe i territori d’Oltremare della Francia, per esempio la Martinica, la Guadalupa, la Guiana – dove nell’aeroporto internazionale della Caienna ogni passeggero viene sottoposto a un controllo antidroga – e la Polinesia francese. Qui, a metà luglio, gli uomini della dogana francese e dell’Ofast (l’ufficio anti-droga) hanno intercettato un veliero alle isole Marchesi e sabato il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, ha dato i risultati di quell’”operazione storica”: 1,7 tonnellate di cocaina, 2,3 quintali di metamfetamine, 11 pistole e 24 caricatori sequestrati.
Accanto alle organizzazioni criminali basate in Francia, con i loro legami legami con i cartelli sudamericani, le strutture più attive sono la ‘Ndrangheta calabrese, la Mocro Maffia marocchina-olandese, i clan dei Balcani, e poi i gruppi criminali turchi, asiatici, senegalesi e nigeriani. Un caso particolare è il cartello messicano di Sinaloa, che oltre a ricorrere ai consueti traffici ha organizzato poco lontano da Saint Tropez un laboratorio (scoperto e smantellato a maggio) con i propri «chimici» per fabbricare in loco droghe sintetiche.
3 agosto 2025
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