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ll microbiota è sempre più importante nelle cure contro il tumore

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Seguire una cura antitumorale, traendone il massimo vantaggio con i minimi effetti collaterali, dipende anche da fattori diversi dai farmaci prescritti e al tumore contro cui si lotta. Per esempio conta molto il microbiota, la popolazione delle specie di batteri che vivono nell’intestino: uno studio dell’Institut Gustave Roussy di Villejuif presentato al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) ha dimostrato che la disbiosi, l’alterazione della flora batterica con preponderanza di ceppi pro-infiammatori, si associa a una minor risposta all’immunoterapia mentre l’abbondanza di Akkermansia muciniphila, un batterio «buono», correla con una maggiore efficacia della cura. «A oggi non ci sono protocolli approvati per modificare il microbiota di persone con tumore in modo da migliorare l’efficacia delle terapie», ha commentato Arielle Elkrief del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, «però sappiamo, per esempio, che l’uso di antibiotici prima o dopo un’immunoterapia peggiora la sopravvivenza dei pazienti con tumore, perciò le prescrizioni devono essere oculate. Visto il ruolo del microbiota, si stanno iniziando a disegnare studi di immunoterapia oncologica che ne tengano conto e che, per esempio, impieghino probiotici, interventi nutrizionali specifici o fagi (virus che infettano batteri e che possono quindi modificare la flora intestinale, ndr)». In attesa di poter migliorare le cure anche così, molto si può fare con l’alimentazione o la gestione di parametri come la glicemia: uno studio presentato ad Asco da Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma, ha dimostrato che in persone senza diabete ma con glicemia alta l’immunoterapia per il melanoma metastatico funziona peggio, forse per un effetto negativo della glicemia sul grado di infiammazione.

28 giugno 2025

28 giugno 2025

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