Non ha mai nascosto, in questi primi mesi del suo mandato, il ruolo che il settore assicurativo deve avere. Soprattutto parlando del rapporto con il pubblico, con lo Stato. Giovanni Liverani, presidente di Ania da dicembre del 2024, ha messo fin da subito opportuni paletti: «Le assicurazioni non siano considerate una cassaforte da cui far provvista» aveva detto a luglio durante la sua prima relazione annuale. E ora ribadisce il concetto: «Il settore assicurativo in Italia è una parte fondamentale del sistema socio-economico del Paese. Uno strumento potentissimo».
Ma uno strumento ancora sottoutilizzato. Le basi solide però ci sono: il settore assicurativo nel 2024 ha raccolto complessivamente circa 170 miliardi di euro in premi lordi, investe asset per oltre 1.000 miliardi detenendo di fatto il 10 per cento del totale dei titoli di Stato circolanti e finanziando con il resto iniziative di economia reale.
Un contesto che consente a Liverani alcune considerazioni: «Occorre cambiare la percezione del sistema assicurativo — puntualizza il presidente —: noi possiamo spianare la strada per la soluzione di problemi di interesse collettivo giganteschi, ma lo Stato in cambio non deve sovratassare la nostra attività. Contando, soprattutto, che non gestiamo denaro nostro, ma denaro dei risparmiatori e che dobbiamo rimanere attrattivi per gli investitori, soprattutto quelli esteri che stanno riscoprendo il nostro Paese grazie ai progressi fatti di recente. Senza considerare che per noi non esistono sovraprofitti e se facciamo utili una buona parte finiscono nelle casse dello Stato con le imposte». Una grande incognita, in questo senso viene dalla Manovra Finanziaria per il 2026 con l’ipotesi di una tassa sugli extra-profitti delle banche.
Il prelievo
Il timore è che si possa pensare anche a un eventuale prelievo sulle assicurazioni: «Eventuali prelievi anomali a nostro carico non farebbero altro che depotenziare l’importantissimo ruolo sociale che svolgiamo per la protezione e la crescita del nostro Paese – ricorda Giovanni Liverani -. Negli anni scorsi, siamo stati sistematicamente penalizzati. In questi mesi ho avuto diversi incontri con il governo e ho potuto spiegare che l’assicurazione è uno strumento che protegge milioni di famiglie e imprese italiane e rende così l’Italia più forte e competitiva. Come ho detto, il settore è un bulldozer che può spianare la strada alla soluzione di problemi socioeconomici giganteschi: non si può con una mano pilotare questo bulldozer e, con l’altra, aprire il serbatoio e svuotarlo del carburante perché si ha bisogno di fare provvista. Se il messaggio è passato, e non ne dubito, allora non avremo grandi sorprese».
Le coperture
Quello che è certo però, secondo Liverani, è che un rapporto pubblico-privato è fondamentale. «Lo Stato — riassume — non riesce più a farsi carico di tutto. Tra rischi climatici, previdenza sociale e sanità la spesa pubblica non ce la fa a coprire tutto. Per questo abbiamo insistito per l’obbligatorietà della polizza contro le catastrofi naturali per le imprese e per questo stiamo lavorando perché anche le famiglie italiane siano messe in sicurezza. Per ora solo il 7 per cento delle case ha una copertura assicurativa. Una cifra decisamente troppo bassa».
Per Liverani, però, il tema più importante e che avrà un maggiore impatto sul sistema è quello dell’invecchiamento della popolazione: «Una buona notizia perché si vive più a lungo ma si rischia di vivere più fragili economicamente e fisicamente. Al momento secondo le stime sono 4 milioni le persone in qualche modo non autosufficienti. E per loro le soluzioni sono frammentarie e disomogenee. C’è sensibilità ma non ci sono ancora soluzioni come invece si è già fatto in tanti altri Paesi. In questo il mondo assicurativo può intervenire, secondo una logica di mutualità che, secondo la logica del “più sono i sottoscrittori, minore è il prezzo da pagare”, permetterebbe di curare e tutelare un gran numero di persone. Stesso discorso vale per la pensione integrativa. Ma un tema importantissimo è anche il servizio sanitario nazionale che, benché invidiatoci in tutto il mondo, va sostenuto con un secondo e terzo pilastro. Lo Stato e le regioni spendono quasi 140 miliardi per farlo funzionare ma non basta. I cittadini spendono in aggiunta 42 miliardi per sopperire anche a tutto ciò che non funziona. Una cifra intermediata solo per il 10 per cento da assicurazioni e fondi sanitari, ma che se aumentasse questa quota, potrebbe essere ricanalizzata, per esempio finanziando la libera professione intramuraria nelle strutture pubbliche di eccellenza».
Manca però ancora una consapevolezza diffusa. Il motivo per Liverani sta nella formazione, a oggi, carente: «Occorre educare i giovani fin dalla scuola. Per questo abbiamo firmato un protocollo di intesa con il ministro dell’Istruzione Valditara per una collaborazione con le scuole medie superiori, perché la cultura assicurativa diventi accessibile e coinvolgente, un vero e proprio strumento di sostegno sociale».
13 ottobre 2025
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