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L’intelligenza dei polpi: gli scienziati rivelano il loro “dizionario” segreto

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Quanto vorremmo dimostrare l’esistenza degli alieni! Da decenni esploriamo lo spazio alla ricerca di tracce di vita sugli esopianeti. A volte scopriamo indizi promettenti, altre volte nulla di concreto. Eppure, molti scienziati sostengono che l’esempio più sorprendente di “alieno” sia già accanto a noi: nei mari della Terra. È il polpo, un cefalopode che condivide con l’essere umano un antenato risalente a circa 600 milioni di anni fa. Nonostante la distanza evolutiva e biologica, la sua intelligenza affascina e sorprende gli scienziati, ricordandoci quanto la vita possa evolversi in modi diversi.

Come noi, i polpi possiedono straordinarie capacità comunicative, ma le esprimono usando soltanto i movimenti delle braccia (attenzione: braccia, non tentacoli!). Uno studio pubblicato la scorsa settimana su Scientific Reports ha rivelato che questi animali scelgono con precisione quale braccio impiegare a seconda dell’attività: quelli anteriori per esplorare, quelli posteriori per muoversi, senza alcuna preferenza tra destra e sinistra. 

Decifrare il linguaggio corporeo

I ricercatori del Marine Science Laboratory della Florida Atlantic University hanno analizzato 25 video di tre specie di polpi selvatici (Octopus vulgaris, O. insularis, O. americanus) durante compiti di caccia, esplorazione e spostamenti sul fondale. Gli habitat studiati erano diversi: barriere coralline, praterie di posidonia e fondali sabbiosi. Inoltre, ogni sequenza, dalla durata di svariate ore, è stata rivista otto volte per catalogare ogni gesto con dovizia di particolari. L’obiettivo era costruire un vero e proprio “dizionario visivo”. Il risultato è sorprendente: i polpi sono in grado di compiere quattro movimenti fondamentali, dodici azioni di base e quindici comportamenti complessi. In totale si tratta di quasi quattromila azioni distinte, spesso eseguite in simultanea da braccia diverse. Un livello di coordinazione che ridisegna i confini di ciò che pensiamo sia possibile nel comportamento animale. «Noi tendiamo a misurare l’intelligenza a seconda di quanto si avvicina a noi, ma il polpo ci mostra come si possano avere comportamenti sofisticati pur avendo un’anatomia e una storia evolutiva del tutto diverse», interviene Simone Pollo, etologo e professore associato di Filosofia morale presso la Sapienza-Università di Roma, in libreria con il saggio Considera gli animali (Laterza, 2025).

Materia grigia

Gli scienziati hanno osservato che la straordinaria varietà di movimenti nasce da soli quattro tipi di deformazione delle braccia: accorciamento, allungamento, piegamento e torsione. Tra questi, il piegamento rappresenta da solo il 70% dei movimenti, seguito dall’allungamento (22%). Con circa 500 milioni di neuroni – un numero paragonabile a quello di un cane – i polpi coordinano una plasticità motoria sorprendente. Secondo i ricercatori, la ragione di questa abbondanza di “materia grigia” risiede nel cosiddetto foraggiamento estrattivo: mentre altri animali seguono strategie fisse per procurarsi il cibo – come la rana che cattura insetti con la lingua – i polpi devono inventare, nascondersi tra le conchiglie e manipolare le prede, un lavoro mentale molto più complesso. Le braccia dei polpi mostrano una certa specializzazione dei compiti: alcune anteriori per esplorare, altre posteriori per muoversi. Tuttavia, usano entrambe le braccia con la stessa frequenza, dimostrando un vero ambidestrismo. È soprattutto la punta, l’equivalente delle nostre falangi, a deformarsi di più, grazie a una sensibilità acutissima e a capacità motorie ineguagliabili.

Il cambio di paradigma

Osservare questi comportamenti ci costringe a rivedere non solo le evidenze etologiche, ma anche le nostre idee su intelligenza e coscienza, aprendo una prospettiva filosofica. «Dire, come faceva il grande Cartesio, che un animale è solo un orologio è una forma di neurosi filosofica: una negazione dell’evidenza che ci mostra come molti animali abbiano comportamenti che intuitivamente riconosciamo come coscienti», continua Pollo. Allo stesso modo, ricondurre tutto al materialismo, ovvero voler giustificare l’intelligenza in funzione delle cellule nervose, rischia di essere altrettanto riduttivo. E se per Wittgenstein “se anche un animale dovesse parlarci, noi non lo capiremmo”, Pollo invita a spostare il focus sul ruolo evolutivo che l’antropomorfizzazione degli animali ha giocato. Riconoscere l’intelligenza nel non-umano, spiega, è una capacità che l’evoluzione ha selezionato per aumentare la nostra empatia e il nostro successo nell’ambiente. «L’evoluzione non ha progetti né gerarchie: intelligenza, cognizione ed emozioni si sono costituite per prove ed errori nelle differenti specie. L’evoluzione è un bricolage. Per questo dobbiamo conoscere la storia di ciascun essere vivente. Solo così possiamo capire davvero che cosa significhi essere intelligenti sulla Terra».

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Riferimenti:  Bennice, C. O., Buresch, K. C., Grossman, J. H., Morano, T. D., & Hanlon, R. T. (2025). Octopus arm flexibility facilitates complex behaviors in diverse natural environments. Scientific Reports, 15, 31875. https://doi.org/10.1038/s41598-025-31875

16 settembre 2025

16 settembre 2025

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