Gli italiani, mediamente, si informano seguendo di più la comodità che la credibilità. Infatti, 8 su 10 ammettono di aver trovato difficoltà a capire se una notizia sia vera o falsa, ma allo stesso tempo tendono a informarsi su quei canali che ritengono meno affidabili. Considerano l’informazione importante (quasi per 7 su 10), ma la maggioranza dedica meno di mezz’ora al giorno per scoprire che cosa succede nel mondo. Sono alcune delle considerazioni che emergono da «Senza filtri: l’informazione nell’epoca della disintermediazione tra opportunità e caos», ricerca condotta da Inc (società di consulenza e Pr) e AstraRicerche. Un paradosso, nell’Italia di oggi: dai dati emerge infatti come i giornalisti vengano ritenuti ancora molto affidabili, ma siano meno seguiti.
Tra consumi e attendibilità
Nel consumo di informazioni degli italiani, la televisione resta il mezzo più utilizzato (dal 70,8%), seguito da familiari, amici e conoscenti (61,6%), dai social network (60%) e dagli strumenti di messaggistica con canali dedicati (57,1%). Gli aggregatori di notizie sono utilizzati dal 46,5% degli intervistati dell’indagine, la radio dal 43,7%, i siti e portali internet dal 42,6%. E poi arrivano i quotidiani cartacei e online (40,4%), i podcast e i video (38,1%) e i periodici/riviste (29,7%). Ma se si guarda al grado di credibilità, la situazione si capovolge: i social network e gli strumenti di messaggistica sono ritenuti meno affidabili rispetto ai media tradizionali. La televisione (42,3%) e i quotidiani (40,8%) sono considerati i mezzi più attendibili. E i giornalisti sono percepiti più affidabili (41,7%) rispetto influencer, youtuber, tiktoker (8,2%) e personaggi pubblici (17,6%).
Fake news e nuove tecnologie
Più di 6 intervistati su 10 dichiarano di dedicare meno di 30 minuti al giorno all’informazione, solo il 13,4% lo fa per un’ora o più. Mentre quasi l’80% delle persone verifica spesso (28,2%) o a volte (50,6%) una notizia altrove. Dalla ricerca emerge quindi come, con la proliferazione dei mezzi di informazione, sia piuttosto diffusa la preoccupazione per le fake news. Tanto che la difficoltà nel capire se una notizia è falsa viene percepita come media: così così per il 41,7% delle persone, abbastanza per il 34,2%, molto difficile per il 6,9%. A contribuire una percezione del rischio più alta contribuiscono anche le logiche di siti e portali online (che mostrano notizie personalizzate in base alle abitudini degli utenti) e le nuove tecnologie: l’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle sintesi delle notizie viene per ora vista come un rischio, più che come un aiuto: prevalgono i timori di informazioni non corrette (58,4%) e di una minore sollecitazione alla verifica delle fonti (57%) rispetto al sostegno dato agli utenti (37,9%).
27 giugno 2025
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