
«La corsa è la mia vita. Metto le scarpe, esco in qualsiasi posto, mi sento libera». Mariacristina Gribaudi corre da 51 anni, dieci, dodici chilometri al giorno, meglio la mattina presto alle 6.30. Ha iniziato a 15 anni e non si è più fermata. Trevigiana, imprenditrice al vertice della Keyline, azienda leader mondiale nella duplicazione di chiavi, presidente dei Musei Civici di Venezia, presidente del Comitato di gestione del Campiello, nel cda di molte altre società, Mariacristina Gribaudi, 66 anni compiuti a maggio, 6 figli che oggi hanno dai 32 ai 40 anni, da sempre si divide tra sport, azienda e famiglia. Con la corsa inizia ogni giornata, non c’è pioggia, neve, afa, che la fermi. E le grandi maratone, da New York a Atene, le ha fatte tutte.
Gribaudi, com’è nata la passione per la corsa?
«Ho iniziato a 15 anni solo perché mi piaceva correre. Infilavo un vecchio paio di Superga e con la mia cagnolina Piccola macinavo chilometri sulla spiaggia, da Porto Santa Margherita a Caorle. La passione è nata lì. Sono 51 anni che corro e non ho nessuna intenzione di fermarmi. Non sfido gli altri, solo me stessa, lo faccio per me, per vedere fino a dove arrivo. Mi fa sentire libera, in pace, mi svuota la mente».
Ha un luogo del cuore per allenarsi?
«Corro ovunque. Quando sono in una città nuova, sia per lavoro o in vacanza, la prima cosa che faccio è andare a correre, è il mio modo di conoscere quel posto, percorrerlo, entrarci dentro. Direi che è il mio modo per conoscere il mondo, osservare altre vite. Un mese fai ai giardini di Sant’Elena a Venezia, alle 6.30 di mattina, ho incrociato una signora anziana, sola, che divideva i biscotti con il suo cane, una scena bellissima, mi sono seduta lì con lei».
Corre in compagnia?
«Di solito corro da sola, adoro la solitudine e la corsa è anche solitudine. Imparare a stare soli con sé stessi è un grande esercizio per riuscire a isolarsi in mezzo agli altri, quando è necessario. La maratona è solitaria, nel percorso ci sono altre persone con cui condividere il viaggio, ma è sostanzialmente un’esperienza solitaria. Preferisco sempre correre da sola, amo il silenzio, non sopporto ci sia qualcuno vicino che inizia a parlarmi…».
Cosa significa per lei la corsa?
«È un esercizio mentale oltre che fisico. È meditazione, mette in contatto con la parte più interiore, libera dai fronzoli esterni, toglie ansia, aiuta a concentrami e anche a prendere le decisioni giuste. E mi riallinea con la mia bambina interiore, porta pace e serenità. Nei momenti difficili della mia vita, ho sempre infilato le scarpe e sono andata a correre».
Com’è la sua routine sportiva quotidiana?
«Mi alzo alle 6, vado a correre alle 6.30, se non corro vado in palestra. Alle 7.30 inizio la mia giornata lavorativa, piena di energia. A Padova, durante il lavoro per il Campiello, alla mattina arrivavo a fare colazione con i componenti della giuria dei Letterati dopo due ore di corsa… La sera di solito ceno verso le 19 e per le 22 vado a dormire. Mangio in modo semplice, niente condimenti, pochissima carne, mai carni rosse, molta frutta e verdura del mio orto di Vittorio Veneto, tante insalatone, zuppe, riso integrale, legumi, tutto in piccole porzioni. Stare bene, in salute, è una disciplina di vita».
Quali sono le principali maratone internazionali che ha fatto?
«La maratona di New York, quella di San Diego, poi Berlino, Atene, San Francisco. Ho corso a Dubai con una temperatura di + 30 gradi alle 6 di mattina e a San Candido in montagna a -10 gradi. Nella mia valigia l’outfit da corsa non manca mai, è la prima cosa. Poi magari dimentico vestito da sera o scarpe con i tacchi…»
È una passione che condivide con il marito Massimo Bianchi o con i sei figli e figlie?
«Con mio marito, che è stato triatleta, ho fatto delle belle corse. Lo sport ci tiene molto uniti, programmiamo sempre le nostre giornate pensando ai momenti dedicati allo sport, Con un partner sul divano a fumare una sigaretta non sarei resistita un giorno. È capitato negli anni che figli e figlie venissero a correre con me, o mi seguissero in bicicletta. Quando erano piccoli, correvo spingendo il passeggino».
A 66 anni appare in perfetta forma fisica e piena di energia, merito dello sport?
«Lo sport è una garanzia di salute e benessere. Al di là dell’estetica, correre con dieci chili in più è come portarsi addosso uno zaino pesantissimo, molto faticoso, logora legamenti, muscoli, ma anche il cuore. Quindi l’attenzione all’alimentazione per mantenere il corpo scattante per me è una disciplina di benessere. L’estetica non passa attraverso il bisturi, ma attraverso lo sport».
Ci sono anche altri sport nella sua vita?
«Sì, alterno bicicletta, palestra, tennis, lo sci che adoro. E ho scoperto il golf dopo incontri di team building aziendali sui campi da golf, anche se per me che sono iperattiva il golf è uno sport troppo lento… Ma ho trovato un compromesso, prima vado a correre, poi gioco a golf. Muoversi è fondamentale per stare bene, bastano anche 40 minuti di camminata e si sta meglio. Per la qualità della mia vita e del mio benessere devo muovermi».
La corsa aiuta nell’attività di imprenditrice e manager culturale?
«La resilienza che insegna la corsa la porto nel lavoro di imprenditrice e manager. La corsa è una sfida continua, insegna a affrontare i cambiamenti, a resistere e adattarsi. Lo sport mi ha dato forza, mi ha anche aiutata a crescere sei figli, quella sì è stata la vera impresa titanica della mia vita».
Come runner i posti più belli?
«Hide Park a New York, la spiaggia di San Diego, Yosemite Park, Yellowstone Park. E con la neve d’inverno a San Candido».
È tifosa di qualche sport?
«Non seguo il calcio e non ne capisco nulla. Sono invece appassionata di tennis e fan di Sinner: ho giocato spesso a tennis nel campo di San Candido, dove giocava anche lui. L’Alto Adige è un posto che frequento molto. Gli altoatesini possono sembrare persone rigide ma in realtà sono solo concentrati sulle cose che contano e hanno molto chiara l’idea di sacrificio, fatica, concentrazione».
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9 agosto 2025
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