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Lega, la resa dei conti dopo il voto. Attacchi a Vannacci. Lui: non mollo

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Matteo Salvini non commenta. E già questo è un indizio chiaro che il risultato della Lega in Toscana, fermatasi a un modesto 4,3 per cento e scavalcata da Forza Italia, ha lasciato il segno. Sotto accusa c’è soprattutto Roberto Vannacci, vicesegretario che ha avuto l’incarico di coordinare la campagna elettorale e che ha deciso la composizione delle liste. Ma i malumori indirettamente sono indirizzati anche al vertice del partito, accusato di aver lasciato troppo mano libera al generale-eurodeputato sia nella scelta delle persone che dei toni da usare nella polemica politica.

Salvini dirà sicuramente la sua questa sera dal palco di Padova dove aprirà ufficialmente la corsa alla riconquista del governo del Veneto (e anche lì c’è il nodo Zaia ancora da sciogliere), ma intanto parlano gli altri protagonisti, diretti o indiretti, del tracollo toscano. E non ne esce uno spettacolo di armonia e concordia, anzi. Emerge ciò che era già evidente nelle scorse settimane: c’è una Lega vannacciana, con approccio e cavalli di battaglia che guardano a destra, e un’altra che fa riferimento ai valori e alle parole d’ordine storiche del partito.

Vannacci, con il suo imprinting militare, non indietreggia di fronte alla sconfitta: «Chi pensa che io mi fermi, non mi conosce. Chi pensa che io mi scoraggi, sbaglia. Questi sono i risultati che mi fanno andare avanti ancora più determinato. Grazie a tutti i patrioti che hanno voluto sostenere la Lega in questa battaglia impari, noi andremo sempre avanti». E perché sia ancora più chiaro il concetto, aggiunge: «Quando mi attaccano riconoscono in me il ruolo di loro primo nemico. E io ne sono lusingato».

Ci pensa Massimiliano Simoni, già paracadutista nella Folgore, fedelissimo del generale nell’associazione Il mondo al contrario, unico eletto della Lega in Consiglio regionale (perché unico candidato nel listino blindato), a mettere benzina sul fuoco: «Quelli che si lamentano sono espressione di una Lega stantia e logora che non ha più nulla da dire. Molti hanno abbandonato la barca per non assumersi responsabilità. Quattro mesi fa avevamo commissionato un sondaggio che dava la Lega al 2 per cento. Solo il nostro impegno ci ha fatto ottenere più del 4 per cento». Il vicesegretario non era candidato e non c’era il suo nome nel simbolo, si fa osservare. Non poteva essere un valore aggiunto. E poi, nuovi affondi contro «i tromboni che se ne sono andati perché avevano paura di non essere rieletti» e contro Giovanni Galli, «un miracolato che voleva essere candidato solo come capolista».

Susanna Ceccardi, nel 2020 candidata presidente in Toscana, oggi collega di Vannacci a Bruxelles, dopo le critiche sollevate in campagna elettorale per la gestione non condivisa (che le sono valse il rimbrotto di Salvini) evita parole di rivalsa ma affida ai social una riflessione che contiene una puntura di spillo: «Un abbraccio speciale a Elena Meini, la più votata della Lega in Toscana, che purtroppo non entra in Consiglio regionale a causa di una legge elettorale che non premia chi lavora davvero sul territorio — tiene ad aggiungere — abbiamo dimostrato che le donne coraggiose non hanno bisogno di quote o paracaduti per far vedere il proprio valore». E chissà a chi è riferito il termine «paracaduti».

Dal capogruppo al Senato e segretario della Lega lombarda Massimiliano Romeo arriva una valutazione critica che allarga lo sguardo: «Queste elezioni in Toscana confermano ancora una volta l’importanza che ha il territorio per la Lega. Perché va bene il contributo di chi può dare un valore aggiunto, ma se si perde l’identità, il territorio e la militanza non ci si può meravigliare del calo di fiducia». E Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di FdI, osserva: «Quando Matteo Salvini in prima persona seguiva le elezioni in Toscana la Lega prendeva altri risultati rispetto ad ora».

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15 ottobre 2025

15 ottobre 2025

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