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Le scuole di H-Farm vendute agli inglesi, il fondatore Riccardo Donadon: «Torneremo a investire in startup. Cedola straordinaria? Può essere»

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«Sono almeno due anni che il progetto Education è oggetto di grandi attenzioni da parte degli specialisti del settore. È l’investimento più bello che abbia mai fatto: difficilissimo per Nerd come noi, ma di una bellezza profonda. E l’operazione è la conclusione naturale del nostro modello di business». Guarda alle scuole di Ca’ Tron, Vicenza e Rosà, 1.200 studenti dall’infanzia alle superiori, cedute per 40 milioni al colosso privato inglese del settore Nord Anglia, che di istituti ne ha 80 in 34 Paesi, con la logica usata per le startup, Riccardo Donadon, fondatore e amministratore delegato di H-Farm, la società quotata in Borsa dell’educazione e innovazione, basata nella tenuta di Ca’Tron, a Roncade, nel Trevigiano.
E risponde così, dall’estero, il giorno dopo la notizia dell’operazione, con cui la società del trattorino rosso ripartirà senza una quota del 56% dei ricavi, con un piano industriale da rifare, insieme alla rincorsa all’equilibrio dei conti. Per lui la prospettiva da cui guardare è diversa: «Siamo investitori in startup – dice -. H-Farm lo fa dal 2005 e l’obiettivo è costruire un ecosistema innovativo di fronte alla laguna: costruisce startup, le accelera e le vende. Dieci anni è il limite per gli investimenti; quelle nell’Education sono nate tra 2016 e 2017. Era il loro tempo: fa parte del modello».

Generali, proprietario di Ca’ Tron, o il fondo immobiliare sottostante a H-Farm, hanno avuto un ruolo nell’idea della vendita?
«Assolutamente no, non c’è mai stata nessuna ingerenza: non ce ne sarebbe motivo».

Da quanto ci stavate lavorando?
«Meno di sessanta giorni. Volevamo stare nei nostri tempi, ma non avevamo fretta: volevamo dialogare solo con i numeri uno».

Il valore sono 40 milioni…
«Più o meno: nei prossimi giorni si chiudono i numeri. Saranno versati al closing, che avverrà entro l’estate, più un earn-out (una possibile integrazione di 5 milioni, ndr)».

… o 34, dedotti i 6 di posizione finanziaria netta?
«Posso dire che è un dettaglio? La cosa rilevante è che il più grande gruppo al mondo, con le scuole più belle del pianeta, sia entrato in Italia e abbia scelto le tre H-Farm School. Ha detto bene il presidente della Regione, Luca Zaia: dobbiamo esserne orgogliosi. Il progetto ambizioso è di costruire un ecosistema innovativo di eccellenza. Su questo la sintonia tra me e il mio socio Giancarlo Broggian è totale».

A settembre le scuole ripartono sotto Nord Anglia?
«Assolutamente sì: sarà un onore».

Cosa cambia per studenti e famiglie?
«Ci saranno tantissime cose, dalla partnership col Mit agli scambi internazionali. Per le famiglie sarà un’esperienza bellissima: più opportunità internazionali, più risorse, più competenze».

Cosa comunicherete?
«Le famiglie hanno ricevuto una lettera giovedì sera. Sono tranquille e giustamente orgogliose. Ai professori che erano tutti in H-Farm l’ho comunicato io e abbiamo festeggiato. Nord Anglia ha un team stellare».

E le rette?
«Non cambierà nulla».

Il comunicato sulla vendita dice che lei resterà presidente. Chi gestirà le scuole?
«La stessa squadra di oggi. Tutti confermati. Ci hanno voluti nella famiglia, perché stavamo lavorando bene. Ci metterò ancora più impegno».

Con le altre attività che restano in H-Farm, il college, la business school, Big Rock e le startup, cosa farete?
«Continueremo nel lavoro di farle crescere. Il college è un altro gioiellino: quest’anno dovremo avvicinarci a 400 nuove matricole. Abbiamo bisogno di spazi».

Infatti parlate di sviluppo immobiliare: vi riferite alla creazione di nuovi posti letto? Lo sviluppo passerà attraverso voi o il fondo immobiliare?
«Ci riferiamo ai posti-letto ma non solo. Lo sviluppo passerà attraverso di noi e poi vedremo».

Sulle attività che restano in H-Farm pensate a vendite?
«Quando sarà il momento sì: è il nostro modello».

Quali sono i piani ora? A novembre, comunicando i conti 2024, scrivevate che H-Farm dal 2025 riprenderà in maniera strutturale gli investimenti in startup.
«Torneremo di sicuro sulle startup e molto più attivi anche negli investimenti. Abbiamo gioielli che crescono in H-Farm, ma anche due progetti molto ambiziosi».

I nuovi progetti…
«Qualche settimana fa è nata H-Eealth e ne abbiamo uno bellissimo sullo sport».

Ma quindi tornerete a fare l’incubatore-acceleratore?
«Il tema è che non abbiamo mai smesso. Solo negli ultimi cinque anni avremo investito in almeno 20 startup e in un fondo che le supporta».

Stante i fondi che entreranno, farete ancora l’aumento di capitale che va deliberato entro il 30 giugno?
«Questo è in discussione».

E pensate a dividendi straordinari ai soci?
«Potrebbe accadere».

Ripartite con una società dimezzata per dimensione, in cui gli elementi che determinano le perdite non sono granché variate.
«Non vediamo il tema: seminiamo e ripartiamo».

Temete contenziosi dai soci dissenzienti appena liquidati, o da altri stakeholder, sui 40 milioni in arrivo ora?
«Assolutamente no».


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30 giugno 2025

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