Home / Politica / Le regole per l’Intelligenza artificiale e il derby tra Crosetto e Mantovano

Le regole per l’Intelligenza artificiale e il derby tra Crosetto e Mantovano

//?#

È in corso un derby nel governo e lo giocano Guido Crosetto e Alfredo Mantovano. Il terreno della sfida è il «dominio cyber» che coinvolge tanto la difesa quanto la sicurezza. Arbitra Giorgia Meloni. 

La questione è molto delicata, riguarda le competenze del ministro della Difesa e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio sullo spazio digitale, indicate nel disegno di legge con cui il governo intende regolare l’uso in Italia dell’Intelligenza artificiale. Un ambito strategico che comprende la tutela delle garanzie democratiche e della sovranità nazionale, minacciate dall’impiego massiccio dell’AI nella guerra ibrida.

La controversia è legata al modello di organizzazione stabilito dal testo all’esame del Parlamento. E che Crosetto considera «asimmetrico» in numerosi ambiti, finendo per penalizzare il ruolo della Difesa rispetto alla Sicurezza, guidata a palazzo Chigi da Mantovano. Perciò chiede che il ddl sia modificato. Il punto è che il provvedimento è stato licenziato dalla Camera in seconda lettura un paio di settimane fa e ora attende l’approvazione finale del Senato.

Non è chiaro il motivo per cui Crosetto si sia mosso solo dopo il voto di Montecitorio. Né se ci sia stato o meno un confronto preventivo nell’esecutivo. Ma è certo che una settimana fa la premier è stata formalmente investita del caso. La tesi del ministro è che la Difesa debba avere un ruolo più incisivo nel dominio cibernetico, alla luce del contesto geopolitico internazionale e dell’uso massiccio dell’AI, che ha fatto aumentare gli attacchi nello spazio digitale in quantità e velocità. L’azione di contrasto è diventata così parte integrante delle operazioni della Difesa, tanto da farne un obiettivo strategico da tutelare come le infrastrutture critiche, i sistemi difensivi e le organizzazioni militari.

D’altronde, nella Relazione annuale dei servizi di sicurezza c’è un dato che colpisce: nel 2024 l’Italia ha subito il 10% degli attacchi globali complessivi. Un’offensiva senza precedenti che è legata alla postura tenuta dal governo nel conflitto russo-ucraino. E che Mosca sia ispiratrice degli attacchi lo si ricava da un dossier riservato della Difesa: da agosto 2023 la strategia di manipolazione informativa «Storm-1516» — dietro la quale si celano attori legati alla Russia — ha condotto 77 operazioni documentate fino a marzo 2025, tutte finalizzate a indebolire il sostegno Occidentale a Kiev, influenzare i processi elettorali e delegittimare istituzioni e figure pubbliche tramite un uso massiccio di deepfake generati e diffusi con tecnologie di AI.

Crosetto ritiene quindi essenziale che la Difesa possa assolvere al proprio «mandato costituzionale» presidiando «pienamente» il dominio cyber e il relativo sviluppo e uso dell’Intelligenza artificiale. E contesta le numerose «asimmetrie» nelle deleghe prodotte dal disegno di legge. Si va dall’attuazione della strategia nazionale per l’AI al monitoraggio dei sistemi di Intelligenza artificiale nello spazio cibernetico; dalla presenza della Difesa nel Comitato di coordinamento presso la presidenza del Consiglio, alla partecipazione con propri rappresentanti negli organi di governo che decidono sui fondi di venture capital per investimenti nel settore. Tradotto: il ministro chiede un coinvolgimento paritetico dei comparti Difesa e Sicurezza. Ecco qual è la posta in palio nel derby con il sottosegretario alla Presidenza che ha anche la delega sui Servizi. Ora toccherà a Meloni trovare una soluzione. E in tempo utile, visto che il ddl ha iniziato l’iter al Senato e senza modifiche diverrebbe legge.

Ma di tempo, secondo Crosetto, ce ne sarebbe. Il provvedimento italiano si muove infatti nel solco del Regolamento europeo sull’Intelligenza artificiale, l’AI Act, approvato un anno fa e che prevede un’applicazione graduale entro il 2026, così da consentire alle aziende produttrici di software utilizzati in sistemi ad «alto rischio» di conformarsi agli standard tecnici. Ma la difficoltà incontrata dai due comitati europei — chiamati a definire gli standard su una materia così intricata e che tocca diritti fondamentali — sta producendo ritardi. Ed è assai probabile che la scadenza europea venga posticipata. Perciò un’ulteriore modifica del ddl italiano sarebbe possibile. Per Crosetto è necessaria.


Vai a tutte le notizie di Roma

<!–

Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.–>

Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma

12 luglio 2025

12 luglio 2025

Fonte Originale