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Le regole d’ingaggio Nato per gli sconfinamenti di caccia e droni russi: intercettare, scortare e, «se necessario», colpire

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DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES – Tutto si gioca attorno a due parole: «Se necessario», pronunciate in un’intervista rilasciata a Fox News. Dietro a quell’espressione ci sono le regole di ingaggio della Nato di fronte agli sconfinamenti di caccia e droni russi. Il segretario generale dell’Alleanza atlantica Mark Rutte ha detto di essere «totalmente d’accordo con il presidente Trump» sul fatto che la Nato potrebbero abbattere i caccia russi che invaderanno il territorio dei Paesi alleati, aggiungendo però «se necessario».

Se finora la consuetudine è sempre stata, in caso di sconfinamento, quella di intercettare, scortare ed eventualmente costringere un velivolo ad atterrare, ora le parole di Trump rischiano di avere un impatto sulle regole di ingaggio, dando una legittimazione politica a un eventuale abbattimento. E creano anche un’aspettativa di azione immediata a prescindere dal tipo di violazione, senza distinzione tra il caso di un vero sconfinamento e il semplice ingresso in una zona internazionale. Trump offre quindi sostegno al premier polacco Tusk che aveva promesso che avrebbe reagito alle prossime provocazioni russe con l’abbattimento dei velivoli, mentre Germania e Italia avevano invitato alla cautela. Per il ministro della Difesa tedesco Pistorius non si deve fare «a Putin il favore» di cadere «nella trappola dell’escalation».

Al termine del Consiglio Nord Atlantico martedì scorso, Rutte aveva spiegato come intende reagire l’Alleanza. «Valuteremo sempre i pericoli, se si tratti di una minaccia diretta alla nostra difesa generale, alla nostra posizione, e agiremo sempre di conseguenza», aveva detto il segretario generale della Nato aggiungendo che ciò «che faremo sempre è assicurarci di reagire in modo proporzionato». Dunque i piloti da combattimento e i militari «valuteranno costantemente le minacce» e se sia necessario scortare gli aerei fuori dal territorio alleato «ma se necessario, e il presidente Trump ha perfettamente ragione, faremo anche di più. Il massimo per proteggere il nostro popolo», ha ribadito ieri Rutte. Messaggio che è stato consegnato direttamente anche a Mosca, questa settimana, da inviati britannici, francesi e tedeschi in un incontro a porte chiuse riferito da Bloomberg.

Gli sconfinamenti non sono una pratica di adesso. Nel solo 2023 gli alleati sono decollati oltre trecento volte per intercettare e identificare aerei russi in prossimità dei confini dell’Alleanza. Fin dalla Guerra Fredda vale la tattica «io ti sorveglio, tu mi sorvegli». Gli schieramenti si tengono d’occhio nei cieli ma anche in mare con missioni affidate ai sottomarini. E in alcune occasioni i voli servono a stuzzicare l’avversario, a testare le difese. Di solito vengono rispettate delle regole di ingaggio, con una coppia di caccia mandata a intercettare l’intruso: uno si avvicina, il secondo resta «in guardia».

Ci possono essere comunicazioni sui canali di emergenza, uso dei radar e semplice «contatto» a distanza per indurre il velivolo ad allontanarsi. La Nato, fin dal 2004, ha adottato un pattugliamento massiccio, rinforzato dopo l’invasione dell’Ucraina e condotto con una sorveglianza eseguita da mezzi dotati di sistemi elettronici. Ovviamente lo scenario diventa più grave se c’è una violazione dei confini. Vera o presunta. Ora la guerra in Ucraina e la crescente tensione tra Nato e Mosca hanno aumentato la sensibilità dei Paesi al confine con la Russia e anche il rischio di un’escalation.

25 settembre 2025 ( modifica il 25 settembre 2025 | 22:35)

25 settembre 2025 ( modifica il 25 settembre 2025 | 22:35)

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