
Anche le piante marine come la Posidonia oceanica possono ricordare alcuni eventi stressanti vissuti, come il caldo, memorizzandoli con delle «etichette» nel Dna. A scoprirlo lo studio internazionale pubblicato sulla rivista New Phytologist, guidato dall’Italia con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, che ha visto la partecipazione anche dell’università di Trieste. La ricerca Priming for Seagrass Resilience: DNA methylation and Transcriptomic Insights into Heat Stress Memory in Posidonia oceanica seedlings rappresenta un traguardo importante per capire come le piante marine riescano ad affrontare le condizioni avverse e apre nuove strade per la conservazione e il ripristino degli ecosistemi marini.
I dati ottenuti dai ricercatori guidati da Jessica Pazzaglia hanno permesso di individuare il meccanismo che permette alla Posidonia di ricordare gli stress ambientali: la pianta aggiunge particolari molecole al Dna come in una sorta di promemoria chiamato «priming», che permette all’organismo di reagire in maniera più efficace quando si ripresentano le stesse condizioni. «Abbiamo osservato che le piantine sottoposte a un evento di priming termico mostravano risposte molto più efficaci a successivi stress da calore, investendo maggiormente nella crescita rispetto alle altre», spiega Pazzaglia. «Le nostre ricerche forniscono le basi per approcci innovativi che potrebbero migliorare la resilienza e il successo dei progetti di restauro delle praterie marine», aggiunge Gabriele Procaccini della Stazione Zoologica Dohrn, tra gli autori dello studio, evidenziando nuovi potenziali strumenti per affrontare le sfide della crisi climatica nel Mediterraneo.
13 giugno 2025 ( modifica il 13 giugno 2025 | 10:22)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
13 giugno 2025 ( modifica il 13 giugno 2025 | 10:22)
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