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Le isole Cook abbandonano la Cina per collaborare con gli Usa sulla gestione dei fondali marini

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A poche ore dall’annuncio dell’avvio dei colloqui per la cooperazione sulle risorse minerarie dei fondali marini nelle Isole Cook, l’accordo c’è già.
E segna una svolta. Se, sino a ora, a occuparsi dello studio e della ricerca sulle risorse minerarie dei fondali marini in questo arcipelago è stata la Cina, da ora in poi a guidare il progetto saranno gli Stati Uniti. L’annuncio arriva in occasione del 60mo anniversario dell’autogoverno delle Isole Cook in libera associazione con la Nuova Zelanda.

Che cosa prevede l’accordo

L’accordo che le autorità di queste isole hanno siglato con gli Stati Uniti sulla carta ha l’obiettivo di «cooperare più ampiamente sulla gestione responsabile dei minerali dei fondali marini, con l’impegno per il progresso scientifico, la prosperità reciproca, l’autosufficienza economica e la tutela ambientale», spiegano le parti, e in una nota sottolineano lo «sviluppo responsabile» delle risorse sottomarine dell’arcipelago. 
«I minerali dei fondali marini sono fondamentali per sviluppare e alimentare la tecnologia di oggi e di domani», precisa il dipartimento di Stato americano.  Un accordo precedente, siglato alla fine di febbraio, prevedeva che a compiere questa «esplorazione dei fondali» fosse la Cina, particolarmente attenta a espandere la propria influenza in Oceania e alla posizione strategica di queste isole. Ora, invece, al timone c’è Trump.

Cosa c’è in fondo a mari delle isole Cook?

Nel piccolo stato nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico giace una miniera molto preziosa: uno dei più grandi giacimenti di minerali al mondo. 
E il patrimonio che su questi fondali si può intercettare fa gola a tanti. Qui le compagnie minerarie sperano di arrivare a guadagnare miliardi estraendo noduli polimetallici e ciottoli delle dimensioni di una patata carichi di manganese, cobalto, rame e nichel. Materiali che sono diventati essenziali per l’economia globale. Ma non solo. Sul fondo di queste terre si trovano anche cobalto e nichel, utilizzati anche nella produzione di batterie e tecnologie militari avanzate. Attualmente, sebbene l’esplorazione dei fondali marini qui sia molto avanzata, nessuna azienda o paese ha ancora avviato una vera e propria produzione commerciale anche se il dipartimento di Stato americano precisa che le aziende legate agli Stati Uniti «sono in prima linea» nella ricerca e nell’esplorazione mineraria di questi fondali.

Le proteste degli ambientalisti

Sul progetto che agli atti viene definito come di «sviluppo responsabile delle risorse minerarie dei fondali marini e cooperazione nello sviluppo dei fondali marini e cooperazione per promuovere la ricerca scientifica», gli  ambientalisti temono che devasterà gli ecosistemi. A metà strada tra la Nuova Zelanda e le Hawaii, le 15 isole e atolli contano oltre 13mila abitanti. Tra i Paesi più all’avanguardia nell’esplorazione della propria zona economica esclusiva, nelle Cook si punta sulle risorse sottomarine per garantire prosperità economica a lungo termine. E la collaborazione appena avviata rappresenta una nuova fase di condivisione di interessi nel settore minerario sottomarino. Ma i due Paesi promettono: «Ci impegniamo a promuovere trasparenza, tutela ambientale e innovazione scientifica nello studio delle risorse oceaniche profonde».

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6 agosto 2025 ( modifica il 6 agosto 2025 | 12:12)

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