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Le banche dei «vip» puntano su Torino: è caccia ai 100 miliardi dei super ricchi

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Sempre meno sportelli per le famiglie (due Comuni su tre in regione sono rimasti senza una banca di prossimità), sempre più private banker in giacca e cravatta a caccia dei grandi patrimoni dei ricchi piemontesi. Oggi a Torino, in corso Vittorio Emanuele II, inaugura Mediobanca Premier, la banca del gruppo di Piazzetta Cuccia specializzata in wealth management che conta in Italia 700 banker con portafogli molto elevati. Si tratta solo dell’ultimo investimento in città di una lunga serie nel settore delle banche «private».

Questa estate infatti ha inaugurato in piazza Castello la nuova sede di Fideuram, con 182 banker e 7,3 miliardi in gestione in Piemonte. Prima ancora, a maggio, Banca Mediolanum ha lanciato alla convention di Torino il nuovo ecosistema «Grandi Patrimoni» destinati a clienti «top».
Credem ha aperto una sede all’interno di Villa Frassati. Banca Patrimoni Sella ha recentemente acquisito Banca Galileo per estendere le attività nel private banking, così nel comparto si è rafforzata Banca del Piemonte. E a Torino, resta ben radicata, Ersel della famiglia Giubergia, con oltre 20 miliardi di asset.

Che le fortune del Piemonte, e non solo, siano nel mirino delle banche per i più ricchi è ormai uno dei pochi trend in forte ascesa nell’economia del territorio. Si capisce: nelle casseforti dei piemontesi, famiglie e imprese, ci sono 120 miliardi di risparmi nei depositi bancari e altri 145 miliardi «investiti» in attività finanziarie, tra titoli di Stato e azioni. Un tesoro per chi amministra, gestisce e, possibilmente fa fruttare i grandi patrimoni.
Secondo l’Associazione Italiana Private Banking il Piemonte, nonostante la crisi industriale che sta desertificando la regione e la frenata degli investimenti in attività reali, resta una gallina dalle uova d’oro nel panorama dei private banker. In ballo, secondo le stime di Aipb, c’è un mercato potenziale da oltre 100 miliardi, detenuto dalle famiglie più benestanti. In Piemonte si stima che i i super ricchi hanno il 10 per cento del patrimonio italiano, immobili esclusi.

In regione, forse si investe poco in questo momento in attività reali, ma si risparmia moltissimo. Lo dice anche un approfondimento del Centro studi Tagliacarne e di Unioncamere, secondo cui un quarto dei soldi messi in salvadanaio di tutto il Paese è conservato tra Milano (11,55%), Roma (7,50%) e appunto Torino (5,52%). Ma la propensione delle famiglie a risparmiare parte del proprio reddito disponibile è più alta a Biella (15,51%), Asti (13,64%) e Vercelli (13,62%) rispetto alla media nazionale dell’8,27%. Ecco perché lungo i viali alberati del Centro si moltiplicano le boutique del credito, le banche che si occupano di far crescere risparmi già elevati di milionari, e non solo.

Nel complesso il mercato del private banking è molto florido con oltre 1.317 miliardi di masse in gestione. In Piemonte oggi ci sono circa 178 filiali tra uffici «private» e family office, quelle strutture dedicate alle famiglie plurimilionarie. Ed è la quarta regione italiana per presenza di questi operatori dietro solo a Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

Nel paradiso dei ricchissimi il Piemonte si colloca in vetta e infatti ospita il 12 per cento dei family office italiani, circa 25, che complessivamente gestiscono mille miliardi di euro, in aumento del 10,4% rispetto a giugno 2024.

Il tesoro dei torinesi fa gola alle banche specializzate in grandi patrimoni. Sul fronte degli sportelli invece il Piemonte è la maglia nera italiana. La progressiva chiusura delle banche nei piccoli comuni — sopratutto in montagna — riguarda ormai 651 mila persone e 46 mila imprese che risiedono in luoghi senza alcun istituto di credito.


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14 ottobre 2025

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