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«L’arte della gioia», Valeria Golino firma una storia di resistenza femminile (voto 8)

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Come il romanzo della catanese Goliarda Sapienza (1924-1996) da cui è tratto, la bella serie di Valeria Golino «L’arte della gioia» (sei puntate su Sky e Now) è imprendibile, viva, scappa da tutte le parti, ci parla di ieri, oggi e di domani: di sicuro è una storia di resistenza femminile, poiché mai si è visto un racconto così densamente popolato di figure di donne, ciascuna complementare a se stessa e al periodo storico, iniziando dalla Sicilia agli albori del 900. 

Il libro, che promette rivoluzioni di forma e sostanza
, è stato finito di scrivere, tutto a mano e tutto di mattina, nel 1976 (ma aveva iniziato nel 1967), la prima parte (quella che Golino ha filmato) fu pubblicata nel 1994 da Stampa Alternativa e l’edizione integrale, postuma, solo nel 1998, a spese del marito dell’autrice, sempre da Stampa Alternativa. Fu un libro scandaloso che oggi, con un diverso senso del pudore, è best seller di Einaudi dal 2008 (edito un anno dopo pure da Mondadori) e poi tradotto in diversi paesi. 

Perché, pur immaginario, è un romanzo di educazione politica e sentimentale che vale oggi più di ieri, perché mette in primo piano l’intelligenza di una ragazzina che non vuole soccombere e si ribella a un destino diseredato che sembra segnato. Modesta Spataro. Ragazza orfana nata il 1 gennaio del 900, vive in un paese contadino, ma la sua morale “contro” era troppo scomoda per i tempi, la sua voglia di vivere senza costrizioni, sociali e sessuali, si scontrava contro una Italia ancora democristiana che non aveva ottenuto né il divorzio né l’aborto e che solo nel 1981 avrebbe soppresso dal codice il delitto d’onore, quello di “Divorzio all’italiana”, per intenderci. 

La miniserie, di eccezionale fulgore figurativo (riprese a Catania e in un palazzo nobile che ha visto anche le riprese del Gattopardo n, 2), è opera di Valeria Golino, brava attrice non nuova alla regìa (e di Nicolangelo Gelomini che ha diretto il quinto episodio), ed ha al centro un grande jolly nella scelta fortunata della inedita protagonista, Tecla Insolia che se la deve vedere con attrici di grande sapienza come la strepitosa Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo nobiliare che le si addice, infelice per un figlio deforme e assatanato, la principessa Gaia Brandiforti. Ma anche Jasmine Trinca, la madre superiora Leonora, con una figlia segreta claudicante, non oscuro oggetto del desiderio, con cui divide il letto quando la povera Modesta, rimasta orfana dopo un incendio, viene accolta come novizia in un convento. 

In una collana di notturni fruscii e amori proibiti, come in un film di Borowczyk, spunta però l’aitante macho Carmine (Guido Caprino) che le insegnerà la gioia dell’amore pur senza alcun romanticismo. La serie, uscita anche al cinema in versione ridotta, ha la precisione di una indagine che riguarda un personaggio ma anche una terra e un’epoca, passando dal pubblico al privato con grande felicità inventiva e una impaginazione da grande romanzo di formazione collettiva. 

È stato un lungo viaggio produttivo e autoriale, lo è per il pubblico che in 6 grandi capitoli la prima parte del romanzo, la storia infelice di Modesta (si scoprirà anche violentata) ma destinata a diventare sposa di Cristo, come in un grande melò italiano’50 (sarebbe stata Yvonne Sanson). Golino conosceva Goliarda Sapienza perché la scrittrice fu anche attrice e le insegnò dizione e accenti, quindi conosceva il suo romanzo e da tempo desiderava farne un film, ma la materia era troppo vasta e quindi alla fine ha trovato in Viola Prestieri una produttrice pronta a rischiare la serializzazione, che vive un momento felice in Italia. 

Due anni di scrittura quasi tutta al femminile, con Infascelli, Marciano Santella e Stefano Sardo e poi la ricerca dei luoghi, il set, la promozione, Cannes. E la felice scoperta della 18enne Tecla che offre mille sfumature al personaggio di una ragazza sovversiva nel senso letterale, che sovverte ogni codice e regola, imparando in fretta anche le regole della decadente nobiltà di cui deve subire gran sopruso uscendo alla fine trionfante nella visione di un futuro che parte sempre dalla sua costanza della ragione.

9 aprile 2025

9 aprile 2025

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