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L’Anno zero dell’auto. Da gennaio la filiera conta più di mille esuberi. I sindacati: «A rischio tutto il sistema dell’indotto»

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Si rientra al lavoro, tornano le richieste di cassa integrazione, le vendite o le chiusure di aziende e anche, inevitabilmente, i licenziamenti. Ieri dopo la pausa estiva i lavoratori di Algo Group di Orbassano, fabbrica specializzata in tergicristalli e maniglie di proprietà dal fondo di investimento Illimity sgr, hanno scoperto di non avere più un lavoro. Tutti e 26 gli operai sono stati licenziati. Cessata l’attività produttiva. E come annuncio è arrivata una stringata comunicazione ai rappresentanti sindacali, Antonio Iofrida della Uilm e Maria Teresa Gobbato della Fiom, che ora promettono (un’altra) battaglia nelle sedi istituzionali. Perché la vicenda di Algo non è un caso isolato, ma una delle tante trincee del lavoro che si aprono come voragini nella filiera dell’auto.

Un migliaio di esuberi

Da inizio anno solo nel Torinese gli esuberi sono stati più di un migliaio. A cominciare dalle 500-600 uscite volontarie da Stellantis, fino alle chiusure di attività produttive nell’indotto: da Yazaki a Grugliasco (50 licenziamenti), Magna a Rivoli (altri 50), fino a Kuka Robot (30). La Spoon River della metalmeccanica non arriva come un fulmine a ciel sereno ma era attesa a causa della svolta elettrica imposta dalla Ue, dalle difficoltà di Stellantis, dalla crisi tedesca.

«L’auto sta diventando un Armageddon del lavoro. Sembra di essere tornati al 2011 quando la crisi subprime contagiò l’economia reale spazzando via tante imprese. La politica deve intervenire», afferma Edi Lazzi della Fiom Cgil sostenendo che alla fine di questo, ennesimo, processo di «selezione» delle aziende, «ci troveremo con una geografia dell’auto completamente cambiata». 

Iveco agli indiani 

Iveco è stata ceduta agli indiani di Tata Motors. Nel giro di due anni si dovrebbe arrivare al closing e alla presentazione del piano industriale della nuova proprietà. Entro fine mese si capirà a chi sarà ceduta Italdesign Giugiaro da Audi-Vw. Oggi in pole position c’è l’azienda americana, ma a capitale indiano, Ust

Prossima settimana potrebbe sboccarsi la situazione della Lear, l’azienda di Grugliasco che produceva coni suoi 400 addetti i sedili per Maserati e ora è un passo dalla dismissione. Anche in questo caso l’investitore dovrebbe arrivare da Oriente, così come la nuova proprietà (cinese) di Officine vica. «Queste sono le conseguenze di una crisi più volte annunciata che oggi hanno trasformato Torino nella città più cassaintegrata d’Italia—spiega Luigi Paone segretario della Uilm di Torino— .Mi preme ricordare che tante aziende stanno terminando gli ammortizzatori sociali, finiti i quali ci saranno altri licenziamenti».

Traversata nel deserto

La filiera dell’auto, che in Piemonte vale 19 miliardi di ricavi e 58 mila occupati, aveva messo in conto un 2025 complicato e un 2026 ancora in salita. Ma il rischio di una traversata nel deserto con pochi sopravvissuti alla fine del cammino adesso si avverte da tutte le parti. Così la pensano le piccole imprese dell’indotto associati in Api Torino, che oggi chiedono, allineate alla Cgil Piemonte di Giorgio Airaudo, una Zona speciale per l’auto del territorio, proprio come avviene in alcune regioni del Sud. 

Dice il presidente di Api Fabrizio Cellino: «La situazione è molto preoccupante nonostante qualche segnale positivo di ripresa. Noi sosteniamo l’idea di una Zes per il Piemonte. Servono interventi di medio-lungo periodo».

I sindacati: «Serve la Zes»

Andrea Tronzano, assessore alle Attività produttive del Piemonte, conferma che la giunta regionale sta verificando se è possibile chiedere una Zes per l’auto.

«Faremo tutto quando in nostro potere per mettere in sicurezza le aziende e i lavoratori». Intanto in Camera di Commercio si moltiplicano i casi di aziende che tentano il rilancio con la composizione negoziale, da Cecomp a Microlino. E non ci sono grandi segnali di ripresa. 

Agosto è stato un altro mese difficile per il mercato dell’auto che infatti, anche a causa dell’attesa per gli incentivi destinati alle auto elettriche, ha messo a segno il quarto calo mensile consecutivo nelle immatricolazioni, scese a quota 67.272, con un calo del 2,68% rispetto allo stesso mese del 2024. E la produzione di vetture, giocoforza, tocca il suo record negativo storico in Italia. Nel primo semestre dell’anno dal gruppo Stellantis sono state prodotte 123.905 automobili, oltre 60mila in meno dello stesso periodo del 2024 (186.510). Il quadro non cambia molto se si contano anche i veicoli commerciali: nei primi sei mesi dell’anno se ne sono prodotti 221.885, contro i 303.510 dei primi sei mesi 2024.

Rocco Cutrì
segretario della Fim Cisl avverte: «Non c’è più molto tempo. Se non interveniamo con misure decise rischiamo di perdere buona parte del nostro indotto».


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3 settembre 2025

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