
DAL NOSTRO INVIATO
TORINO – Non solo leoni, elefanti, giraffe, orsi e animali esotici di vario genere. La conservazione della biodiversità oggi non può passare anche dalla fauna e dalla microfauna di prossimità. Quella che vive attorno a noi, per quanto a causa dell’urbanizzazione, dell’inquinamento e della perdita di habitat faccia sempre più fatica a tirare avanti. E se è vero che tutti gli organismi viventi hanno un ruolo nel grande meccanismo che fa funzionare e tiene in equilibrio la natura, ce ne sono alcuni che meritano un’attenzione particolare: gli impollinatori selvatici. Api, farfalle e sirfidi (che sono di fatto le mosche dei fiori) sono fondamentali per la biodiversità: garantendo il processo di impollinazione, sono di fatto i responsabili della vita sulla Terra. Ma, come detto, non se la passano bene e si stima che in Europa ci siano circa 2 mila specie di api, 900 di sirfidi, 480 di farfalle in condizione di forte vulnerabilità. Con inevitabili conseguenze per la vegetazione e per l’agricoltura, che del lavoro silenzioso di questi insetti non può fare a meno.
Nasce da queste premesse il progetto «Zoo Life Pollinators», co-finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Life, che coinvolge 16 soggetti in 9 diversi Paesi e che ha il biparco Zoom di Torino nel ruolo di capofila. Otto parchi zoologici in sette nazioni metteranno a disposizione aree per creare, con piantumazioni e interventi ad hoc, gli ambienti più idonei per conservare e sviluppare le popolazioni di impollinatori già presenti sul territorio e per attrarne eventualmente di nuove. Nel complesso saranno circa 900 ettari – una superficie più grande del parco di Versailles che arriva a 815 ettari o del parco di Monza che ne ha 700 – messi a disposizione del progetto, che permetteranno uno scambio continuo con i territori circostanti. Gli insetti sono i soli animali animali che possono andare e venire quando vogliono dai parchi zoologici, così come molti volatili che in queste aree trovano spesso habitat favorevoli che nelle aree periurbane delle città vanno sempre più scomparendo. E queste strutture sono spesso ospitate nelle immediate vicinanze delle città, quando non addirittura a ridosso del centro, come nel caso di Copenaghen o in zona semicentrale, come a Zagabria.
«È la prima volta che un parco zoologico italiano guida un progetto europeo Life – sottolinea Umberto Maccario, amministratore delegato del bioparco Zoom -. Avremo la possibilità di coordinare un’ampia rete impegnata nell’inversione di tendenza al declino della biodiversità. Non si tratta solo di promuovere azioni concrete per mettere a disposizione ambienti adeguati alla tutela degli impollinatori, ma anche di avviare percorsi educativi e di comunicazione che consentano di diffondere un messaggio importante anche al di fuori del perimetro dei nostri parchi». L’obiettivo è coinvolgere scuole, istituzioni e visitatori affinché diventino «ambasciatori» dell’ambiente da tutelare, in un momento in cui la politica sembra avere messo questo tema in secondo piano nell’agenda delle priorità. «Noi dobbiamo invece continuare a crederci e a lavorare per provare ad invertire la rotta – dice ancora Maccario -: solo noi, tra parco Zoom e parco Natura Viva, raggiungiamo un milione e 200 mila visitatori ogni anno. Se riusciamo a trasmettere loro i giusti messaggi, saranno altrettanti alleati nell’impegno per la natura».
E lo stesso vale per tutte le altre strutture del network, che coinvolge altri 7 parchi zoologici europei – Zagabria (Croazia), Copenaghen (Danimarca), Debrecen (Ungheria), Brașov (Romania), Oasis Wildlife Fuerteventura (Spagna), Nordens Ark e Slottsskogen (Svezia) – e due università, Torino e Zagabria. Ci sono poi l’Associazione Lepidotterologica Italiana, la Butterfly Conservation Europe (Paesi Bassi), la Royal Zoological Society of Scotland e la Fundacion Chekipa (Isole Canarie). Per Zoom è in campo anche l’omonima Fondazione, che sovrintende a tutti i progetti scientifici del parco torinese e di quello di Bussolengo, che dallo scorso anno hanno unito le forze.
«Abbiamo iniziato a lavorare al progetto due anni fa – spiega Valentina Isaia, presidente della Fondazione Zoom -. Proseguirà fino al 2029 e si articolerà in diverse azioni in cui ogni soggetto coinvolto porterà la propria particolare competenza». Lo zoo di Copenaghen, per esempio, ha una grande esperienza anche nell’allevamento degli impollinatori e metterà le proprie conoscenze a disposizione degli altri. Lo stesso faranno le altre strutture, ciascuna per le proprie peculiarità. «L’obiettivo principale è tutelare in particolar modo gli insetti autoctoni – aggiunge Isaia -, per cui ogni parco si occuperà degli insetti di casa propria. Impollinatori diversi, che hanno a loro volta bisogno di habitat e di essenze arboree differenti». L’obiettivo è però individuare protocolli e metodologie comuni di gestione, di monitoraggio e di sviluppo che possano essere codificate, ai fini della raccolta di dati scientifici paragonabili, che possano aiutare la conservazione nel lungo periodo.
L’idea è poi che queste grandi aiuole fiorite che vanno a sostituire prati incolti possano essere replicate e moltiplicate anche al di fuori dei parchi – la fondazione Zoom ha già iniziato a lavorarci sopra nell’area del Pinerolese -per creare corridoi ecologici che favoriscano gli spostamenti degli insetti con la speranza che a loro volta finiscano col colonizzare spontaneamente, facendole rifiorire, anche altre aree limitrofe in un processo che possa poi procedere in autonomia.
22 settembre 2025 ( modifica il 22 settembre 2025 | 20:04)
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