Home / Economia / L’Ai diventa autonoma, lavoreremo meno e meglio (ma non lavoreremo tutti): chi sarà sostituito

L’Ai diventa autonoma, lavoreremo meno e meglio (ma non lavoreremo tutti): chi sarà sostituito

//?#

AIsuru di Memori, Lauri di Supernova e i chatbot empatici di Exelab. Le startup italiane vanno alla carica dell’AI e cavalcano l’ultimo trend degli agenti intelligenti, chatbot iperspecializzati che faranno al posto nostri i segretari, gli archivisti e perché no, gli sviluppatori informatici, i notai, i giornalisti. OpenAI ha dichiarato qualche giorno fa che prevede di lanciare diversi agenti AI specializzati, progettati per applicazioni specifiche, come il ranking e la selezione di lead commerciali e il software engineering. Tra questi, un agente destinato ai lavoratori della conoscenza potrebbe costare 2.000 dollari al mese, mentre un agente per sviluppatori software avrebbe un prezzo di 10.000 dollari al mese. L’agente più costoso, da 20.000 dollari al mese, sarebbe pensato per supportare ricerche di livello PhD, secondo quanto riportato da The Information.

Tempistiche ancora incerte

Non è ancora chiaro quando questi strumenti verranno lanciati o quali clienti potranno acquistarli. Tuttavia, il trend sembra segnato e ci porterà, per dirla con Bill Gates a una settimana lavorativa di due o tre giorni entro il 2035. Chiaramente il contributo umano sarà sempre fondamentale, dice ancora Bill Gates. Ma per quanto e in cosa consisterà esattamente a quel punto? L’orizzonte non è limpido. Quello che sembra chiaro è che nel frattempo assisteremo a un drastico calo del monte ore necessario per ottenere le medesime performance lavorative. Un tema caldo, che non possiamo trascurare, perché rischia di trasformarsi in un’enorme bolla sociale.

I lavori che spariranno e quelli che rimarranno

«Ci sono alcuni mestieri come gli sviluppatori di software, designer grafici, traduttori e operatori di customer service o call center che sono condannati a scomparire a causa dell’avanzamento tecnologico dei sistemi di intelligenza artificiale – dice Matteo Navacci, Co-Founder Privacy Week, (la kermesse milanese attiva nella divulgazione di specifiche tematiche legate alla privacy e sponsor della omonima kermesse milanese che ha contribuito a creare la cultura del diritto alla privacy) – Nessuno, però, immaginava che l’avanzamento dell’automazione fosse così rapido da mettere a rischio anche mestieri intellettuali e di concetto come il ricercatore scientifico, l’analista di mercato, l’insegnante online, il contabile o il revisore. O, viceversa, di creare nuove figure sempre più richieste dalle aziende come l’esperto nell’addestramento di modelli IA, di creazione di dati sintetici o di cybersecurity».

I chatbot intelligenti che già ci hanno sostituiti

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nelle economie avanzate circa il 60% dei posti di lavoro può essere influenzato dall’intelligenza artificiale, con metà di questi che potrebbero beneficiare in termini di produttività, mentre l’altra metà rischia una diminuzione della domanda di manodopera, con possibili riduzioni di salari e assunzioni. La realtà è che l’automazione non si limita più a supportare il lavoro umano, ma in molti casi ne riduce drasticamente il bisogno. Aziende e istituzioni non avranno più bisogno di grandi team per analizzare dati, scrivere report o generare strategie: basterà un agente AI per gestire gran parte del processo.

Tuttavia, sappiamo anche, come specifica il World Economic Forum (WEF) – Future of Jobs Report 2023, che entro il 2027 l’IA e l’automazione creeranno circa 69 milioni di nuovi posti di lavoro, portando a una transizione nel mercato del lavoro piuttosto che a una semplice perdita netta di posti di lavoro. I settori in crescita includono AI specialists, data analysts, cybersecurity, ingegneri dell’automazione e esperti in sostenibilità. Anche un rapporto di McKinsey stima che entro il 2030 tra il 5% e il 10% dei nuovi lavori saranno legati direttamente all’IA e alle tecnologie emergenti. Professioni legate alla creazione, manutenzione e regolamentazione dell’IA saranno sempre più richieste. 

L’approccio Usa e Cina e quello europeo

«Sta accelerando la necessità di reskilling e upskilling, con una transizione verso lavori più avanzati e creativi – continua Navacci – In questo scenario l’Europa rischia di rimanere indietro. Mentre Stati Uniti, Giappone e Cina investono miliardi nello sviluppo di intelligenze artificiali sempre più sofisticate, l’Unione europea introduce regolamentazioni sempre più stringenti». L’IA Act, con le sue 140 pagine di restrizioni, sembra più concentrato a definire cosa non si può fare, piuttosto che incentivare l’innovazione. «Certo, la regolamentazione è necessaria per evitare abusi e proteggere i diritti dei cittadini, ma un eccesso di vincoli rischia di trasformare l’Europa in una terra di burocrati piuttosto che di pionieri tecnologici. Nel frattempo, le aziende europee si trovano già costrette a importare soluzioni IA sviluppate altrove, con il paradosso di dover pagare per accedere a un’innovazione che avremmo potuto sviluppare in casa», prosegue Navacci. La domanda non è più quindi se alcuni lavori verranno sostituiti, ma quando e come ci organizzeremo per affrontare questa trasformazione epocale.

La visione di Exelab

È un tema che al momento è pressoché assente nel dibattito italiano e che deve essere affrontato senza timori e con un approccio proattivo.
«Gli agenti AI rappresentano moltiplicatori delle nostre capacità: attività che un tempo erano svolte manualmente saranno sempre più delegate a questi strumenti – dice Emanuele Caronia, ceo e founder di Exelab, system integrator italiano specializzato in progetti enterprise, che sul potenziale della tecnologia per l’applicazione in azienda sta puntando molto – Tuttavia, il dibattito sul loro impatto sociale e lavorativo è solo all’inizio. È fondamentale affrontarlo con lucidità, evitando sia allarmismi che superficialità, per garantire che l’adozione di queste tecnologie avvenga in modo equilibrato e vantaggioso per tutti».

Stiamo già passando dai tradizionali chatbot a sistemi empatici e personalizzati, in grado di mimare le espressioni umane e offrire esperienze personalizzate, migliorando il coinvolgimento degli utenti sia nelle interazioni vocali che scritte. «Non si tratta solo di rispondere a domande, ma di comprendere le motivazioni alla base dell’interazione e proporre azioni che portano a soluzioni concrete. Sul fronte conversazionale l’AI, inoltre, non va solo pensata come capace di interagire con i clienti finali – racconta Caronia – I dipendenti di un’azienda possono utilizzare strumenti conversazionali per attingere rapidamente ad informazioni utili a migliorare l’interazione con il cliente finale, fornire risposte più contestualizzate e puntuali, ed al contempo aumentare la propria efficienza».
Un ambito di sviluppo particolarmente promettente riguarda i «virtual agent», sistemi di intelligenza artificiale capaci di agire in autonomia, prendere decisioni, pianificare attività e portarle a termine per conto degli utenti. Una nuova generazione di AI, chiamata “agentic AI”, che lavora per obiettivi invece che per comandi. Questi strumenti frammentano i problemi in una serie di passaggi successivi, eseguono azioni concrete (azioni della vita di tutti i giorni come prenotare appuntamenti o le vacanze, ma anche attività ben più complesse in ambiti critici come quello medicale e bancario stanno vedendo le prime applicazioni) svolgendo compiti e restituendo risposte utili e contestualizzate. Invece di limitarsi a reazioni «preconfigurate» tipiche dei sistemi tradizionali, gli agenti virtuali orchestrano processi più complessi, offrendo un valore aggiunto sia ai clienti finali sia alle funzioni interne dell’azienda.

Il panorama degli agenti AI è in costante evoluzione. «Pensando alla vita di tutti i giorni, i modelli cloud-based, inclusi quelli di OpenAI, si comportano sempre più come agenti autonomi – dice Caronia – Lo stesso ChatGPT, oltre a rispondere alle domande, è in grado di effettuare ricerche approfondite (deep research), fornendo risposte più complete e mirate. Un esempio concreto di agente AI di grande successo è Cursor, un editor per lo sviluppo software assistito da AI, che consente ai programmatori di scrivere codice in modo estremamente rapido ed efficiente. E non solo supporta la scrittura di codice, ma suggerisce miglioramenti, crea componenti e genera interi file, diventando un vero assistente per gli sviluppatori dimostrando come il loro ruolo si stia già evolvendo. Anche i più importanti CRM stanno puntando sugli agenti AI, offrendo strumenti alle aziende per sviluppare i propri agenti personalizzati. Esistono inoltre numerose librerie e framework per la creazione di questi strumenti, rendendo il panorama estremamente variegato e in continua trasformazione. La Cina sta facendo un passo ulteriore, puntando su modelli open source per lo sviluppo di agenti AI».
Le imprese possono trarre il massimo vantaggio da questa nuova generazione di agenti AI, purché adottino un approccio visionario e ben pianificato. «L’AI non deve essere considerata come un mero strumento per l’automazione, ma come un acceleratore di crescita e di creazione di nuove opportunità di business», spiega Caronia.

Exelab è una delle aziende italiane che lavorano alla creazione degli agenti autonomi. «L’approccio comune è individuare i processi chiave e implementare agenti in grado di automatizzarli, migliorando l’efficienza e riducendo i costi. Questi agenti non solo ottimizzano le operazioni aziendali, ma migliorano anche l’esperienza utente e le metriche di business grazie a un uso più efficace dei dati. Noi sviluppiamo agenti AI sia per uso interno che per i nostri clienti, mantenendoci costantemente aggiornati per anticipare i cambiamenti e garantire soluzioni che rimangano all’avanguardia. I primi sviluppi riguardano agenti AI come Slab Agent, progettato per supportare il team interno nell’identificazione di soluzioni a problemi dei nostri clienti attraverso ricerche sulle basi di conoscenza interne ed esterne, e il nostro agente AI disponibile sul marketplace di Hubspot, di cui siamo partner nell’ambito CRM. Questo agente è in grado di supportare i team di assistenza clienti nella gestione delle richieste categorizzandole, aggiornando automaticamente il CRM aziendale, offrendo indicazioni sulla qualità della gestione e sull’evoluzione del sentiment del cliente. Ma siamo soprattutto impegnati a supportare i nostri clienti con soluzioni che abbiano un reale impatto sulle performance aziendali e la qualità del lavoro delle persone». L’obiettivo è creare strumenti che rendano il lavoro più efficiente e migliorino la qualità dei contenuti dei progetti, aumentando produttività e precisione.

Piccoli agenti intelligenti italiani crescono: il caso di Memori

E intanto le sacche di sperimentazione fioriscono sempre più frequenti in Italia. Fondata nel 2017 da Nunzio Fiore, Memori è un’azienda nata ad Altedo (BO) con l’obiettivo di semplificare l’adozione dell’intelligenza artificiale generativa nelle aziende (in questi giorni se ne è parlato per un round da 500mila euro). Al centro dell’offerta di questa startup c’è la piattaforma AIsuru, che permette a imprese e professionisti di creare agenti conversazionali personalizzati senza necessità di competenze di programmazione, ottimizzando attività come assistenza clienti, gestione documentale e supporto commerciale. Ogni agente può essere istruito per interagire con documenti, database e servizi, fornendo risposte sempre aggiornate e pertinenti.
“Una delle caratteristiche più avanzate di AIsuru è il “Pensiero Profondo”, un sistema di memoria a breve e lungo termine che consente agli agenti di ricordare le conversazioni precedenti e di adattarsi progressivamente alle esigenze dell’utente e del contesto in cui operano, migliorando le risposte nel tempo e riducendo al minimo gli errori dell’AI – dice Nunzio Fiore, CEO e Founder di Memori – Il gestore dell’agente, inoltre, ha accesso a informazioni molto coerenti con i reali interessi degli utenti e può utilizzarli per alimentare campagne marketing mirate a specifici segmenti di pubblico. La piattaforma è conforme al GDPR e all’AI Act, con possibilità di soluzioni on-premise per la massima sicurezza dei dati sensibili, offrendo inoltre la libertà di scegliere tra diversi modelli linguistici (LLM), anche locali, per ottimizzare le prestazioni”.
Un esempio di agente di Memori è il co-host digitale che, nel settore hospitality, supporta gli host nella gestione delle prenotazioni e risponde alle domande degli ospiti, migliorando l’esperienza del cliente con risposte immediate e un servizio sempre disponibile. In ambito culturale, la piattaforma può essere utilizzata per creare una guida digitale interattiva che, grazie alla geolocalizzazione, è in grado di dare risposte personalizzate alle domande dei visitatori in base alla loro posizione all’interno del museo, fornendo informazioni precise sulle opere esposte, offrendo approfondimenti su artisti, tecniche e contesto storico. Inoltre, AIsuru sviluppa assistenti AI per la compilazione di documenti aziendali complessi, riducendo errori e tempi di elaborazione.

Lauri, l’evoluzione della logistica è un ecosistema di agenti intelligenti

Italmondo, storica azienda italiana attiva nella logistica e nei trasporti, ha scelto di puntare sull’intelligenza artificiale per ottimizzare le proprie operazioni. Il risultato di questo investimento è Lauri, una piattaforma all-in-one multi-agent sviluppata internamente dalla sua software house, progettata per integrare le migliori AI presenti sul mercato.
“Italmondo ha scelto di concentrare la maggior parte delle energie aziendali sul fronte dell’AI” non solo per l’innovazione tecnologica, ma perché questa rappresenta “un’opportunità senza precedenti per migliorare l’efficienza operativa e creare un reale vantaggio competitivo.” Spiega così Federico Pozzi Chiesa, CEO di Italmondo e fondatore di Supernova Hub, la scelta di investire in un sistema basato su più AI, con un approccio di “hedging tecnologico”: un sistema flessibile che consente di cambiare fornitore senza impatti operativi, mitigando i rischi legati alle fluttuazioni di mercato.
Lauri è già operativo su diversi fronti, con risultati tangibili. Un primo esempio è la gestione delle email: “Oggi, gli operatori dedicano una quantità significativa di tempo a interpretare le email di spedizione,” un lavoro ripetitivo che Lauri automatizza, garantendo che “il 90% delle email in arrivo sia gestito correttamente, con un grado di comprensione superiore rispetto ai chatbot tradizionali.” Ma le applicazioni non si fermano qui. Nell’ambito dell’assistenza clienti e tecnico-operativa, il modulo chatbot di Lauri è in grado di rispondere alle domande dei clienti, gestire il tracking delle spedizioni e perfino suggerire ricette su piattaforme e-commerce come Destination Gusto. Per i dipendenti di Italmondo, il sistema centralizza le risposte delle AI più avanzate, permettendo agli operatori di ottenere informazioni precise e confrontare diversi punti di vista. Inoltre, Lauri automatizzerà la gestione dei contratti con i corrispondenti, estrarrà informazioni chiave e ottimizzerà la creazione di preventivi in tempo reale, semplificando processi che prima richiedevano un lavoro manuale lungo e complesso.
Per Pozzi Chiesa, Lauri rappresenta solo l’inizio: “Il potenziale è enorme e siamo solo all’inizio del percorso.” Grazie alla sua struttura modulare e alla capacità di adattarsi a diversi settori, Lauri non è solo uno strumento per Italmondo, ma una tecnologia destinata a trasformare il mondo della logistica e oltre.

Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.


Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.

19 aprile 2025

19 aprile 2025

Fonte Originale