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«La vita va così» di Milani. Una lezione morale in stile Frank Capra (voto 7)

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È rinato Frank Capra? Il paragone è un po’ azzardato per La vita va così di Riccardo Milani, che ha inaugurato ieri sera, non in concorso, il Festival di Cinema di Roma, eppure vedendo il film non si può non pensare a certi film del Capra anni Trenta, a cominciare da Mr. Smith va a Washington, dove il singolo si trova a lottare a armi impari contro un nemico tanto più grosso di lui. Qui la politica ha lasciato il campo al potere del denaro e il ruolo di Jean Arthur cambia sesso sostituita — più o meno — da Aldo Baglio ma lo spirito è quello, del cinema civile che vuole denunciare le storture della società. La storia è vera: nel Duemila, una società milanese progetta un gigantesco resort in Sardegna, vicino alla spiaggia incontaminata di Tuerredda: ma l’operazione si inceppa perché un pastore, Ovidio Marras, non vuole vendere la casa dove vive con una decina di vacche e che ogni mattina porta sulla spiaggia. 

Inizia così un’estenuante trattativa con la società che aumenta continuamente il prezzo disposta a pagare e il pastore che risponde sempre no. È la storia che racconta Milani, insieme al cosceneggiatore Michele Astori: il pastore diventa Efisio Mulas (lo interpreta un vero ex pastore sardo di 85 anni: Giuseppe Ignazio Loi); il boss milanese è Diego Abatantuono; Virginia Raffaele è Francesca, la figlia di Efisio che funge da traduttrice per il sardo incomprensibile del padre; Aldo Baglio è Mariano, il capo cantiere che prima difende gli interessi del suo datore di lavoro, ma quando vede che il gioco si fa troppo sporco preferisce il licenziamento (e gli occhi sorridente di Francesca). 

E poi entra in campo anche Geppi Cucciari, giudice integerrimo che si troverà tra le mani una causa che scotta. Poi la storia del film coinvolge anche gli abitanti del paese — nella finzione Bellesamanna, nella realtà Teulada — perché la costruzione del complesso garantirebbe molti posti in una zona dove il lavoro latita. E dopo le scene che vedono lo scontro tra Efisio e i suoi concittadini, pronti a ogni ripicca per fargli cambiare (invano) idea, il film si «frankcaprizza» spostando l’accento sulle ragioni del no e la «condanna» della Sardegna di diventare terra di conquista per i soldi e il cemento. Con un po’ di trasporto di troppo per la «lezione morale» a scapito di una struttura più da commedia, come forse ci si potrebbe aspettare da un cast usato invece in controtendenza.

15 ottobre 2025

15 ottobre 2025

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