
A poche ore dall’arrivo di Volodymyr Zelensky a Washington, Donald Trump riapre il dialogo con Vladimir Putin. E lo fa in una telefonata lunga due ore nella quale i leader della Casa Bianca e del Cremlino si sono ripromessi di incontrarsi a Budapest «per tentare di mettere fine a questa ingloriosa guerra».
The Donald parla di «progressi», incassa i complimenti dello zar per la pace a Gaza e ci tiene a far sapere di aver dedicato «molto tempo a parlare del commercio tra Russia e Stati Uniti quando la guerra con l’Ucraina sarà finita». Ma soprattutto, dopo Anchorage, regala al presidente russo un nuovo palcoscenico internazionale, europeo questa volta, ma sicuramente gradito data l’ostilità del premier ungherese Viktor Orbán nei confronti di Zelensky e dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione, oltre che teatro nel 1994 della firma del memorandum sulle garanzie di sicurezza in relazione all’adesione di Kiev al trattato di non proliferazione delle armi nucleari violato da Mosca con l’annessione della Crimea nel 2014 e con l’invasione del 2022.
In questo quadro resta sul tavolo la discussione che il presidente statunitense terrà oggi con l’omologo ucraino a proposito della vendita a Kiev dei missili a lungo raggio Tomahawk, con una gittata di oltre 2.000 chilometri, tema già trattato a New York a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a fine settembre. Se il ritorno di Zelensky nello Studio Ovale avviene in un’atmosfera decisamente diversa da quella di febbraio, quando il leader di Kiev fu messo alle strette dal padrone di casa, non è assolutamente scontato che il presidente ucraino torni a casa con la luce verde tanto attesa per l’acquisto di armi considerate fondamentali per condurre la campagna DeepStrike in corso contro obiettivi strategici in territorio russo. Già nei giorni scorsi analisti e osservatori, mentre il Cremlino parlava di «pericolosa escalation», avevano sottolineato come i Tomahawk potessero essere più che altro un bluff che Trump avrebbe deciso di giocare per costringere Putin a sedersi al tavolo. Una nuova carta, dopo le sanzioni spesso invocate e mai di fatto inasprite e che — commenta Zelensky — fa correre Putin al tavolo.
In attesa di una data per l’incontro in Ungheria, mentre il leader di estrema destra Orbán esulta su X («Il previsto incontro tra i presidenti americano e russo è una grande notizia per le persone nel mondo che amano la pace. Siamo pronti!»), la Casa Bianca fa sapere che i primi incontri saranno guidati dal segretario di Stato, Marco Rubio, insieme a diverse altre persone da designare. E già la prossima settimana i rispettivi alti funzionari si incontreranno, in vista del nuovo summit di persona tra i due capi di Stato. Il tutto mentre Trump «ritiene ancora possibile» un faccia a faccia tra Putin e Zelensky.
Da Mosca il colloquio viene definito «franco» e basato sulla «fiducia» se non che il Cremlino sottolinea di aver ribadito alla controparte il possesso della piena iniziativa strategica su tutta la linea del fronte. Tradotto: Putin, almeno a parole, si dice favorevole al dialogo, ma afferma ancora una volta di essere pronto e intenzionato a proseguire i combattimenti.
A Zelensky, anticipato da una delegazione ucraina capitanata dalla premier Yulia Svyrydenko, nell’attesa di scoprire cosa Trump abbia in serbo per lui, non resta che far sapere al mondo di aver fatto «i compiti a casa». A «casa» però il leader di Kiev deve fare i conti con un nuovo attacco russo che ha colpito ieri le regioni di Poltava, Kharkiv, Sumy, Vinnytsia e Chernihiv, centrate con missili ipersonici Kinzhal sganciati dai bombardieri MiG-31. E se nessun morto è stato registrato, il produttore di energia Dtek denuncia danni a un impianto di gas naturale nella regione di Poltava. Questo dopo che, secondo Bloomberg, gli ultimi raid russi hanno distrutto addirittura il 60% dell’intera produzione di gas ucraina. Un colpo che costringerà Kiev a un esborso di 2 miliardi di euro per acquistare gas dall’estero in vista dell’inverno. Soldi di cui però l’Ucraina, piegata da tre anni e mezzo di guerra, non dispone.
16 ottobre 2025
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