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La storia di Waszp, torna in mare la tartaruga salvata in Liguria e curata all’Acquario di Genova

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Silvia Morosi / CorriereTv

Deve il suo nome alla categoria di imbarcazione protagonista della competizione durante la quale è stata messa in salvo. «Waszp», giovane esemplare di Caretta caretta, torna al mare dopo un ricovero di due mesi presso il centro di recupero tartarughe dell’Acquario di Genova. Soccorso il 19 aprile scorso durante una regata a Imperia, l’animale era stato messo in salvo dagli organizzatori che lo avevano visto in difficoltà immergersi e nuotare inclinato. Grazie all’intervento dei biologi dell’Associazione delfini del Ponente, autorizzati al prelievo e al trasporto, sotto il coordinamento di Capitaneria di Porto, l’animale era stato messo in sicurezza e trasferito all’Acquario di Genova dai Carabinieri del Servizio CITES.

La tartaruga è stata accudita dallo staff medico-scientifico della struttura genovese e rimessa in forze (misura 38,7 centimetri di lunghezza carapace, 35,5 centimetri di larghezza e pesa 6,7 chilogrammi), prima di essere rilasciata in mare al largo della costa genovese, a bordo di un’imbarcazione della Guardia Costiera. L’Acquario interviene sulle tartarughe marine in difficoltà dal 1994 e dal 2009 è referente istituzionale per la Regione Liguria per il recupero delle Caretta caretta. Nel 2017 è stato riconosciuto ufficialmente come centro di recupero e lunga degenza delle tartarughe marine dal Ministero della transizione ecologica.

Ma cosa fare se si avvista un esemplare in difficoltà? È necessario allertare immediatamente la Guardia Costiera – chiamando il numero 1530 o il 112 – che interviene e, consultandosi con gli esperti dell’Acquario, valuta l’effettiva necessità di intervento e dà indicazioni in merito. Per nessun motivo gli esemplari rinvenuti in mare devono essere catturati e issati a bordo di imbarcazioni private. Diverse sono le cause che portano al ricovero degli animali. Tra le principali: interferenze con le attività di pesca, reti fantasma in cui rimangono imprigionate, ami di palamiti nella cavità boccale o nel tratto digerente, reti a strascico e da posta, ingestione di corpi estranei, quali ad esempio sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili; impatto con imbarcazioni a motore, che arrecano traumi e ferite sul carapace o sul capo, a volte letali; patologie debilitanti che provocano lo spiaggiamento dell’animale; sversamenti o presenza di petrolio.

19 giugno 2025

© RIPRODUZIONE RISERVATA

19 giugno 2025

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