
Adolfo Romano – 52 anni, educatore e formatore cinofilo – apre la porta di casa e crolla a dormire, esausto. Per arrivare da Milano a Campo di Giove, piccolo borgo di montagna nel Parco nazionale della Maiella (Abruzzo), ci vogliono almeno sette ore di macchina, nella speranza di non trovare traffico. La strada d’altronde tocca mete estive per eccellenza, da Rimini a Riccione, dal Conero alla Puglia. Il viaggio è lungo, ma per fortuna a fare compagnia ad Adolfo c’è Bonnie, la sua «assistente» a quattro zampe, un meticcio Border Collie di 9 anni: «Ogni volta che mi fermo a osservarla mi chiedo se abbia insegnato più io a lei o lei a me. È stata la mia guru, l’ho presa quando lavoravo ancora in banca».
In banca?
«Già. E pensare che quando studiavo Scienze Politiche leggevo “Il mondo alla fine del mondo” di Sepulveda e sognavo di fare l’attivista sulle baleniere».
E cosa è successo?
«Dopo la laurea lascio Napoli e mi trasferisco a Milano. Nel 2000, a cavallo del passaggio dalla lira all’euro, trovo lavoro in un ufficio di cambio valuta. Non mi piace, invio il curriculum alla Findomestic. Vengo assunto, “non fa per me” mi dico. Ma ci resto 20 anni».
Ruolo?
«Team manager, guidavo gruppi anche di 25 persone. Gestivo risorse, mezzi, risultati. Entravo la mattina alle 9, uscivo la sera alle 17.30 anche se spesso era necessario fermarsi di più. Il 27 di ogni mese arrivava puntuale lo stipendio, 60.000 euro lordi all’anno».
Come è finita?
«Con le mie dimissioni, 4 anni fa».
Problemi con qualche collega?
«La stessa domanda che mi ha fatto il responsabile delle risorse umane (sorride ndr)».
Risposta?
«Gli dissi che nella vita avevo sempre avuto ragione seguendo il cuore. E che lo avrei fatto di nuovo».
Cosa diceva il cuore?
«Di porsi come obiettivo il bene delle persone e degli animali, senza ipocrisie. Con Bonnie ho riscoperto la bellezza delle passeggiate. Vederla giocare felice con una pallina ti dona serenità. Quando la porto nei campi, spesso si allontana a lungo. Mi ha insegnato a vivere la vita come avrei voluto, adesso voglio che lei faccia lo stesso».
Quando ha capito come avrebbe voluto vivere?
«Con un incidente in scooter. Sono andato a sbattere contro un motorino che usciva fra due auto, distruggendomi la gamba. Sei mesi fermo, riprendersi è stata dura. Rientrato in banca zoppicavo ancora, sentivo di dovermi fermare, di dover pensare a me, anche se non rinnego niente della mia vita in banca. Anzi, mi è tornata utile anche dopo».
Oggi cosa fa?
«Durante l’anno scolastico vivo e lavoro a Milano, dove offro percorsi a domicilio o nei campi presso cui collaboro. Poi anche attività di educazione cinofila di volontariato, oltre alla formazione esperienziale e sensoriale per i bambini. In estate mi trasferisco a Campo di Giove, dove facciamo anche dog trekking. Il sindaco Michele Di Gesualdo è stato fin da subito molto disponibile permettendomi di aprire un campo, di fatto l’unica area cani di tutto il parco della Maiella. Quest’anno siamo alla terza Edizione del “Dogfriendlyparty Campo di Giove e dintorni”, l’obiettivo è crescere sempre di più».
Perché proprio Campo di Giove?
«È un posto magico, ci vengo da quando avevo 4 anni. Rispetto alle Alpi le montagne sono più basse e la linea del bosco è a 1800 metri. Sei immerso in una piscina di verde, nella natura riscopri i valori più semplici. Da Milano mi seguono in tanti, chi lo prova torna. E poi c’è Biagio, il nostro pastore di comunità. Per il comune ho scritto un vademecum su come comportarsi con lui».
Su internet e sui social è noto col nome «Cansapevolmente», perché?
«Il mio obiettivo è limitare gli incidenti e gli abbandoni educando i proprietari, rendendoli cioè consapevoli dei bisogni e delle necessità dei loro cani».
Il concetto fondamentale?
«La mia prima educatrice mi disse: leviamoci dalla testa che il cane ci ama a prescindere. Il rapporto con l’uomo nasce per utilità. Se troverà una persona che lo comprenderà meglio di noi, allora starà meglio con lei».
Ma Schopenhauer diceva che chi non ha mai posseduto un cane non può sapere cosa significhi essere amato.
«Allora i cani venivano utilizzati per quello per cui erano nati. Oggi invece facciamo delle adozioni poco responsabili. Un cane da caccia, per esempio, è spesso costretto a vivere in casa. Certo, si adeguerà alla nostra vita. Ma non si può dire che sarà un cane felice».
Lei è un uomo felice?
«Le paure sono ricorrenti, lo stipendio non è più quello di una volta. Ma un sogno ha un valore più alto dei soldi. Se dovessi morire oggi, sarei in pace con me stesso. All’università papà si raccomandava. “Prendi la laurea, poi fai quello che vuoi”. Oggi non c’è più ma credo che sarebbe orgoglioso di me».
A casa lo sono?
«La decisione di cambiare vita l’ho presa con l’appoggio di mia moglie Mirella, mia ex collega in banca. Non è stato semplice, soprattutto per lei. Abbiamo due figlie, Benedetta che ha appena fatto l’esame di maturità, e Ilaria Vittoria, che invece è reduce da quello di terza media. Qualche mese fa la più grande si è dovuta togliere dei nei. L’ho accompagnata più volte dal dermatologo, che è rimasto colpito: “Lei è un papà sempre presente. Mi creda, è raro”».
E cosa sogna per le sue figlie?
«Che dalla mia storia traggano la forza per inseguire i propri desideri. E che un giorno, pensando a me, dicano. “Certo che papà era proprio un figo”».
Adolfo è contattabile su Facebook, Instagram, LinkedIn e sul sito web (in rifacimento) www.cansapevolmente.com. Inoltre anche via mail all’indirizzo info@cansapevolmente.com
10 luglio 2025
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