Prima riunione del consiglio di amministrazione delle Generali per deliberare sulla nomina delle cariche sociali e avviare un nuovo triennio dopo che il 24 aprile l’assemblea per il rinnovo del board del Leone ha dato l’ampia maggioranza dei voti alla lista presentata da Mediobanca. Il cda ha nominato a maggioranza ceo Philippe Donnet e presidente Andrea Sironi, riconfermati per il prossimo triennio. Sui 13 consiglieri della compagnia i tre esponenti della lista di minoranza entrati in consiglio hanno votato contro la nomina di Donnet e gli stessi tre si sono astenuti su quella di Sironi, dopo aver sottoscritto i criteri di indipendenza.
Il quarto mandato
È un quadro che conferma e rende più evidente quello del 2022 che aveva visto due contrari al ceo e tutti e tre favorevoli al presidente. Il consiglio di amministrazione ha poi impostato la strada per la costituzione, prevista nei prossimi giorni, dei comitati interni istituendo il comitato per le Nomine di cui è presidente Sironi.
Si apre così il nuovo triennio con il piano di Donnet arrivato al quarto mandato. Al pari di tre anni fa sembra riaprirsi il confronto con il gruppo Caltagirone che all’assemblea di Generali ha preso il 36,8 per cento del capitale votante grazie al sostegno dei voti di Delfin e all’allineamento di Unicredit con il suo 6,5%. Mediobanca ieri ha annunciato una Ops su Banca Generali attraverso lo scambio dei titoli (13,1%) della compagnia che Piazzetta Cuccia ha in portafoglio. Se l’operazione andasse in porto, di fatto verrebbe tolto dal tavolo il tema del legame che data dagli anni 50 tra la compagnia di assicurazioni e Mediobanca. Caltagirone e Delfin, i due soci rilevanti del Leone, si troverebbero a essere, con l’uscita di Piazzetta Cuccia, i primi azionisti singoli del Leone, seguiti a ruota dalla banca guidata dal ceo Andrea Orcel che settimana scorsa aveva fatto notare che il voto non sarebbe collegato alle sorti dell’Ops sul Banco. Piuttosto, per promuovere un cambiamento che stimoli la creazione di maggiore valore.
Il progetto
Il gruppo romano e la holding della famiglia Del Vecchio intanto vanno avanti con il loro progetto che passa attraverso un’offerta pubblica di scambio del Monte dei Paschi su Mediobanca dove hanno posizioni di rilevo: il primo ha l’8% di Piazzetta Cuccia, il secondo una quota che sfiora il 20%. Il progetto concreto lo porta avanti Luigi Lovaglio che vuole aggregare la banca commerciale che guida con un istituto specializzato. Non solo l’offerta su Banca Generali viene giudicata da ambienti vicini a Mps come non «ostativa» della scalata a Mediobanca ma viene anzi ritenuta in grado di «rafforzare il valore industriale» dell’operazione di Mps, che punta a aumentare la sua presenza nel wealth management e valuta «non strategica» e cedibile la quota nel Leone. Lovaglio può contare sul sostegno dei suoi grandi sponsor.
La gestione del risparmi
La gestione del risparmio, in tutte le sue declinazioni — sia per clienti facoltosi sia per le altre fasce di patrimonio — è al centro dell’attenzione di tutti i grandi gruppi finanziari, banche e assicurazioni. Secondo il mercato, il debutto di Unicredit nel capitale del Leone ha anche il risparmio tra le sue motivazioni. E non è da escludere, sempre secondo gli operatori, che anche Intesa Sanpaolo stia seguendo la partita sul Leone che, senza Mediobanca, sarebbe ancora più public company. Secondo l’operazione incardinata da Piazzetta Cuccia, sempre che riceva il via libera del mercato, dopo la complessa Ops su Banca Generali, il Leone si potrebbe ritrovare con azioni proprie pari a circa il 6,5%. Una quota utile in teoria per almeno due motivi. Il vertice della compagnia potrebbe monetizzare quella quota (o scambiarla) per realizzare un’acquisizione per crescere, ma anche per compensare l’apporto di utile operativo che Banca Generali fornisce alla compagnia. Oppure potrebbero cederla a un partner che voglia costruire un percorso industriale a fianco di Generali.
28 aprile 2025
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