
Davvero raro trovare un sequel – reboot che, sulla lunga distanza, risulti meglio dell’originale. Con il tempo il linguaggio cambia, il ritmo accelera e mutano i riferimenti culturali: e comunque rivedere / aggiornare un prodotto che funziona non è facile. Il primo film con il titolo Una pallottola spuntata risale al 1988: era diretto da David Zucker che s’ispirò alla serie tv ideata con il fratello Jerry e Jim Abrahams, in pratica il clan di estrosi svitati a cui si deve L’aereo più pazzo del mondo (1980). Sottovalutata all’inizio, la gracile operina divenne uno dei più citati esempi di comicità demenziale: battute sempliciotte, di quelle che si direbbero da prima elementare, tanto stupide in sé da diventare surreali. Il protagonista era, allora, il goffo tenente di polizia Frank Drebin, interpretato dal canadese Leslie Nielsen, un divo slapstick, scomparso nel 2010. Con lui, una riverita squadra di attori comprendente Priscilla Presley, Ricardo Montalban e persino O.J. Simpson.
Successo inaspettato, crescente, travolgente. Che ebbe due sequel: Una pallottola spuntata 2 ½ – L’odore della paura (1991) e Una pallottola spuntata 33 ⅓ – L’insulto finale (1994). Poi trent’anni di silenzio. Nessuno credeva più nel progetto, legato a una formula ritenuta logora, oltre che orfano, a un certo punto, di Nielsen. Insostituibile, si diceva. Invece, ecco la trovata. Il ruolo chiave del detective più sciroccato del mondo viene affidato a un attore imprevedibile: Liam Neeson, vendicatore e giustiziere patentato che nella Pallottola 2025 diventa il figlio di Frank Drebin, anche lui poliziotto ma, come Drebin senior, sempre fuori posto, fuori posizione, fuori di testa. Il roccioso bamboccio ricorda papà, effigiato nella stazione di polizia e, mentre cade una lacrimuccia, rivive con rassegnazione i suoi stessi patemi. Serio, compunto, sciaguratissimo, è una specie di Mr. Magoo con cravatta e distintivo che attraversa le peggio malefatte del crime restando puro, innocente e malaccorto. Ebbene, Neeson azzecca l’interpretazione più empatica, lunare, divertente e divertita della sua lunga carriera da duro severo e rigidissimo. Drebin Jr è un vedovo mal sopportato dai colleghi perché imprevedibile.
In una Los Angeles di diavolacci maldestri, Drebin è edipico, cinico, scarrucolato. Per caso, inciampa in un’indagine ad alto rischio, contro gli affari sporchi del tycoon Richard Cane (Danny Huston), aiutato / ostacolato dalla femme fatale Beth con l’ironia spettinata che potete immaginare (lei è Pamela Anderson, l’ex sexy bagnina di Baywatch appena vista nel più malinconico The Last Showgirl). Il regista e cantautore Akiva Schaffer, 47 anni, membro della band The Lonely Island, vola sulle ali di una sceneggiatura firmata a sei mani con Dan Gregor e Doug Mand. Cristallizza l’eredità del film capostipite, e fa ridere, talvolta davvero di gusto, utilizzando la voce narrante di Neeson per connettere la storia e farla filare, omaggiando il noir Anni Ottanta e alternando farsa e parodia a veri e propri siparietti para televisivi. Alla fine, Una pallottola spuntata 2025 non è solo un divertissement o nostalgia griffata. Racconta – con bizzarria – il rapporto complesso tra padri e figli, cittadini e istituzioni, uomini e donne, bulli e pupe. Una caricatura del crime che prende in giro i supereroi, la ripetitività delle serie tv, il cinema sentimentale con la pistola sulla scrivania. La bella di turno, Pamela Anderson entra come un turbine nella storia e, facendo polpette dello sbadato Drebin-Neeson, gli fornisce una formidabile spalla comica. Ah, la scena più bella sta a metà del film e ha per protagonista un pupazzo di neve. Svalvolatissima, geniale.
UNA PALLOTTOLA SPUNTATA di Akiva Schaffer
(Usa, 2025, durata 85’, Eagle Pictures)
con Liam Neeson, Pamela Anderson, Kevin Durand, Paul Walter Hauser, Danny Huston
Giudizio: 3+
Nelle sale